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Partire per Reggio Calabria dopo tre notti insonni e percorrere 150 km sull’A3, che definire un cantiere a cielo aperto è puro eufemismo, per seguire una delle date calabresi dei Fuzztones può sembrare una follia, e di fatto lo è. Ma rivedere il ghigno malvagio di Rudi, dopo 15 anni, non ha veramente prezzo.
Sembrava impensabile riuscire a ritrovarli dopo tanti anni, ma Protrudi è on the road again con l’ossuta creatura che li ha resi una band cult assoluta. L’Unpop, decentrato rispetto alla città, appare quasi vuoto intorno alle 22.30 ma nel giro di un’ora tutto sembra procedere per il meglio. La sala si riempie ma alle 23.00 la band di supporto deve ancora salire sul palco. I My Friends Are All Dead sono un gruppo reggino che suona un rock and roll innocuo. Il cantante prova di tutto per scuotere il pubblico bestemmiando, senza classe per altro, e mandando affanculo un po’ di gente a destra e a manca. Sinceramente non risulta simpatico manco per il cazzo, anzi affonda la band in inutili banalità.
All’una e, dopo il recupero del chitarrista dei Fuzztones che si era perso a Reggio Catona, ecco la bestia americana on stage. Le cose per Rudi non sono cambiate molto dall’ultima volta che l’abbiamo visto: capelli neri e stivali, occhiali da sole impenetrabili, necklace fatto d’ossa (vere??) e guanti di pelle. La band invece è totalmente rinnovata, manca anche Jake Cavaliere alle tastiere, e si sente. La sezione ritmica, a cura del potente Keko Sauro, incrocia le chitarre che, quando non sono affette da seri problemi tecnici risolti a metà concerto, farebbero muovere il culo anche ai morti. Fuoco alle polveri con 1-2-5 e da lì una serie di classici con Rudi impegnato a gigioneggiare con il microfono, mentre si distende, bello e pericoloso come un animale in gabbia, lasciandosi fotografare. In sala si balla, fiottano le richieste mentre Rudi in una pausa ci dice che il suo nuovo cd è le ad attenderci. Poi si riparte con Ward 81 e le tastiere di Lana Loveland (ma sarà un nome vero?) la fanno da padrone. Intanto l’atmosfera si fa calda e quando arriva She’s Wicked il pubblico perde ogni pudore scatenandosi in un pogo selvaggio. Bad News Travel Fast è seguita dall’incontenibile furia di Cinderella. Al primo break è l’una e mezza passata, siamo rimasti venti persone non paghe del rockabilly, ricco di fuzz e tremolo, mutuato dalle formazioni anni ‘50 ingabbiate in quel leggendario Nuggets. Qualche spruzzata di Doors qua e là e Rudi, vessato dai problemi alla sua pedaliera, ci invita a ballare ancora mentre si riparte sulle note dell’immarcescibile Strychnine, ariete con cui i Fuzztones hanno sfondato il cuore di tutti. Alle due e una manciata di minuti i “nostri” scendono sorridenti dal palco, ma non è ancora finita perché dopo urla selvagge rieccoli per un brano lungo, e psichedelico, ricco di saliscendi emotivi che proprio non ci aspettavamo e che innalza ulteriormente il valore della band e di uno show adrenalinico.
Some folks like water, some folks like wine, oh oh we like the taste of sweet Fuzztones!!
Articolo del
22/11/2010 -
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