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Può accadere che una partitura tradizionale di musica classica analogica possa convivere con il linguaggio freddo dell’elettronica digitale? Ad ascoltare il concerto di questa sera, che si è svolto nei giardini dell’Accademia Tedesca di Villa Massimo a Roma, sembra proprio di sì.
L’esibizione di Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai, da Berlino, pioniere della musica elettronica, e di Ryuichi Sakamoto, pianista e compositore giapponese di chiara fama, ha fugato qualsiasi dubbio. Le note del piano si presentano in tutta purezza, quasi distillate all’incontro con i devices della strumentazione elettronica, il suono acustico va a completare l’anima rigida della macchina che, a sua volta, interviene sull’impianto melodico, lo ridefinisce, lo inventa una seconda, una terza volta. I due musicisti presentano dal vivo le composizioni inserite su Summvs, il quinto album di una collaborazione lunga e proficua, che è cominciata nel 2002 con Vrioon, ed è passata attraverso Insen del 2005, Revep del 2006 e _utp del 2008. Dischi che hanno segnato un progressivo avvicinamento fra l’emotività del piano e la razionalità dell’elettronica, fra la musica e il rumore. Il nuovo lavoro, chiamato semplicemente S rappresenta la chiusura di un cerchio, composto da altrettante iniziali, quali “V”, da “I” , da “R” e da “U”, prese dalle iniziali dei titoli degli altri cd, che portano alla codificazione di una parola unica: VIRUS, che riassume l’intero progetto di esplorazione fra spazio acustico ed elettronica, fra melodia creativa e minimalismo. Che cosa fa un virus? Beh, di solito è contagioso, si trasmette, ti prende e non ti lascia facilmente. Stessa cosa per la musicalità azzardata, fortemente sperimentale che è racchiusa nelle composizioni di Summvs, inframezzate da citazioni importanti, quali quelle di Forbidden Colours, il brano che Sakamoto scrisse insieme a David Sylvian, e di By This River, un pezzo memorabile, tratta dalla seconda facciata di Before And After Science, il disco capolavoro di Brian Eno, l’album che portò il rock ad aprire le porte all’elettronica.
La serata è davvero emozionante, ogni nota viene trasformata in suono e visualizzata su uno schermo che riproduce segni geometrici, giochi di luce, e tante piccole folgorazioni visive, sempre diverse. E’ un concerto che ti investe pienamente, che ti conduce per mano verso una fuga dalle categorie, verso quell’Universo sonoro che sperimentò per primo John Cage negli anni Settanta. In passato l’elettronica di Alva Noto si aggiungeva al piano, quasi come se volesse mostrare rispetto, ma anche una certa distanza. Adesso invece siamo in presenza di una assimilazione totale, di una fusione fra due componenti diverse, che mettono da parte le paure, su tutte quella di Alva Noto nei confronti delle tonalità, della melodia. In questo modo Summvs è un disegno musicale unico, che mette insieme arte e scienza, musica classica e minimalismo per arrivare in alcuni momenti ad offrire spunti di musica contemporanea.
Una serata da non dimenticare, che fa passare in secondo piano anche il fatto di aver assistito allo spettacolo in piedi, perché quelli dell’Accademia Tedesca hanno pensato sì ai punti di ristoro, ma non certo alle sedie, forse per consentire a tutti di levarsi da terra seguendo il flusso della musicalità contagiosa di Alva Noto e di Ryuichi Sakamoto...
(La foto di R. Sakamoto dal vivo a Roma è di Nicholas Berardo)
Articolo del
25/05/2011 -
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