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Musica nuda, spogliata di ogni strumento e orpello per andare all’essenza. Solo il testo con le parole, la melodia con la voce e il contrabbasso che si fa ritmico ed armonico. Un progetto nato otto anni fa dal fortunato incontro artistico di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti che sono molto più di un duo. Si definiscono loro stessi gruppo, e a ragione, perché molti sono gli elementi che fanno del loro progetto un insieme vincente di componenti: un modo di intendere la condivisione professionale e musicale, il silenzio che nasce dagli spazi dalle differenti frequenze tra la voce acuta di lei e i toni gravi del contrabbasso di lui che aprono a nuove dimensioni. E poi il pubblico, altro elemento che prende parte della creazione artistica ad ogni live.
Complici, il nuovo album che stanno portando in tour. E’ il loro modo di condividere la vita artistica con due modi di essere e di vedere il mondo in antitesti, ma che sul palco e con la musica si fondono in un’alchimia meravigliosa che cattura definitivamente. In scena ancor più che in studio, arriva potente l’abilità interpretativa, strumentale e canora dei due artisti che nel panorama italiano rappresentano un’esperienza innovativa ed originale che ridanno alla musica la sua innata versatilità al di dà dei generi di provenienza. Lei, cantante pisana dall’indole frenetica, usa una voce ammaliante con intensità teatrali; lui musicista casertano, serafico e pacato, come argilla nelle sue mani fa diventare il contrabbasso un’opera d’arte ad ogni tocco. Assieme sono strepitosi e dal 2003, quando inizia per gioco il loro viaggio musicale con un disco nato in un sol giorno, continuano a raccogliere consensi sulla scienza nazionale e in tutta Europa. D’altro canto sono entrambi bravissimi: esponendosi al ‘rischio’ di un lavoro per sottrazione, sottolineano grandi talenti personali e notevoli capacità professionali.
Ieri sera al Teatro Nuovo di Verona, come ad ogni concerto, il pubblico ha assaporato la loro naturale disponibilità alla contaminazione, a dispetto della comune provenienza dal mondo classico. E grazie a questa passano senza imbarazzo dalla tradizione operistico-vocale e orchestrale ad atmosfere jazz, rock, punk o della canzone d’autore, senza limiti né preconcetti. Il risultato è sempre allo stesso tempo di altissimo livello e di grande coinvolgimento e sorpresa. Tra i palchetti del teatro all’italiana illuminati da dorati candelabri ottocenteschi, il pubblico in attesa sulle poltroncine in velluto rosso, è già sulla lunghezza d’onda in un silenzio pieno di disponibilità all’ascolto che va oltre alla percezione sensoriale del padiglione uditivo. Calano le luci in sala e scivolano i primi veli musicali. Il repertorio di anno in anno va moltiplicandosi e non presentano più solo cover di grandi pezzi della musica internazionale e italiana. Aprono l’evento veronese presentando i nuovi brani raccolti nel disco, inediti nati da collaborazioni o ricevuti in dono da amici. Sono canzoni come Vado giù di Luigi Salerno, leggera e profonda, Una notte disperata cortometraggio in musica scritto per loro da Pacifico, Lei colorerà scritta anni fa da Spinetti che ha trovato il testo nella collaborazione con Alessio Bonomo e Sentieri, Strade, Saluti, tirata fuori da un vecchio cassetto di Petra per evocare immagini connesse dal labile filo logico del movimento, con un incipit dei Led Zeppelin. Il riff di Mirza di Nino Ferrer, racconta in rock’n’roll anni ’50 la storia (in francese) di un padrone che perde il suo cane e lo cerca con ansiosa frenesia, e diventa cabaret nello scambio di battute tra lei che fa il padrone inviperito e lui che fa il cane non curante e flemmatico. Poi la Magoni inizia una versione accelerata di Bocca di rosa, furiosa come la taranta, con Spinetti che incendia l’archetto del contrabbasso che sembra un torrente impetuoso di primavera, tanto che non è facile riconoscere subito il classico di de Andrè. Al termine uno sketch alla Vianello-Mondaini: «Era veloce... e c'aveva un sacco di parole 'sta canzone!», commenta lei sedendosi sulla sedia; sornione le risponde lui ‘E aveva anche un sacco di note...’ mentre, sedendosi imbraccia l’ingombrante contrabbasso come fosse un basso elettrico. Le luci, sempre su toni che creano un’atmosfera molto intima e fumosa, accompagnano le prime note una Fever molto fedele all'originale, prima che Petra inizi a ricamarci su un ‘Garibaldi fu ferito ad una gamba’, col ritornello ‘Viva!’, invitando così il pubblico divertito a cantare ‘E per l'Italia viva!, per l'Italia dell'Unità’. Intona poi il bellissimo spiritual I Wanna Be Ready, mistico e sensuale, con una voce ricca di armonici che esaltano la composizione, amplificato dall’eco che ripropone i fraseggi vocali in uno stupefacente gioco di effetti sonori. La parte finale si fa surreale, tra acuti irraggiungibili e note profonde del contrabbasso. Senza soluzione di continuità introduce alla minimale e futuristica Mon amour e, dopo un nuovo bellissimo assolo di Ferruccio, Felicità di Lucio Dalla, nel quale si riconoscono le note di Norwegian Wood dei Beatles, mescolate come in un rebus musicale a chissà cos'altro. A sorpresa Petra presenta un duetto con i Sonohra, proponendo un esperimento artistico nato a Malta in occasione del Concerto di Natale dello scorso anno, ‘Siamo due dui sonori, potremmo fare i Sonohra Nudi’. E assieme, tra le risate del pubblico che senza pregiudizi gode anche di questa proposta insolita, suonano una versione blues de Il tempo di morire di Lucio Battisti.
Il tempo scorre veloce, seppur sospeso in una dimensione fuori dall’ordinario, e si va verso la conclusione. Nella parte finale della scaletta i brani che li hanno resi celebri: I Will Survive di Gloria Gaynor in una fusion di discomusic e canto lirico, e Non ho l'età di Gigliola Cinquetti che, nell'anno del RubyGate viene attualizzata nell'ultima strofa con solita irriverente ironia: ‘Se vorrai mandarmi l'autista, magari ti raggiungo ad Arcore’. Chiudono il concerto con l’ouverture della Carmen di Bizet che si mixa con i Beatles e l’inedita Cinema, accompagnata da Ferruccio al pianoforte. Mentre si consultano sui bis per le richieste a valanga dal pubblico, suggeriscono ai presenti di far conoscenza coi vicini di posto: ‘Su Facebook è facile chiedere l’amicizia, dice Petra, provate anche qui… Di dove sei? quanti anni hai?… Una cosa in comune ce l’avete già, visto che siete qui!’ E via di seguito con il Cammello, Guarda che luna, Roxanne...
Il prossimo appuntamento a Verona, con nuove sorprese, è dal 6 al 9 luglio: Petra Magoni e Spinetti saranno al Teatro Romano in Notte di mezza estate diretta da Gioele Dix.
I prossimi concerti: 17 Maggio Germania - Jazz Club - Bayeruschen Hof Munich h.21 20 Maggio Francia - Alfortville - Pole Culturel 01 Giugno Francia - Val del Reuil Festival Jazz 22 Giugno Udine - Udine Jazz 25 Giugno Verbania - Festival della Letteratura 30 Giugno Francia - Thionville - Festival Jazzpote 01 Luglio Francia - Lione - Le Nuits de Fourviere 03 Luglio Francia - Vitrolles - Festival C. Free 15 Luglio Roma - Villa Ada ore 21.00 27 Luglio Milano - Arena ore 21.00 10 Settembre Sassari - Teatro Verdi h.21
Articolo del
06/05/2011 -
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