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Si fanno aspettare i Tuxedomoon. Dopo tre anni ritornano sul palco di Roma incontra il Mondo a Villa Ada con la loro musica multimediale. Sempre eleganti, Steven Brown (sax, clarinetto, piano e voce), Blaine Reininger (violino, chitarra, voce), Peter Principle (basso), Luc Van Lieshout (armonica, tromba, filicorno) e Bruce Geduldig (tastiere e visual effects) portano in tour il loro ultimo lavoro Unearthed per riportare alla luce una collezione di brani del passato, in parte pubblicati nel boxset 7707 uscito quattro anni fa per il trentennale della loro carriera. Questo lavoro è composto da un CD dal titolo Lost Cords contenente diverse canzoni che danno il senso della varietà della loro opera in un giusto mix di versioni live e versioni demo. Il DVD, dal titolo Found Films, è una compilation di immagini e performance, scovate da diverse parti, che hanno contribuito a definire i Tuxedomoon il gruppo art-rock per eccellenza, per via dei loro spettacoli definiti da loro stessi “musica teatro”.
Salgono sul palco, inizia il sax e il violino e poi un suono di nacchere. Poi un urlo quasi straziato di Blaine che canta e suona il violino contemporaneamente. Si passa poi ad atmosfere orientali, quasi manca solo l’incantatore di serpenti e la danzatrice del ventre. La ritmica di sottofondo è simile al suono del battito cardiaco e scandisce i tempi. Blaine imbraccia la chitarra e Steven al piano intona Muchos Colores che parla di colori e di speranza, due mani aperte su fondo grigio. Appare Bruce, finora nascosto dietro i suoi strumenti all’angolo, in mezzo al palco, che parla di una scatola misteriosa che arriva improvvisamente in casa, nel video scorrono le immagini mentre canta "And everything you want / Is not the way you want it / And everything you see / Is not the way you saw”. Segue Still Small Boys. I video ora sembrano tratti da dipinti medievali, ma le immagini sono scene assurde. Il suono del clarinetto diventa disperato mentre una mano disegna piccoli animali. Di nuovo torna Bruce e la sua scatola misteriosa. Cagli Five-O e Baron Brown, e non so perché mi viene in mente l’angoscia di The Wall (Pink Floyd). Blaine annuncia la B-side del loro primo singolo e poi Joeboy. La scatola magica dopo essere entrata improvvisamente in casa ora prende in ostaggio il personaggio, che entra nella scatola come rapito, e alla fine chiede aiuto per strappare quella scatola e liberarsene. Intanto finisce la performance ed arriva il primo bis, da Halfmute, Waterfront Seat. Finalmente nel video si vedono i colori e la musica non è più angosciante, quasi mette gioia. Bruce si sporge dal palco per prendere un banner da un fan “Give me the words”, probabilmente una citazione da In A Manner Of Speaking e lo mette sulle spalle di Steven e poi di Blaine. Salutano ed escono. Sarebe finita ma il pubblico non ne vuol sapere e li chiama e li incita per almeno cinque minuti prima che loro decidano di rientrare per regalare un secondo bis talmente imprevisto che Blain dice “We don’t even know what we’re doing” mentre riprendono gli strumenti e con gli sguardi scelgono di chiudere con Some Guys.
Uno spettacolo inaspettato. Non ci sono giochi di colori, solo luci azzurre e violette, e due fari bianchi, fissi, su Blaine e Steven.. E quasi sempre in sottofondo quella ritmica così simile a un battito cardiaco come a ricordare che c’è un cuore in tutte le cose. Uno spettacolo che si può guardare a occhi chiusi senza perderne l’emozione perché le immagini che scorrono, apparentemente sconnesse dalla musica, sembra che emettano dei suoni, mentre i suoni creano delle visioni.
Articolo del
11/07/2011 -
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