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“Tu, che cosa stai facendo nella vita?”, “Io? Io sto ascoltando dei dischi”. Se in Italia citi Maurizio Blatto è per raccontare di un critico musicale di quelli giusti che ha sfumato una carriera da avvocato per dividersi tra la carta stampata e quella edita e ri-ordinata degli scaffali di Backdoor, storico negozio di dischi fondato a Torino con un amico-collega, il temuto e rispettato Signor Franco. Anche lui tendenzialmente recidivo, almeno quanto i vinili sospesi a recuperar tempo tra le puntine della gommalacca e il ‘Baffino dell’hi-fi’ impiantati intorno all’attività taumaturga di tipo musico-sanitario.
Loro sanno tutto, ma proprio tutto e non solo di audio ma pure di ascolto. Perché “tutti hanno bisogno di ascoltare, ma quasi tutti hanno in egual misura desiderio di essere ascoltati”. Garantisce Blatto che riprende gli aneddoti migliori del suo primo (e speriamo non ultimo) libro, L’ultimo disco dei Mohicani. Le avventure extra-ordinarie della ‘professione’ stilano in fila i migliori dettami del musicofilo proverbiale, cioè i dolori del giovane terminale. L’occhio è quello descrittivo e freddo del critico musicale, meglio noto come l’outsider sotto effetto noise, che poi non è solo il singolo dei Ramones, ma è anche un modo accurato per dimostrare Alta Fedeltà (Nick Hornby, ndr) all’incoronamento sovrano del “ce l’ho solo nella versione originale”. Si tratta di un episodio-chiave su cui gli studiosi ancora s’interrogano: avere la versione originale, chiaro, non quella rifatta. È una questione di salute psico-fisica, come quando si procede alla spinatura del legno di larice per dare man forte alla giacenza della propria collezione di vinili.
“Il bancone come lettino psichiatrico, due album dei Sonic Youth equiparati alla maieutica spicciola. Curo con l’intera discografia dei Pavement, o dei Fall se serve una punta di elettroshock. Un lavoro socialmente utile”. Ironia, partecipazione, gag e sarcasmo. Al Mads non si parla di vita su altri pianeti, ma di People Are Strange, Sborrovich, Renatino Punk, i Massive Attack e la Beissline. Personaggi così eterogenei che si confondono fra l’armatura di degenti e santoni dotati alla pari di un catecumeno sequenziato. Gente in bilico fra l’essere i migliori offerenti o i peggiori acquirenti del confezionamento inedito. Un posto come tanti altri al mondo, ma forse anche no. Perché in Via Pinelli 45 “il lunedi pomeriggio è il più pericoloso di tutti”. Quando il desiderio invincibile di recuperare la propria vita su disco fa uscire orde di abitanti dalla propria tana, spingendoli con affetto e devozione verso la mostruosa risonanza del disco. La fatica e l’angoscia del possedere un sé in miniatura su una lisciatura completamente omogenea, in modi equivalenti ma distinti. Tiger Milk, Belle and Sebastian. It’s a Man’s Man’s Man’s World, James Brown. Born To Fight, Vanadium. How Soon Is Now? The Smiths. Come un virus che ti coglie sulla voce dei ritornelli, restituendoti una lucida e chiara soluzione alla segretezza delle pulsazioni insolite. Ad ognuno la propria risposta. Tanto qui, anche se a livelli differenti, affrontiamo tutti le pene ritmate del Purgatorio umano.
Articolo del
01/04/2011 -
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