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Sarà una serata lunga all’Init, avevate dubbi? Noi no considerando le ormai epiche avventure a cui il club romano ci ha abituati nel tempo. Il concerto di stasera prevede i Jaggernaut, un non meglio identificato tizio che assomiglia a Federico Fiumani e i Red Sparowes.
L’uomo anonimo, di cui non ho voluto volontariamente conoscere l’identità, sale sul palco subito dopo i devastanti Juggernaut. Da solo procede per circa quaranta minuti di banjo, travolto dal delay e overdrive, suonato con un archetto, come Jimmy Page ma lontanissimo dal suo stile. Poi afferra una Gibson rossa con la quale costruisce un muro di suono fatto di loop-station e distorsioni varie. Con il passare dei minuti molte persone, a me vicine, si domandano, disperatamente, chi diavolo sia questo trapanatore di coglioni che suona una potenziale lunghissima versione che potrebbe essere Dazed And Confused.
Superata l’empasse le montagne di amplificatori vengono accese per l’arrivo della superband Red Sparowes, pronta a presentare il nuovo lavoro, uscito da alcuni mesi. Sono in cinque sul palco con tre chitarre in avanti, compresa quella di Bryant Clifford Meyer degli ormai andati Isis, e un basso mammut alle cui corde sono incollate le dita di Greg Burns. Sul palco temono pochi rivali, senza la voce che ne disturbi il percorso la loro musica viaggia su livelli davvero molto alti. Hanno gusto i ragazzi e lo sfruttano per lunghe composizioni che trovano la via d’uscita in potenti deflagrazioni. Il materiale usato va dal passato da Buildings Began To Stretch Wide Across The Sky And The Air Filled With A Reddish Glow, a Illusions Of Order ultimo parto della band. I quattro strumenti a corde s’incontrano, all’unisono, in deraglianti riff aperti, sconquassati da distorsioni violente. Il concerto dura un’ora e quarto, gli otto brani, di grana cinematica, ci conducono verso sentieri fumosi e intro ambient, prodotte dal Mac di Meyer. David Clifford si occupa delle pelli con accelerazioni brucianti, alternate a momenti lenti e maestosi. Si passa a The Great Leap Forward Poured Down Upon Us One Day Like A Mighty Storm Suddenly And Furiously Blinding Our Senses, fatta di chitarre lap-steel che sfociano nell’ossessiva Like The Howling Glory Of The Darkest Winds, This Voice Was Thunderous And The Words Holy, Tangling Their Way Around Our Hearts And Clutching Our Innocent Awe. Concludono i due bis A Swarm e As Each End Looms And Subsides, sublime cavalcata infernale che sigilla una serata che nessuno dimenticherà.
Ci si potrebbe chiedere se la formula, ormai ben chiara, sia arrivata al capolinea, l’unica risposta valida è rintracciabile nei loro live. Finché l’energia contenuta su disco sarà scagliata con tale veemenza i Red Sparowes troveranno sempre un posto libero sul nostro carro.
Articolo del
27/10/2010 -
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