Stewart Copeland Stewart Copeland live @ Casa del Jazz – Roma, 24 giugno 2011 Roma  24/06/2011 di Giuseppe Celano

È bene metterlo in chiaro sin da ora: una delle serate di punta di Casa del Jazz, in cui Stewart Copeland doveva fare faville, si è rivelata un vero flop sotto molti punti di vista. Un flop legato non alla risposta del pubblico, fin troppo positiva, ma all’organizzazione dell’evento.

Arrivati in largo anticipo notiamo una fila “creativa” che si modifica in base all’estro della gente, stanca di essere smistata a destra e sinistra da chi dovrebbe far ordine. Pochi minuti dopo le 21.00 è la band capitanata dal figlio di Copeland ad aprire le danze per uno spettacolo potente, dall’impronta nettamente jazzistica. Il trio è uno schiacciasassi, spara proiettili veloci e pesanti per quaranta minuti.
Dopo il cambio palco assistiamo alla presentazione dell’evento, guidata da Gino Castaldo che intervista la star della serata. I minuti passano fra l’esuberanza di Stewart e la lentezza snervante di questo siparietto macchinoso e tanto noioso da costringere il pubblico a rumoreggiare pesantemente affinché si inizi a suonare. Lo stesso batterista capisce che è ora di darci un taglio e passare dietro alle pelli. Da qui in avanti tutto dovrebbe andar per il verso giusto, siamo di fronte a mostri sacri di livelli irraggiungibili vero?
Non proprio, anche lo show della band stenta a decollare, appesantito dai pezzi più difficili dei Police e delle nuove composizioni che spazientiscono gli astanti. Fra i vari ospiti spuntano Niccolo Fabi, che nulla toglie o aggiunge allo spettacolo, e Max Gazzè quasi imbarazzante e incapace di ricordare le parole delle canzoni. L’unico all’altezza della situazione è il buon vecchio John De Leo che, penalizzato da un impianto incapace di raggiungere degnamente tutta la platea, canta benissimo, in sincronia perfetta con il resto della band.
Ma il peggio deve ancora venire perche la band suona 50 minuti scarsi, proponendo due soli bis che a stento arrivano a raggiungere l’ora. Copeland si scusa, inutilmente, dicendo di avere pochi brani a disposizione (e i Police??) mentre il pubblico indirizza insulti di ogni genere verso il palco.

In soldoni quella che doveva essere una serata pirotecnica si riduce ad una mera operazionale promozione del suo nuovo libro, per un costo totale di 21 euro a biglietto.
Le cose migliori della serata? L’opener e il kebab per un concerto che si “preannunciava indimenticabile”, e lo credo bene!