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Scott Matthew potrà non essere particolarmente originale, ma ha qualcosa che altri non hanno: una sensibilità non comune e una gran bella voce. Dopo due dischi solisti entrambi di ottima qualità (e con un terzo, ci rivela durante il concerto, la cui uscita è prevista per la primavera del prossimo anno), l'australiano ormai americano onorario si presenta stasera al Circolo insieme a Spencer Corbin per eseguire i brani del progetto Elva Snow, concepito in coppia e risalente ormai a diversi anni fa. Ai due si affianca Sam Taylor, violoncellista abituale della backing band di Matthew.
In platea vengono anche poste delle sedie per l'occasione per favorire un'atmosfera più raccolta. I diversi brani del progetto che si susseguono hanno più di un punto in comune con il repertorio solista del musicista: anzi, si può quasi dire che, se avesse presentato i brani come propri, nessuno avrebbe poi colto chissà quale differenza. La cosa non ci dispiace, e ci godiamo le melodie ora malinconiche, ora struggenti, ora piacevolmente leggere che l'australiano ci sa regalare, dividendosi tra chitarra e ukulele e supportato dal violoncello e dalle tastiere dei compagni, che occasionalmente si spostano anch'essi alle quattro corde. Durante il concerto, non mancano graditi ripescaggi dal repertorio solista di Matthew: in particolare, trovano posto Little Bird e In The End dal primo album omonimo; Community e la splendida White Horse dal secondo. Tutti i pezzi vengono necessariamente riarrangiati ed eseguiti in modo un po' diverso dagli originali, ma pur sempre toccante. In occasione dell'annuncio di White Horse, alcuni tra il pubblico sembrano emettere una specie di nitrito, al quale Matthew non rimane indifferente e se la ride, anche al punto di avere problemi a iniziare il pezzo. Purtroppo, durante la sua esecuzione, in cui primeggiano i sussurri e i toni languidi e ricchi di pathos (ottima esecuzione, eccezion fatta per il primo White Horse, un po' incerto), proprio nel momento di silenzio nel passaggio tra ritornello e strofa, segna la Roma, impegnata nell'anticipo contro la Juve. Incantesimo che si spezza per un attimo ma non crea disturbi: anzi, è più il pubblico a lamentare l'accaduto piuttosto che i musicisti, che non si scompongono minimamente. Durante le encores, Matthew annuncia l'esecuzione di due inediti del terzo disco, in uno dei quali viene accompagnato al canto dall'amico Taylor, che dimostra anche di possedere un timbro vocale all'altezza e complementare a quello di Matthew. Poco più di un'ora di un concerto delicato ed emotivo, come sempre.
A seguire, a pochi minuti dalla fine della partita, l'avvicendamento con i nostri Virginiana Miller. Il debutto è di quelli che non lasciano indifferenti, soprattutto i numerosi fan accorsi. La band attacca con un primo pezzo che, al principio, non riconosco. Il cantante si presenta con una corona cinta da piume di pavone in testa e canta in inglese. Prima che arrivino al ritornello, non riesco ad accorgermi che si tratta di Telephone di Lady Gaga. Da una parte e dall'altra, si vedono volti sorpresi, basiti, sconvolti o divertiti. Idea carina, per un gruppo autore di un onesto pop/rock con testi abbastanza ben scritti. Patiscono forse una certa ripetitività nelle strutture armoniche e ritmiche, che tendono ad essere un po' uguali a sé stesse. Presentano il loro nuovo disco e, tra i pochi brani loro che conosco, eseguono Uri Geller, tra le encores. A volte mi ricordano, per certe sonorità e alcune inflessioni vocali, gli americani The National. Un plauso al cantante, vero valore aggiunto del gruppo e capace di mantenere alta l'attenzione, nonostante le scarse variazioni tra i brani. E un plauso anche al suo coraggio: è rimasto durante tutto il concerto con una giacca di pelle addosso e, chi conosce bene il Circolo, sa cosa vuol dire. Sostenuto da un folto gruppo di fan, il gruppo ringrazia sentitamente, dopo esser rimasto sul palco per poco più di un'ora.
Serata ben equilibrata e con emozioni per tutti, dagli spiriti malinconici e decadenti da una parte a quelli dal piglio più deciso ed esuberante dall'altra.
Articolo del
16/11/2010 -
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