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"...del resto se sei ancora vivo lo devi quasi tutto alla gente come te." Uno dei punti più alti della sua esibizione all'ex Circolo 5/4 di Messina Appino lo raggiunge con il pezzo di chiusura, ”L'egoista”, giunto al termine di quella che -come ha ribadito più volte- più che un concerto era una terapia. Ma andiamo con ordine. Appino Andrea, nato a Pisa ma residente a Livorno si presenta sul palco circa quaranta minuti dopo la mezzanotte, dopo l'ottima esibizione dei messinesi Sans Papier, sulle scene ormai da diversi anni e con un convincente album di debutto (“Manuale d'uso per giovani inesperti”) rilasciato nel 2010. dopo due EP, un demo e tanta tanta gavetta. Piede destro grancassa, piede sinistro charleston, chitarra tra le mani: lo show comincia con ”Vecchi Senza Esperienza” e ”Vent'anni”, chiaramente in versione "solo"; ma si capisce già dalle prime note che non sarà un semplice concerto, come conferma lo stesso Appino, affermando che quella non è altro che "una terapia", sciorinando -tra un pezzo e l'altro- divertenti momenti di intrattenimento e anche qualche aneddoto personale sul quale torneremo in sèguito. Tra una We Just Wanna Live” e una ”Gente di Merda”, c'è il tempo per qualche constatazione tra il serio e il faceto ("dico cose serie e non mi si ascolta, appena dico che sono ambidestro e che quindi da ragazzo ero indeciso su quale mano usare per le seghe tutti attenti, siamo lo specchio del Paese!") o ancora la presentazione di un amico immaginario, suo supporto durante la terapia; l'amico si chiama Ciampi Piero e viene da Livorno, e Appino lo presenta con uno dei pezzi più conosciuti, ovvero ”Il Vino”, rilasciata nel 1971 ma quantomai adatta per lo spettacolo messo su. Un po' di disappunto fatto trasparire a malincuore per la scarsa affluenza di pubblico (nonostante le serate Rocketta light -con Paolo Mei tra l'altro presente tra il pubblico- e più specificatamente l'organizzazione di Davide Patania a Messina siano garanzia di assoluta qualità) chiude un ”Andate Tutti Affanculo” versione breve, dato che, dice dal palco, "per oggi non ci mando nessuno". Una ”Vana Gloria” eseguita splendidamente apre la strada verso il finale, aperto dalla soddisfazione di una richiesta (“un'eccezione, dato che non le amo; se non vi dovesse piacere, prendetevela con chi me l'ha chiesta”), ovvero uno dei pezzi che più mettono in mostra le qualità del Circo Zen in generale, ma anche del solo Appino, cioè ”Fino a Spaccarti Due o Tre Denti”, eseguita per metà perché al posto della seconda strofa parte ”Figlio di Puttana, il momento in cui la terapia giunge quasi a compimento. La spiegazione di Appino prende in considerazione la sua sfera personale, tant'è che risulta evidentemente scosso al termine del brano; visto con la nuova luce (la prostituta citata nel titolo non è effettivamente la madre, ma la nonna di Appino, costretta per necessità a svolgere il lavoro più antico del mondo nella via parallela a Via del Campo, Via di Prè: i figli -tra cui la madre del cantante- hanno quindi padri diversi; in più il padre di Appino lasciò sua moglie una volta innamoratosi di una prostituta nigeriana) il pezzo assume un significato in parte diverso -soprattutto nella seconda parte (“nella testa di mio padre il tempo ha preso quel che ha dato, così lui ricorda solo d'esser stato innamorato, e all'amore ha dato un peso, un nome un volto ed un colore: nero come l'avvenire, oscuro come un avvocato”)-, ma che cambia poco nell'intensità con cui il frontman degli Zen affronta il tutto, con un trasporto non indifferente che non cambia comunque la sua indole istrionico/malinconica quando afferma che in fondo, ha solo parlato degli affari suoi e che s'è comportato da perfetto egoista; è allora che si alza dal suo sgabello per sedersi sulla grancassa, restando con due strumenti: la chitarra e la sua voce, carica di emozione e forte, più forte dell'applauso convinto dei presenti, ciascuno di essi colpito dal tono assunto dal concerto (o, pardon, dalla terapia). Appino scende dal palco, saluta ancora, e ci diamo appuntamento a Novembre, quando uscirà ”Nati Per Subire”, secondo disco degli Zen Circus interamente in italiano. Tra Piero Ciampi, De André, canzoni dedicate, qualche birra sul groppone e un tale peso emotivo sulle spalle, la terapia si può dire comunque conclusa, nel migliore dei modi. Se ve lo trovaste tra i piedi nella vostra città, passate a salutarlo: gli farà bene, vi farà bene.
Articolo del
08/05/2011 -
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