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E’ una di quelle date da non mancare, malgrado la presenza in contemporanea del “divo” Elton John in un’altra parte della città, all’Auditorium. Noi siamo qui invece, a Rock City, un villaggio all’aperto che possiede tutte le caratteristiche per ospitare al meglio l’atteso ritorno in Italia di un outcast geniale e di talento, Stan Ridgway e del suo Electric Quartet, composto da eccellenti musicisti quali Pietra Wexstun, sua moglie, al piano e alle tastiere, Rick King, alla chitarra e Bruce Zelesnik, alla batteria.
Il pubblico non è certo numeroso, ma affezionato e caldo, venuto a far visita ad un vecchio amico, che ci ha regalato momenti indimenticabili grazie ad un country rock impregnato di dark wave e capace di rivisitare a tinte forti tutti gli standard della canzone americana. L’ex Wall Of Voodoo, in questi anni, non si è perso per strada. Ha continuato a fare dischi di grande valore come Snakebite oppure come il più recente Neon Mirage, pubblicato nel 2010, ed è proprio con un brano recente come Scavenger Hunt che inizia il concerto. Molto bella anche la successiva Tomorrow, ma i cuori cominciano a battere con l’esecuzione di The Big Heat, un vecchio successo carico di venature psichedeliche, e con Calling Out To Carol, una rock ballad piacevolmente andante, dal contagioso sapore western e ricca di contaminazioni pop. Molto più duri e volutamente oscuri i contorni di Factory, uno di quei brani in cui Stan Ridgway ritrae i contorni della provincia U.S.A., mette in musica le storie quotidiane, spesso sofferte, di protagonisti anonimi, di gente vera. Molto convincente anche Turn A Blind Eye, tratto ancora da Neon Mirage, e di nuovo il country & western sound di Peg & Pete And Me. Gli aromi di frontiera, tipici della cultura americana e delle configurazioni musicali care a Ridgway, ritornano con brani come Lonely Town, Call Of The West e con la bellissima This Town Called Fate, un brano recente, un altro segno di come e quanto la produzione nuova non si discosti molto dalla linea musicale perseguita in tutti questi anni.
L’esecuzione di Don’t Box Me In, il brano composto con Stewart Copeland, il batterista dei Police, ci riporta ai tempi di Rumblefish (in italiano Rusty il Selvaggio) il film con Mickey Rourke, di cui Stan scrisse la colonna sonora. Ma, più in generale, è tutta la produzione musicale di questo artista che ama restare ai margini della celebrità che risente di una cultura e di una visione prettamente cinematografica, là dove l’ascolto di ogni brano ti porta a sognare ad occhi aperti, a muoverti in una direzione lontana, verso un territorio in cui i desideri diventano realtà. Restando in tema, l’esecuzione di The Good The Bad The Ugly è un tributo manifesto al compositore italiano Ennio Morricone, di cui Stan è sempre stato un grande ammiratore. Ridgway elogia il pubblico che è venuto ad ascoltare le sue canzoni e gli piace il posto, al punto che propone un brindisi al Sindaco di Rock City, il buon Guido Bellachioma. Ridgway vive con la sua compagna Pietra nei pressi di Los Angeles, non lontano dal deserto e l’esecuzione rallentata e western style di Camouflage, un vecchio hit, viene ironicamente descritta come una “interpretazione alla Marlon Brando”. In effetti l’atteggiamento di Stan Ridgway non è molto lontano da quello di un crooner che intrattiene il suo pubblico con ballate confidenziali e divagazioni amabili, spesso autoironiche o fatte di riflessioni amare sulle cose della vita. Con l’esecuzione di Ring Of Fire (un classico, canzone scritta da June Carter, moglie di Johnny Cash, ma resa famosa dal marito) si chiude la selezione dei brani previsti in scaletta per questa sera. Acclamato a gran voce dal pubblico, che nel frattempo ha abbandonato i tavolini e le sedie, per radunarsi sotto palco e stare più vicino al gruppo, Stan Ridgway e la sua band ritornano per eseguire un country & western elettrico davvero molto divertente intitolato Going On Down To The Barbecue, subito seguito da un altro classico del suo repertorio, quella Mexican Radio che ci ha deliziato tutti qualche anno fa.
Una serata speciale, fatta di un sound che forse non esiste più, che forse è stato superato dalle nuove tendenze musicali dei nostri giorni, ma che riesce ancora ad intrattenere con gusto e a far viaggiare la mente di pari passo con il cuore.
SETLIST: Scavenger’s Hunt Tomorrow The Big Heat Calling Out To Carol Factory Turn A Blind Eye Peg & Pete And Me Long Arm Lonely Town Take It Away Don’t Box Me In This Town Called Fate Camouflage The Good The Bad The Ugly Call Of The West Ring Of Fire
Encore: Going On Down To The Barbecue Mexican Radio
Articolo del
19/07/2011 -
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