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O lo ami o lo odi. D’altro canto non è uno da mezze misure lui. Dall’età di 6 anni si avvicina alla musica imparando a suonare la chitarra per passare poi a scoprire tanti altri strumenti. In Morgan, nella sua lucida follia, si sente l’urgenza e la gioia dell’espressione artistica. I suoi testi, le sue canzoni sono liriche di un fiume comunicativo in piena: tutto in lui parte da un’interiorità fluida sempre in fermento. Non sopporta l’immobilità delle cose, l’appiattimento, la resa. E’ un folletto che si muove nello spazio della musica spinto da potenti sollecitazioni interiori che seguono linee imperscrutabili e mettono insieme atmosfere visionarie sottoforma di poesia inattesa. Il senso della musica di Morgan è l’espressione, la comunicazione, la gioia di raccontare se stesso o la Vita, in tutte le sue forme, con tutti i mezzi che ha a disposizione o che scopre; è la vita stessa di cui si nutre, senza reticenze, ne tabù, per assaporarne ogni aspetto, nel bene e nel male. Per contenuti e formule musicali Morgan offre una delle proposte più innovative della musica italiana.
Ogni concerto è una sorpresa in fieri, un vero e proprio show, anzi un happening. Leggi sulla locandina ‘Concerto per piano I-Pad’, e già quest’ultimo ti spiazza, e ti ritrovi in un circo, deve non resta che abbandonarsi ai colori, alle visioni, alle melodie, alle alchimie musicali che il funambolo Morgan traccia sospeso tra la musica. Quasi tre ore di concerto assieme ai Versus che fanno da supporter. Dopo mezz’ora della loro musica psichedelica entra tra una nuvola di fumo il dandy di Milano. Aria beffarda, basso al collo, sigaretta in bocca e via. Di lì in poi tutto un crescendo di canzoni e generi musicali. Pochissimi i suoi successi tra i quali Ho deciso di perdermi nel mondo. Propone incredibili rivisitazioni tutte legate dal sottile filo della sua interpretazione poetica e della sua vastissima cultura musicale: Vivisunamela dei BluVertigo, A Day In The Life dei Beatles, Suspicious Minds di Elvis Presley, Starman e Fame di David Bowie, La colomba di Nilla Pizzi nella versione in inglese di Tenco, Pippo non lo sa di Rita Pavone, cover dei Doors e di Umberto Bindi. Tutto condito, senza artificio o sterili virtuosismi, da contaminazioni che vanno dal funk, alla disco, all’electro fino allo swing. Tra l’una e l’altra non mancano improvvisazioni di battute, interruzioni, confessioni e scambi con il pubblico. Allo stesso modo in cui passa da una canzone all’altra con naturalezza , cambia strumenti suonando l’ukulele, la chitarra acustica, percussioni varie, la melodica, l’organo, il nuovo arrivato Ipad (preceduto da altri 6 ormai ‘defunti’), ovviamente il piano e il basso elettrico che suona contemporaneamente, uno con una mano e l’latro con l’altra.
Dal pubblico arrivano di frequente apprezzamenti e battute che il milanese non disdegna e coglie al volo per intavolare altri discorsi e da agganciarsi a nuove canzoni. Finché qualcuno invita ‘Ragazze e ragazzi in sala, alziamoci tutti per Morgan’. Tutti sotto al palco a saltare. E con i Versus parte Another Brick in the Wall e si prosegue verso la chiusura con un omaggio dei Pink Floyd. Davvero un genio musicale.
Articolo del
16/02/2011 -
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