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In diciannove anni, dai loro esordi sui piccoli polverosi palchi di Livorno, fino ad oggi, gli Ottavo Padiglione sono passati attraverso esperienze, e quindi epoche, differenti: l’esordio nel 1993 con l’album Ottavo Padiglione, prodotto da quel Pirelli che all’epoca lavorava coi fiorentini Litfiba, e le 30.000 copie vendute, permettono alla band di Bobo Rondelli di passare i confini toscani e di sbirciare sensazioni e reazioni del pubblico italiano nei confronti di brani come Ho picchiato la testa, Gigi balla e Casa del popolo; il passaggio alla Universal, che frutterà nel 1995 l’album Fuori Posto, al quale seguirà quattro anni dopo Onde Reggae, prodotto dal geniale Dennis Bovell, non riesce a replicare il successo dell’album di debutto, ma conferma la vena poetica e sarcastica degli Ottavo e della loro voce; la collaborazione con Mauro Pagani e con la Dischi Ricordi, invece, morirà nelle sue primissime fasi, e dopo Figlio del Nulla, album realizzato nel 2001 e che conclude il percorso della band, Bobo Rondelli avvierà un cammino da solista.
La band, quindi, in meno di dieci anni di attività realizza quattro album e brani che riescono a dar voce, di volta in volta, a poeti, disperati, sbandati, e più in generale a tutti coloro i quali si senton parte, per scelta o contingenza, di una qualsiasi minoranza. Oggi, che Rondelli prosegue la sua carriera solista e che gli album originali degli Ottavo son diventati cimeli per cultori, la band si riunisce per un’unica data all’anno, organizzata solitamente nel periodo natalizio al The Cage di Livorno; saltato a piè pari il consueto appuntamento con il dicembre 2010, gli Ottavo si sono riuniti per il CageChristmas - Scusate il ritardo nella serata del 24 aprile, regalando ai presenti una delle migliori esibizioni di Rondelli e dei suoi musicisti. Sul palco, gli Ottavo sottolineano l’anima rock'n’roll del loro cantante, forse lasciata eccessivamente in sordina nel pur ottimo Per amor del cielo, ultimo introspettivo lavoro solista di Bobo; e rock è la veste che, sul palcoscenico del The Cage, i musicisti tessono intorno ai brani storici degli Ottavo Padiglione, magistralmente interpretati e, non di rado, re-interpretati in un processo di destrutturazione sapiente e consapevole. Rondelli, che è cresciuto nutrendosi dei power chords dei Ramones e degli istinti del rock'n’roll nero anni ’50, si gioca in casa le sue carte migliori: oltre ai suoi brani (per citarne alcuni: Domani mi sparo, Tutti gay, Hawaii da Shangai, Preghiera, Gimme Money), si esalta rivisitando Johnny Cash, Hendrix, i Creedence Clearwater Revival, terminando con la beatlesiana All You Need Is Love che tanto sa, per Bobo, di modus vivendi.
La band sembra voler rendere onore ai livornesi, che di fatto invadono il The Cage e che, in ogni occasione, non mancano di dimostrare a Rondelli il loro affetto; proprio in questo processo bidirezionale risiede il successo assoluto della serata: nell’amore che Bobo, dal palco, vuol dimostrare alla propria città; nell’amore che Livorno, in una sorta di abbraccio materno, desidera tributare a colui che degli echi malinconici, innamorati, spietati e goliardici della città è la più affidabile voce.
Articolo del
26/04/2011 -
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