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Magnetica, elegante, spoglia di una qualsiasi architettata presenza scenica PJ Harvey si presenta sul palco di Ferrara avvolta in un lungo abito bianco e con un copricapo fatto di piume fra i capelli. E’ accompagnata dalla sua formazione storica, che prevede musicisti del calibro di John Parish e Mick Harvey, alle chitarre elettriche e Jean Marc Butty, alla batteria.
L’artista inglese, originaria del Dorset, ritorna in Italia dopo tre anni di assenza e regala ai tanti devoti fan provenienti da tutta Italia uno splendido set principalmente incentrato sull’ultimo lavoro Let England Shake. Polly Jean abbraccia l’autoharp, che ha tanto caratterizzato i suoi ultimi lavori solisti e apre il concerto con l’esecuzione della title track dell’album e subito il pubblico fa sentire il suo calore. Sono in molti ad accompagnare la musica cantando e ballando, sono tanti gli applausi. Polly sorride, sguardo fiero e testa alta, effettua rapidi cambi di strumento, passa dall’arpa alla classica ‘diavoletta’, che usa per la prima volta in questo tour. La scaletta del concerto prevede l’esecuzione di altri brani nuovi, come England e come The Last Living Rose, che viene aperta da Jean Marc Butty con un rullo di tamburi, quasi a voler ricordare gli echi di una marcia militare. Il tema della guerra è in effetti l’elemento portante dell’ultimo capolavoro della Harvey, un album dedicato alla sua Inghilterra e metaforicamente alla tanto amara quanto anacronistica storia dell’Uomo, un animale strano che nonostante i danni provocati dalle guerre non riesce mai ad imparare dai suoi stessi errori. Gli elementi di sperimentazione presenti nel nuovo disco si palesano anche in altri vecchi pezzi, grandi classici come Angelene per esempio, che Polly Jean esegue in una nuova versione, diversa, ma molto convincente. Molto belle anche le esecuzioni di Down By The Water e di C’mon Billy, brani che incontrano l’immediato favore del pubblico, che va in visibilio. D’altronde To Bring You My Love è uno degli album a cui i fan sono più affezionati, e questo Polly lo sa. Partono le note introduttive di Pocket Knife, un brano non molto conosciuto, ma che la gente dimostra di apprezzare. PJ si lascia trasportare dalla sua stessa musica in una danza ipnotica: è impossibile staccarle gli occhi di dosso.
Un live act scarno ed essenziale, impostato per dare il giusto rilievo alla vocalità di PJ Harvey, che è modulata perfettamente su ogni tonalità. Gli arrangiamenti lo fi si mescolano ad una carica espressiva ai limiti del misticismo e creano un mix assolutamente esaltante, che trasforma questa esibizione in uno degli eventi dell’anno. La serata si conclude con l’esecuzione di The Colour Of The Heart ma poi la Harvey si concede ancora e regala al suo pubblico altre due performance davvero preziose, come Big Exit e la splendida Silence tratta da White Chalk, un album difficile, non facile da digerire, ma di rara bellezza.
Ma questa serata davvero magica dura purtroppo solo poco più di un’ora e mezza. A fine serata Polly Jean ringrazia il pubblico che l’ha accompagnata per tutta la durata del concerto con un quanto mai umile e dimesso “Thanks for listening” che rende l’idea una volta di più della dimensione umana di una delle figure più straordinarie del Rock al femminile oggi sulla scena.
SETLIST:
Let England Shake The Words That Maketh Murder C'Mon Billy Down By The Water The Devil The Glorious Land The Big Guns Called Me Back Again The Piano England The Last Living Rose All And Everyone Written On The Forehead In The Dark Places The Sky Lit Up Angelene Pocket Knife Bitter Branches On Battleship Hill The Colour Of The Heart
Encore:
Big Exit Silence
(La foto di PJ in azione a Ferrara è di Chiara Iacobazzi)
Articolo del
28/07/2011 -
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