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Sarà pur vero che Cuba è un’isola piena di problemi, molto attraente per noi occidentali ma certamente non facile per chi ci vive. Eppure quando vedi salire su un palco 12 elementi di una orchestra che dopo soli pochi istanti riesce a trasmetterti ritmo, movimento e soprattutto una solarità ed un coinvolgimento emotivo che ti trascina in quell’isola e te la fa vivere anche se non ci sei mai stato, capisci che la musica, la loro musica in quanto espressione del loro modo di essere, è una magica arte che abbatte le barriere del tempo e dello spazio e ti immerge in un mondo fantastico.
È ciò che è successo l’altra sera alla Cavea dell’Auditorium di Roma, dove, nell’ambito della manifestazione Luglio suona bene, si è esibita l’orchestra cubana dei Buena Vista Social Club. Orfani di elementi appartenenti alla prima formazione, quella resa famosissima dal film di Wenders del 1997 che li ha sdoganati a livello mondiale (e che tra l’altro ha permesso all’orchestra di esibirsi in tournèe estere fino a quel momento proibite), come Compay Secundo, Cachaito Lopez e Ibrahim Ferrer, la composizione dell’orchestra continua ad essere molto efficace in quanto si avvale di un mix tra vecchi e nuovi elementi. Tra i nuovi troviamo l’eclettico pianista Rolando Luna, il potente contrabassista Pablo Pedro Gutierrez, e proseguendo nella sezione delle percussioni gli ottimi Angel Terry, Idania Valdes e Filiberto Sanchez, per finire nella sezione fiati dove attivissime trombe e tromboni sono affidati a Luis Alemany e Raul Nacianceno. Ma le vere star sono i 2 elementi storici del gruppo, Barbarito Torres (che suona il laud, una sorta di liuto della tradizione popolare) e Jesus Aguaje Ramos (che suona il trombone).
L’orchestra propone da subito una alternanza di brani della tradizione popolare cubana e brani resi famosi dal film, come Puerto Nuevo, Veinte Anos, El carrettero. Basterebbe la voce del cantante, Carlos Calunga, a tenere alto il coinvolgimento dei presenti; ma dopo circa mezz’ora dall’inizio del concerto viene annunciata la presenza della femina mas sexy de Cuba: sul palco appare lei, Omara Portuondo, 81 anni, icona della musica cubana che non smette un minuto di cantare e ballare come avesse venti anni. Con lei sul palco il pubblico si alza in piedi, canta con lei, applaude lei, e lei ricambia con scenette improvvisate e gestualità da vera attrice. Prende la scena, la domina, fa quasi passare in secondo piano la bravura dell’orchestra, che pure gli dà ritmo e la asseconda alla perfezione.
C’è spazio per tutti, però: soprattutto per gli assoli di Ramos, strepitoso, e di Barbarito, addirittura esagerato quando suona il laud dietro la sua schiena: mostro di bravura. Suonano Chan Chan, come sempre bellissima. Poi, dopo quasi 2 ore, salutano: ma il pubblico li richiama a gran voce ed anche Omara, rimasta sul palco, li richiama. Cosi loro salgono di nuovo sul palco, intonano Dos gardenas, primo dei 2 bis: poi salutano di nuovo. Anche lei, Omara, scende dal palco: ma ha ancora il microfono aperto: intona "Volare, ohhh, nel blu dipinto di blu", ed il pubblico canta con lei.
Sarà pur vero che Cuba è un isola piena di problemi: per una sera, però, quell’orchestra non li ha portati con sé. A noi ha portato solo allegria, tanta buona musica ed una icona della loro cultura popolare. Che dall’alto dei suoi 81 anni non solo può davvero volare nel blu dipinto di blu, ma può insegnare a farlo a molti di noi.
Articolo del
30/07/2011 -
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