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C’è sempre stato un rapporto speciale fra il pubblico italiano e Suzanne Vega, la folksinger americana nata a Los Angeles, ma residente da sempre a New York, città che ama e che è stata per lei fonte continua di ispirazione. Dopo venticinque anni di una carriera artistica che ha conosciuto la sua punta più alta nel 1987 con la pubblicazione di Solitude Standing, il suo secondo album, che era trainato da un singolo di successo internazionale come Luka, dopo essere passata attraverso incursioni nella musica elettronica e contaminazioni con lo sperimentalismo e il minimalismo caro a Philip Glass, Suzanne ha deciso di tornare agli esordi e di regalare nuovi arrangiamenti, quanto mai scarni ed essenziali alle sue canzoni. Ha fondato una sua casa discografica, a cui ha dato il nome estremamente significativo di Amenuensis Productions e ha già pubblicato i primi tre volumi di una serie intitolata Close Up, un progetto che vuole restituire dignità acustica alle sue creazioni musicali. Il Volume 1 è dedicato alle Love Songs, il Volume 2 si chiama invece People And Places, mentre il Volume 3 che è appena uscito in Europa si intitola States Of Being, là dove si intende esplorazione e rappresentazione dell’animo umano attraverso la musica, cosa che a Suzanne è sempre riuscita benissimo.
L’avevamo incontrata tanti anni fa, sull’onda del successo internazionale, una ragazza misurata, timida e fin troppo difesa, la ritroviamo adesso a 50 anni compiuti, una donna che ha attraversato momenti decisamente difficili, come la morte del padre, di un fratello e il fallimento del suo primo matrimonio, ma ha saputo soffrire e ricominciare ogni volta daccapo, senza mai perdere la sua delicatezza interiore. Adesso poi è di certo più disinvolta e spigliata sul palco, dove riesce anche ad intrattenere il pubblico, ad essere divertente e a sorridere. Suzanne è accompagnata in questo suo Close Up Tour da Gerry Leonard, un chitarrista che ha già collaborato con Bowie, con Laurie Anderson e con gli Spooky Ghost, un musicista di rara bravura, capace con i suoi loop di natura psichedelica di conferire la giusta atmosfera ad ogni singola esecuzione. Il live act di questa sera a Villa Ada comincia con Marlene On The Wall, uno dei brani più interessanti della sua prima produzione. Si prosegue con When Heroes Go Down e con l’incanto acustico di Small Blue Thing, una chiara manifestazione del minimalismo folk tanto caro a Suzanne e che fu alla base del suo successo. Le note di Caramel contengono gustosi accenni di bossanova, mentre le liriche di Frank & Ava ci raccontano della tormentata storia d’amore fra Frank Sinatra e Ava Gardner che fece scandalo tanti anni fa. Gypsy è una slow ballad tanto bella e delicata quanto magica e sognante, che precede alcuni brani nuovi. Sì perché adesso Suzanne Vega si interessa anche di teatro: scrive recita e canta brani per Off Broadway e quelli che esegue per noi questa sera sono tratti dall’opera Carson McCullers Talks About Love. I brani sono intitolati New York Is My Destination e Ann Marie e sono introdotti dal racconto di Suzanne che ci rivela la natura più intima di questa scrittrice geniale, dei suoi innumerevoli amori, per uomini, donne e “per quanti si trovano nel mezzo”.
Sorride Suzanne, perfettamente a suo agio nel suo ruolo di storyteller ed esegue un altro brano che non conoscevamo, che narra la storia di Harper Lee, lo scrittore statunitense autore di To Kill A Mocking Bird. Molto divertente l’aneddoto familiare che ha dato origine a Tombstone: sua madre aveva dato al gatto una sepoltura in stile vichingo, posto in una scatola, su una zattera lungo il fiume, lei invece non vuole mica lo stesso trattamento, vuole una lapide, con tanto di data di nascita e di morte. La chiave elettrica della chitarra di Gerry Leonard torna a farsi sentire su Blood Makes Noise, decisamente bella anche The Man Who Played God, ma il momento più alto della serata è raggiunto dall’esecuzione acustica di The Queen And The Soldier. C’è solo lei sul palco e il suo canto - che affonda le sue radici in antiche ballate medievali e che racconta di una regina che condanna a morte un soldato che si era innamorato di lei - regala ancora emozioni profonde. Su Some Journey Suzanne Vega echeggia Joni Mitchell e Leonard Cohen, gli artisti che l’hanno più intimamente ispirata. Luka e Tom’s Diner, accompagnati dal pubblico che nel frattempo si è radunato sotto il palco, chiudono la prima parte del concerto. Suzanne però ritorna ben presto sulla scena, accompagnata da Valerio Piccolo, un cantautore italiano emergente, per eseguire il sequel di Freeze Tag, un suo vecchio successo del passato, L’operazione appare forzata, e non convince del tutto il contrappunto di Suzanne in inglese ad una esecuzione in italiano che sembra stravolgere la bellezza della versione originale. Sono stupende però, subito dopo, le esecuzioni di In Liverpool, una ballata acustica romantica e sognante, e di Rosemary.
Il pubblico non vuole che Suzanne vada via, e lei è ben contenta di uscire una seconda volta per offrire altri due brani “classici” del suo repertorio: Calypso e Solitude Standing che chiudono una serata intensa e piacevole, passata in compagna di un’artista adorabile e di talento, che è alla radice di tutto il movimento lo fi della attuiale scena “indie”. Da applausi.
SETLIST:
Marlene On The Wall When Heroes Go Down Small Blue Thing Caramel Frank & Ava Gypsy New York Is My Destination Ann Marie Harper Lee Tombstone Blood Make Noise The Man Who Played God The Queen And The Soldier Some Journey Luka Tom’s Diner
Encore:
Freeze Tag In Liverpool Rosemary
Encore 2:
Calypso Solitude Standing
Articolo del
24/07/2011 -
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