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C'è un aria diversa stasera all'Alcatraz, quella delle grandi serate, quella che trascina l'hype di un concerto a livelli di tutto esaurito sia economico che emotivo per tutti i partecipanti dell'evento. I National, band di Cincinnati attiva dalla fine degli anni Novanta, hanno ormai sfondato la cortina dell'indie in senso stretto. Per dirla tutta, tre anni fa gli stessi hanno suonato al MusicDrome davanti a trecento persone che conoscevano a memoria le loro canzoni e le cantavano a squarciagola. L'umiltà, la sincerità in quello che scrivevano, eseguivano e cantavano era trasmessa attraverso la voce mostruosa di Matt Berninger senza filtro alcuno, direttamente nei cuori di chi li ascoltava, trovando nello spettatore l'affetto verso cinque ragazzi in camicia di flanella, che a fine set smontavano loro stessi il palco, trovando anche il tempo per qualche chiacchiera con i loro fans. Lì c'era un'aria di casa, di amicizia, di complicità con quel manipolo di musicisti che ha dato alle stampe due tra i più bei dischi del decennio, Alligator e The Boxer.
Il ricordo di quella magnifica serata però rimarrà solo una fotografia sbiadita, lasciando quell'amaro in bocca tipico di chi cerca di ripetere a tavolino un'emozione. Così si sente chi ha seguito le uscite discografiche della band americana, quasi tradito dai valori che una volta trasmettevano.
Il tour mondiale di supporto a High Violet è un successo annunciato dopo l'ottima risposta della critica al loro ultimo lavoro, e infatti le parole sold out compaiono accanto ad ogni data della band. Con i gemelli Dressner impegnati socialmente contro l'Aids nel progetto benefico Dark Was The Night, e il loro cavallo di battaglia Mr. November prestato alla campagna elettorale di Barack Obama, i National sono entrati nel carniere delle personalità. Fin dal loro ingresso infatti sembrano diversi: Berninger in completo firmato nero, Bryce e Aaron Dressner in giacca e camicia alla destra e sinistra del baritono prestato al rock dominano la scena. Diversi metri dietro, solo i fratelli Davenport alla seconda chitarra e batteria portano ancora un camicione a quadrettoni.
Sensazione azzeccata, perchè anche il suono della band appare trasformato in questa seconda uscita italiana, molto più cattivo, distorto e riverberato rispetto al disco, con il frontman che si lancia spesso in urla ogni tanto fuori luogo per il pathos della canzone. E anche la tecnica ogni tanto lascia a desiderare, Fake Empire è presa decisamente troppo bassa da Berninger, i fiati a supporto del gruppo sbagliano un paio di attacchi (clamoroso quello in Mistaken for Strangers), e il siparietto di Conversation 16 è tragicomico: ad una presa sbagliata del cantante, tutto il complesso si ferma quasi sgonfiato, iniziando uno scambio di battute incomprensibili e con gaudiose risate, alla faccia del professionismo.
Ci si è messo pure il pubblico, rimbrottato da Bryce con un laconico “Però! Siete educati per essere tremila!”, poco incline al lasciarsi andare, che è venuto per sentire solo High Violet, e che risponde freddamente ai pezzi degli album precedenti, tranne ovviamente Fake Empire e Mr. November, hit di punta e politicamente impegnate dei newyorkesi di adozione. Un'ora e mezza di concerto scivola via fra canzoni memorabili vecchie e nuove, come Afraid Of Everyone, Slow Show, Daughters Of The Soho Riot, Squalor Victoria e Abel, in un giusto mix per accontentare tutti i fans, anche se non gli perdoniamo l'assenza di Lit Up, Looking For Astronauts, Karen e Ada, pezzi storici della formazione americana.
Neanche l'ultimo tentativo di Berninger di imbonirsi il pubblico, cantando Terrible Love nel mezzo della platea ci fa cambiare idea della dimensione dell'evento. Un concerto che avrà di sicuro soddisfatto chi li ha visti per la prima volta, in quanto il materiale portato in giro per il mondo è di ottima fattura, ma per chi li segue da tanto si è trattato di una mezza delusione, perchè di fronte al (meritato) successo hanno stravolto la loro identità live da gruppo meraviglioso per modi, capacità esecutiva e semplicità in qualcosa che non gli appartiene.
SETLIST:
Runaway Anyone's Ghost Mistaken For Strangers Blood Buzz Ohio Slow Show Squalor Victoria Afraid Of Everyone Conversation 16 Sorrow Apartment Story Abel Daughters Of The Soho Riot England Fake Empire
Lucky You Mr November Terrible Love
Articolo del
20/11/2010 -
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