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Cinque anni di assenza dei Foo Fighters dall’Italia si erano sentiti: qualcuno, molti, si erano abituati all’idea che lo stadium rock'n’roll fosse davvero quello dei nostrani Ligabue e Vasco Rossi, in terra natìa più o meno inspiegabilmente affini a numeri da capogiro. Con lo show al Rock in IdRho del 15 giugno, Dave Grohl e i suoi scagnozzi han dimostrato che i due sold out a Wembley del 2008 non son stati evento casuale o, a voler proporre ipotesi da quattro soldi, immeritato: i Foo sono, checché se ne dica, una delle più grandi rock band in circolazione, straordinariamente a proprio agio su qualsiasi palco e tecnicamente inappellabili.
In passato, qualche commentatore ha voluto sottolineare che il rock dei Foo Fighters pecca di una certa consapevole furbizia, di un approccio politicamente lungimirante secondo cui troppo spesso la band strizzerebbe l’occhio a linee melodiche astutamente catchy e pop, tramite le quali continuare ad assicurarsi un piatto caldo all’ambito banchetto mainstream; a questo proposito, sarà utile quanto meno evidenziare che il tour 2011 della band è probabilmente il più heavy messo in piedi da Dave Grohl e soci, anche in considerazione del fatto che l’album promosso è, come spiega Dave, il più duro che la band abbia mai realizzato. Tra i brani appartenenti al nuovo Wasting Light, è Bridge Burning ad aprire il live di Rho; a seguire, l’incendiaria Rope (straordinario pezzo nel quale il lavoro di Taylor Hawkins merita una particolare menzione), la violenza di White Limo, l’inno rock Arlandria e la straordinaria Walk, singolo che promette di trovare un proprio posto tra i brani-icona della band.
Certo non è questa l’occasione giusta per difendere l’operato dei Foo Fighters (caso mai ve ne fosse bisogno: ognuno ascolta, giudica quel che preferisce e, possibilmente, si rende responsabile del proprio giudizio), ci limiteremo quindi a sottolineare che, nella dimensione live, la band è di una potenza tanto incredibile quanto, tecnicamente parlando, sapientemente gestita: il già citato Taylor Hawkins, Nate Mendel, Chris Shifflett, Pat Smear e lo stesso Dave Grohl contraddicono l’inflazionato “tutti sono necessari, nessuno è indispensabile”; nel caso-Foo Fighters, semplicemente, tutti sono indispensabili. Che Dave poi sia un sapiente intrattenitore, oltre che un ottimo musicista, lo dimostra l’utilizzo di quelli che sono i momenti extra-musicali, abilmente suddivisi tra le gag con il fedele Hawkins e le conversazioni con il pubblico: come il resto della band, sembra che Grohl sappia sfuggire dal polveroso cliché del rocker dannato e inavvicinabile, a favore di un’immagine che lo rende divertente e, per certi versi, una rarità all’interno del rock system.
Anche in considerazione di quest’ultima osservazione, probabilmente alla band non manca niente per divenire la migliore rock band del pianeta; probabilmente lo è già, e, sempre che conti qualcosa, il sottoscritto ne è assolutamente entusiasta.
Articolo del
30/06/2011 -
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