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A tu per tu con Glen Matlock, 54 anni, bassista, ex Sex Pistols, ex Rich Kids, ex Iggy Pop Band, reclutato recentemente anche dai Faces di Ron Wood, che si sono appena riformati. E’ appena arrivato a Roma da Milano in una giornata decisamente autunnale, ma ha molta voglia di esibirsi anche qui. E’ alla sua terza data con i suoi Philistines, la band con cui ha registrato Born Running un disco appena uscito, che rinnova l’autenticità ed il valore di uno fra i più rispettati musicisti inglesi, che spesso non riceve dai mass media l’attenzione che merita.
Glen è in grande forma, non beve più, si intrattiene volentieri a parlare prima del concerto, mi presenta i suoi nuovi musicisti, il bravissimo Jim Lowe, ex Stereophonics, al basso, Javier Weyler, ex Stereophonics anche lui, alla batteria, e James Stevenson, ex The Alarm, alla chitarra solista. Mi ricordavo di James, lo avevo conosciuto al Rock City di Nottingham, insieme a Mike Peters, prima di un concerto degli Alarm. Adesso è di nuovo sulla scena, pronto a mettere la sua chitarra al servizio delle vecchie e nuove composizioni di Glen Matlock, una icona Punk, che però giustamente nei Philistines abbandona il basso e sceglie di suonare la seconda chitarra e di esibirsi come front man. Chiedo a Glen se è vero che anche i Sex Pistols sono pronti per una nuova reunion, ma lui ancora non ne sa niente, anche se i contatti con Steve Jones e Paul Cook sono frequenti. Bisogna vedere quanto durerà ancora l’esperienza di John Lydon con la nuova formazione dei P.I.L. Si tratta solo di aspettare ancora un po’.
Non c’è molta gente, condizioni climatiche infami e il calcio in tv tengono lontano il grande pubblico. C’è pero lo zoccolo duro del Punk 77, amici che ritrovo sotto le sferzate delle chitarre dei Philistines, in quell’orgia di rock and roll dilaniato, melodico e veloce che è da sempre il marchio di fabbrica di Glen Matlock, autore di alcuni fra i brani più famosi dei Sex Pistols. Si parte subito alla grande con Rattle Your Cage e con Somewhere Somehow, quest’ultimo brano tratto dal nuovo album. La sezione ritmica è puntuale e quanto mai serrata, il suono della chitarra di Stevenson invece non risalta a dovere (ma hanno effettuato il soundcheck? Credo proprio di no). Le canzoni però sono davvero straordinarie, le note di Trouble, di Burning Sounds e di Get What We Get eccitano l’ambiente, ma l’esplosione vera arriva con Stepping Stone, un vecchio brano dei Sex Pistols che ci permette di ritornare all’atmosfera calda e ribelle di quei giorni. Glen invita il pubblico a cantare in coro con lui su Yeah Right un brano dalla struttura melodica forse un po’ troppo semplice, ma sicuramente di grande effetto dal vivo. La band è già affiatata e si comporta molto bene anche su Electricity, What An Idiot e Way To Go, ma l’attesa di tutti è per il finale, perché ci attendiamo il momento topico, quello della verità, quello del benessere assoluto, quello di Pretty Vacant che finalmente arriva, roca e belligerante, autolesionista ed urlata come si conviene: siamo tutti stupidi, siamo tutti cretini “we are pretty vacant” e voliamo in alto in preda ad una straordinaria ebbrezza fino alla ricaduta pesante , quella su una sedia resa instabile dalla pioggia, che frana con me, nel fragore di una risata Punk !!!!!
SET LIST:
Rattle Your Cage Somewhere Somehow Time Bomb Hard Work Trouble Burning Sounds Get What We Get What an Idiot Something Tells Me Stepping Stone Nowheresville Yeah Right! Way To Go Electricity Rock Chick On Something
Encore
Pretty Vacant Born Running
(La foto di Glen Matlock alll'Init è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
08/11/2010 -
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