|
A pochi giorni dall’uscita di Wow i Verdena sbarcano a Roma per due date consecutive, sold-out già da tempo. Scarto velocemente qualche anima disperata alla ricerca di qualche biglietto di straforo e, superato il blocco, mi avvicino all’entrata. La sala rumoreggia, riempita fino all’ultimo angolo nascosto, decido di defilarmi e guardare il concerto da un’altra angolazione, vicino al banchetto del merchandise.
I quattro aprono le danze con il nuovo materiale, Scegli me, È solo lunedì e Nuova luce, con la fretta di chi ha qualcosa da dire che gli pesa sulla coscienza. All’inizio la band incassa bene l’applauso tiepido del pubblico ma le incessanti richieste, legate al vecchio materiale, infastidiscono non poco Alberto che verso la fine, in Don Callisto, si lascia scappare un commento acido: “Vediamo se vi strappiamo un applauso almeno con questa”. Chi era venuto, con un casco di protezione, anelando una partenza a propulsione nucleare si è ritrovato invece di fronte ad una partenza blanda, da bradipo sotto LSD. Per ascoltare quella rabbia corrosiva, che li ha resi famosi, bisogna aspettare Muori Delay, il suo riff semplice e diretto risveglia il pubblico dal coma psicotropo scatenando una bolgia fatta di urla, applausi e fischi. Il nuovo che avanza “perde” terreno a discapito del vecchio, nonostante il sound sia meno pettinanto e più sozzo dal vivo il songwriting non morde come dovrebbe, zoppica e, ahinoi, annoia. Intanto Alberto si alterna fra chitarra e synth dimostrando versatilità e potenza. Più statica, ma regina del palco, sembra Roberta che si limita a seguire linee melodiche semplici, anche se efficaci. Impossibile parlar male dell’uomo arroccato dietro le pelli, motore propulsivo senza il quale stasera avremmo assistito ad un disastro. Cambi ritmici, forza e generosità fanno il suo invidiabile drumming, davvero impeccabile. Intanto arriva Canos, cantata da tutti nel ritornello, e per la seconda ondata emozionale bisogna attendere l’acm(n)e a Eugenio e 17 Tir nel cortile. Dopo la prevedibile uscita dal palco arrivano alcuni bis, ma il meglio è già andato, molti sono fuori a fumare e a scambiarsi idee dubbiose sull’esibizione.
I Verdena risultano una macchina modificata dal tempo, quasi fredda e distaccata. A causa della fase di rodaggio e per la dilatazione dei nuovi brani lo show non è completamente decollato; il golden core rimane imprigionato nell’ultimo Requiem, punta di diamante della loro discografia.
P.S. Vi state chiedendo se hanno suonato il singolo? La risposta è sì, Razzi Arpia Inferno e Fiamme viene accolta da un boato, trattamento riservato anche a Medea Blues in cui Alberto passa al basso e Roberta ai synth.
(La foto dei Verdena dal vivo è di Roberto Panucci)
Articolo del
01/02/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|