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Quando lessi che i riformati Swans di Michael Gira sarebbero approdati il 5 dicembre a Roma, al Circolo degli Artisti, accantonai immediatamente l’idea di vedermi i Deftones per godermi un po’ di sano rumore. Michael Gira è tornato in gran forma proprio quest’anno riformando una band che ha fatto veramente la storia della musica, e in particolare di quella No Wave nichilista che negli anni ’80 a New York ebbe il suo momento d’oro. La line-up, che nel periodo di vita della band (dal 1982 al 1997) è sempre stata in continuo cambiamento, oggi vede il componente storico Norman Westberg assieme ad alcuni Angels Of Light (band di Gira che formò dopo i vecchi Swans), Christoph Hahn, Phil Puleo e Thor Harris, il bassista Chris Pravdica e naturalmente il leader indiscusso.
L’ultimo album dal titolo My Father Will Guide Me Up A Rope To The Sky, è secondo il sottoscritto una delle cose più interessanti uscite quest’anno. Sebbene molto diverso dai lontani lavori della band, segna un ritorno in grande stile. Psichedelia, noise, folk, distorsioni possenti, ritmi tribali e atmosfere metropolitane: c’è tutto questo in una manciata di pezzi (8 per la precisione), molti dei quali saranno in scaletta durante l’immensa esibizione.
Durante i preparativi faccio un salto al banchetto del merchandising e noto che c’è veramente tanta roba: molti dischi dell’ampia discografia degli Swans, magliette, poster firmati, vinili, e, sparsi qua e là, dei fogli plastificati che avvisano in inglese della disponibilità di Gira a fine concerto per la “personalizzazione” di ogni oggetto comprato. Gli stessi fogli plastificati, simili a delle schede, li vedrò poco dopo sul palco ordinati metodicamente su di un leggio: probabilmente i testi delle musiche di Gira & Co.
Dentro la sala si sta riempiendo pian piano e io, dopo aver trovato una giusta postazione, attendo la conclusione del lavoro dei fonici. Ma tutto sembra già pronto, gli strumenti già posizionati e nessuno ad accordare o testare i microfoni. Vedo sul palco delle slide guitar, ampli Orange, due batterie, un Gong, uno xilofono e uno strano oggetto metallico molto grande. Improvvisamente un tizio con i baffi e i capelli bianchi (Christoph Hahn) da una “pizzicata” alle slide guitar, imposta quei due pedali che ha e torna dietro le quinte. Per molti minuti quindi il solo suono continuo di quella chitarra in orizzontale ha coperto tutto il chiacchiericcio della sala, che ancora non si era accorta dell’inizio del concerto. Il secondo ad entrare senza dare nell’occhio è Phil Puleo, che dietro alla batteria ha evidentemente un secondo xilofono che egli comincia a suonare con le bacchette tenendo da solo il ritmo per infiniti minuti. Poi è la volta del mitico “addetto ai martelli” Thor che con la sua chioma bionda afferra i suoi piccoli oggetti per percuotere il misterioso oggetto metallico. A questo punto capisco che si tratta dell’intro di No Words/No Thoughts dall’ultimo disco: un brano che dura 9 minuti ma che dal vivo è stato allungato per tutta la prima mezz’ora di esibizione. Infatti passa più di un quarto d’ora perché si aggiunga ai due sul palco il bassista Pravdica che comincia a dare corposità a quei suoni che, incrociati tra loro, sembravano migliaia di campane. Gli ultimi ad entrare sono i chitarristi, ovvero Westberg con la sua Telecaster, Gira e la sua Gibson e Hahn alle slide guitar: il brano parte e procede in un crescendo allucinatorio, ipnotico, per esplodere grazie alle distorsioni estreme degli strumenti a corda che seguono le ritmiche macchinose, industriali rese dalla batteria di Puleo e sottolineate magistralmente dalle aggiunte di Thor. Il resto è un’esperienza continua dalla quale non è facile carpire i vari brani proposti. Ma Gira è scatenato, sembra in trance: sembra avere la stessa funzione del direttore d’orchestra con i suoi musicisti. Ai lati destro e sinistro, come protesi delle sue braccia ci sono i due veterani delle sei corde. Entrambi masticano chewing gum come non vedevo fare da tempo. Man mano che la musica procede quest’immagine, questo movimento mi prendono a tal punto da non riuscire a capire se quel masticare con furore non sia un parlarsi tra loro o un crescere dell’eccitazione: chiaro no? Gli Swans sono anche questo. E intanto Gira sputa in aria e si rivolge a Gesù Cristo, poi si batte le mani sul culo. Si alternano momenti pacati a esplosioni di rumore, momenti in cui sono tutti immobili rivolti verso il pubblico mentre Gira sussurra strani suoni con la bocca.
Quando tutto si conclude vedo uscire dalla sala facce note: l’evento era da non perdere. E tra gli altri vedo anche gli A Place To Bury Strangers, che due giorni prima si erano esibiti al Black Out dove hanno subito il furto del loro furgone.
SETLIST:
No Words/ NoThoughts Your Property Sex God Sex Jim I Crawled Avatar Eden Prison
(Si ringrazia Giancarlo De Chirico per la setlist del concerto)
Articolo del
10/12/2010 -
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