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Avevamo ascoltato dal vivo Julia Kent già all’Auditorium Parco della Musica nel marzo del 2009: suonava il violoncello nei Johnsons di Antony Hegarty in occasione del tour appena successivo alla pubblicazione di The Crying Light. Fra i momenti più belli di quel concerto indimenticabile la tessitura di suoni che emergeva dall’incontro fra la voce angelica di Antony e il suono struggente del violoncello di Julia. La ritroviamo qui questa sera, a distanza di anni da quell’evento, nelle vesti di artista solista con all’attivo un e.p. Last Day Of July e due album: Delay del 2007 e Green And Grey del 2011, dischi che hanno ricevuto un’accoglienza decisamente positiva sulla stampa specializzata. Inoltre Gardermoen, un suo brano di quattro anni fa, è stato inserito nella colonna sonora di This Must Be The Place, il nuovo film di Paolo Sorrentino che ha come protagonista Sean Penn, ma che ancora non è stato distribuito in Italia.
Le composizioni di Julia Kent, canadese di nascita, che però vive da tempo a New York, sono solo strumentali e mettono insieme elementi di musica classica, di avanguardia e di minimalismo. La sua musica percorre sentieri davvero innovativi, capaci di coniugare una buona rilevanza tecnica e stilistica con il fluire delle emozioni. Ecco perché ci aspettavamo di trovare una maggiore affluenza di pubblico per questa serata. Invece no, ci saranno non più di cinquanta persone al momento dell’inizio della performance di Julia Kent che si presenta sul palco venti minuti prima della mezzanotte, accompagnata soltanto dal suo violoncello, che sarà il protagonista assoluto del suo concerto. Malgrado il gran caldo che si avverte in sala, Julia non si perde d’animo e comincia ad offrire - a quanti sono lì per ascoltare le sue composizioni - una serie di note fortemente espressive, capaci di dare una forma a quelli che sono stati d’animo, in grado di dare voce a profonde emozioni. I suoni di Acquario da Green And Grey hanno una fluidità leggera che quasi disegna immagini astratte, Ailanthus invece, punteggiata da ricorsi ad un’elettronica morbida e non invasiva, ha degli arrangiamenti più oscuri, quasi gotici. Molto bella anche Carapace da Last Day Of July, assolutamente romantica e struggente si rivela poi anche Guarding The Invitations, un brano che mette insieme suggestioni minimali a spunti neoclassici.
Abbandonato naturalmente qualsiasi aggancio alla forma “canzone”, le composizioni di Julia Kent non rinunciano però a un contenuto melodico che affiora talvolta con improvviso impeto all’interno di passaggi armonici molto sofisticati. Non mancano brani nuovi, che saranno inseriti su un album che Julia comincerà a registrare il prossimo mese di novembre, fra questi Transportation, ispirato dal fatto di trovarsi a trascorrere gran parte della sua vita in viaggio, sempre in trasferimento, da una parte all’altra del mondo, esito della sua condizione di artista ma anche della sua scelta di solitudine, che vede nella sua musica fonte di ispirazione e fondamentale supporto. Sorprende la semplicità della Kent nell’approccio con il pubblico, un misto di gentilezza e discrezione che poi rivela la misura della sua umanità e grande sensibilità. Non poteva mancare l’esecuzione di Missed, uno dei brani più belli del recente Green And Grey, un album ispirato al rapporto fra Uomo (Grey) e Natura(Green): le corde del violoncello vengono ora pizzicate con garbo ora tranciate con risolutezza dall’archetto di Julia, che riesce ad evocare sentimenti antichi, che recupera in chiave moderna forme musicali nascoste oppure lasciate all’interno dell’esclusivo ambito della musica colta per donarle ad un pubblico decisamente più giovane, che viene esposto così a sonorità complesse fin che si vuole, ma assolutamente pregnanti e vere.
Il concerto termina con l’esecuzione di A Spire e di Elmas ma Julia Kent ritorna sul palco per suonare Arlanda, un brano che si ispira nel titolo all’aereoporto di Stoccolma, tappa di alcuni dei suoi recenti viaggi.
SETLIST: Acquario Ailanthus Carapace Guarding the invitations Missed Transportation A Spire Elmas
Encore:
Arlanda
Articolo del
19/09/2011 -
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