Lino Patruno Lino Patruno live @ Casa del Jazz - Roma, 17 aprile 2011 Roma  17/04/2011 di Giuseppe Celano

In questa domenica tipicamente primaverile la Casa del Jazz festeggia il suo sesto compleanno con una serie di concerti all’aperto e brunch con degustazioni gratuite. Immersi fra bambini in festa, danzatori, gente di spettacolo e nella stupenda location i musicisti si sono alternati sul palco dalle 12 con Danilo Rea, uno dei pianisti più talentuosi a livello internazionale, Stefano Pagni al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria.

Dopo qualche ora, giusto il tempo di rifocillarsi e rilassarsi al sole, ecco il momento più atteso della giornata: il patron Lino Patruno e la sua orchestra, con la quale da anni ogni lunedì intrattiene gli astanti dell’Alexander Platz, guadagnano il palco.
Sono in nove, tutti rigorosamente in nero, il repertorio di Lino sceglie quel ventennio che va ‘20 ai ‘40 andando a omaggiare mostri sacri come Lester Young e Benny Goodman passando per Louis Prima.
Si opta per il grande jazz che centinaia di volte avrete sentito nelle colonne sonore di un film di Woody Allen o nell’ultimo Morricone. I grandi classici da Memories Of You a I’ll See You In My Dreams e If I Had You sono presentati da Lino che ne svela i particolari attingendo da aneddoti della sua immensa carriera. Stardust con Elena Paoletti alla voce e Just A Gigolo ripesa in modo eccellente da Gianni Sanjust al clarinetto sono due highlight assoluti della performance.
Non poteva mancare lo standard Bye Bye Blues di Les Paul e Mary Ford e i riferimenti al Ragtime o alla musica Jive.
Poi Patruno ricorda i momenti in cui si poteva ancora fare la Tv raccontando che all’epoca uno di questi signori gli chiese di scendere dal palco con una marcetta, Patruno suggerì When The Saints Go Marching In per tutta risposta ottenne che “Marcellin” sarebbe stata perfetta come scelta!

Tolti i sassolini dalla scarpa il concerto si chiude proprio sulle note di quella marcia che conoscono tutti, ma proprio tutti, tranne quel dirigente di cui non è dato sapere il nome. Il bis finale, a briglie sciolte, diventa una suite di dieci minuti infuocati in cui la band si lancia in acrobazie ritmiche, avvitamenti sul pentagramma e tanta allegria per una festa con i fiocchi.
Lunga vita a Lino e al (Casa del) Jazz!