|
Un'offerta da non perdere (paghi uno e vedi tre), un luogo glorioso (l’Alexandra Palace dove nel lontano ‘67 i Pink Floyd presero parte al mitico Technicolor Dream) ed, infine, un quartiere ricco di nostalgia Kinks chiamato Mushwell Hill. Tre concerti in un unico evento che si sostanzia nella esecuzione integrale dal vivo di tre album tra i più significativi di ciascuna delle tre band in scena. Milk Man per i Deerhoof, Bug per quanto riguarda i Dinosaur Jr ed, infine, The Soft Bulletin per i Flaming Lips.
Purtroppo un clamoroso ritardo della Ryanair ha fatto volare via il primo set, ovvero quello dei Deerhoof. Per colmare il gap, gli step succesivi sono a dir poco fantozziani: 120 secondi per lasciare il bagaglio, salutare moglie e prole del mio amico Fabio, divorare pomodorino caldo e tordo intero. E poi viaaaa, più veloci della luce! Entriamo tutti e due in fretta e furia nella sala e siamo accolti dalle cavalcate elettriche dei Dinosaur Jr. Purtroppo ai fratelli maggiori dei Nirvana e Pearl Jam viene riservata una pessima acustica che già inizio a temere per il prossimo concerto. La voce è appena udibile, spazzata via dagli assoli acidi e ricchi di feedback della chitarra di J Mascis che penetrano come lame di rasoio nella grande sala dell’Alexandra Palace martellandoci a colpi di clava. Pensiamo bene di fare una pausa birra.
Non avendo mai visto il fenomeno dal vivo, la mia attesa era tutta rivolta al concerto dei Flaming Lips. Poco prima dell’inizio, Wayne Coyne è salito sul palco per avvisarci di ascoltare il concerto ad occhi chiusi qualora fossimo allergici alla dose massiccia di effetti laser. L’ingresso della band è stato a dir poco spettacolare: i Flaming Lips scendono da una rampa direttamente collegata al centro dello schermo che giganteggia dietro il palco. Con un instant start, il concerto raggiunge il suo apice pochi secondi dopo l’avvio, durante l’esecuzione di Run For the Prize. Il brano viene eseguito con tanta gioia ed entusiasmo che l’Alexandra Palace viene inondata da un’esplosione di coriandoli, palloni giganti, costumi tratti dalla favola del Mago di Oz, proiezioni di grandi occhi lampeggianti e raggi laser tanto che è difficile vedere il palco. Coyne è all’interno di una bolla gigante e si rotola sopra il pubblico. Sembra di essere ad una festa per bambini e l'atmosfera carnevalesca contagia subito il pubblico che è intento a giocare con i palloncini che rimbalzavano nella sala in lungo ed in largo. Clamoroso al Cibali, ai due lati del palco scorgo due pedane gremite da una sorta di veline Valtour che conducono le danze, cantando e ballando durante l’intero concerto. Manca solo Lele Mora! Questa atmosfera, a metà strada tra Disneyland e Las Vegas, sembra più una ricerca di facile consenso attraverso un’artificiosa spettacolarità. Peccato solo che ci sia un capolavoro da eseguire che risponde al nome di The Soft Bulletin! Francamente rimango spiazzato dal contrasto che si è andato a creare tra l’esecuzione audio (peraltro eccellente) e tutto il contorno tardo Robbie Williams. Ma presto inizio a capire. Coyne, infatti, è apparso subito fin troppo nervoso, ai limiti della psicoanalisi. Per tutto il concerto ha chiesto ripetutamente, in modo quasi ossessivo, l’incoraggiamento rassicurante suo pubblico, implorandolo di urlare più forte, quasi soffrisse di un complesso di insicurezza e cercasse conforto in una psicoterapia di gruppo. Prima di eseguire Slow Motion, il cantante se la prende larga: con una lunga introduzione ci spiega di come The Soft Bulletin sia stato registrato in un periodo abbastanza turbolento del gruppo, e che non è stato concepito per essere proposto dal vivo. Quindi va al sodo ed implora l’incoraggiamento da parte “della Sud” in caso di possibili errori. Siamo veramente quasi al ridicolo. Per fortuna il pubblico, quasi avesse avvertito questo stato di difficoltà psicologica, si è stretto intorno alla band in un caloroso abbraccio cantando ciascuna canzone dall’inizio alla fine. Ma ce ne era veramente bisogno di tutto questo? Assolutamente no perché i Flaming Lips sono dei musicisti fantastici. Il suono è stato perfetto e le esecuzioni dei brani sono state magistrali. Mi hanno particolarmente colpito l’esecuzione di Waiting For A Superman, canzone intimista a base di piano, voce e pubblico, la strumentale The Observer dove sullo schermo viene proiettata una pupilla gigantesca mentre linee di laser rossi si sprigionano sopra le nostre teste, ed, infine, la conclusiva Feeling Yourself Disintegrate.
The Soft Bulletin è composto da 45 minuti di registrazione. Qui sono passate quasi due ore ma nessuno sembra accorgersene. C'è anche tempo per un bis e la band esegue Do You Realize?. Davvero non si poteva chiedere un finale migliore per una simile serata. La canzone è capace di commuoverci in pochi istanti e cancella qualsiasi dubbio sul fatto che i Flaming Lips siano una delle migliori band live attualmente disponibili sul pianeta Terra. Con materiale come questo, poi, non avrebbero mai potuto fallire. Capito Coyne???
SETLIST:
The Captain (Intro/Wayne Bubble Ride) Race For The Prize A Spoonful Weighs A Ton The Spark That Bled Laser Hands Slow Motion What Is The Light The Observer Waiting For A Superman The Gash Feeling Yourself Disintegrate Sleeping On The Roof
Encore:
Do You Realize?
Articolo del
23/07/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|