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I genitori di Eddie Argos sono angosciati. E non, come si potrebbe pensare, per via del fratello minore di Eddie: come tutti sappiamo, dopo aver “scoperto il rock’n’roll” è andato “fuori controllo” per un po’, ma oggi, a 29 anni, ha un posto fisso da insegnante e una carriera sicura, e non desta più alcuna preoccupazione. Il problema, a quanto pare, è proprio lo stesso Eddie: come confida lui stesso tra il serio e il faceto durante l’esecuzione di My Little Brother, il punto è che fa parte di una band (gli Art Brut ovviamente) che non è di enorme richiamo ma nemmeno del tutto fallimentare; che non vende tonnellate di dischi ma nemmeno quantità del tutto modeste; e che non gli fa guadagnare centinaia di migliaia di sterline ma almeno gli dà da vivere. Il pubblico ridacchia mentre Eddie racconta tutto questo con il suo caratteristico humour britannico, ma è un monologo che nasconde una profonda, amara verità; gli Art Brut, oggi, sono una band in bilico, tra il tracollo (e, forse, lo scioglimento) e una “moderata” popolarità.
E anch’io, allo scoccare delle 22.00 (ora d’inizio prevista del concerto) sono piuttosto preoccupato per Eddie Argos e per i suoi Art Brut: se tre anni e mezzo fa - l’ultima volta che li avevo visti in questo stesso locale - il Circolo degli Artisti traboccava di gente, stasera l’affluenza è desolante, fatta eccezione per cinque-sei fedelissimi sparsi qua e là. Quando Eddie appare sul proscenio, al fianco dei soliti accoliti Freddie Feedback (basso), Jasper Future e Ian Catskilkin (chitarre) e Mickey Breyer (lo standing drummer, che alla bisogna si sdoppia al banco del merchandising), la sala è ancora semivuota, e solo lemme lemme inizia a riempirsi, senza però mai arrivare a un livello soddisfacente. Eppure gli Art Brut affrontano ugualmente l’impegno con gusto e verve. Suonano più punk e noisy che in precedenza ed Eddie pare in vena, e anche (forse) leggermente brillo, il che non stona. Formed A Band come al solito apre i procedimenti, poi è la volta della nuova Axl Rose e della già citata My Little Brother. Purtroppo il sound è scadente e le chitarre equalizzate al di sopra della voce rendono arduo cogliere l’ironia dei testi e le sottigliezze della delivery di Eddie, elementi fondamentali della musica degli Art Brut. Lost Weekend (primo singolo tratto dal recente quarto album Brilliant! Tragic!) si conferma comunque uno dei pezzi in assoluto più brillanti del 2011. E’ seguito da Summer Job, da Arizona Bay e dalla sempreverde Modern Art, durante la quale Eddie si tuffa in mezzo al pubblico e – in un siparietto che riporta alla mente i live dei Fleshtones - si prostra sul pavimento dando vita a un lungo surreale rap sull’arte moderna: un perfetto momento alla Art Brut, a metà strada tra il punk e il cabaret. I vecchi classici (Rusted Guns Of Milan, Alcoholics Anonymous, Direct Hit, Nag Nag Nag, Emily Kane) colpiscono tuttora nel segno; è inspiegabile invece l’omissione dalla scaletta di Pump Up The Volume e di alcuni dei migliori pezzi di Briliant! Tragic! (Sexy Sometimes, Clever Clever Jazz) in favore dei meno efficaci Sealanda e Martin Kemp Welch Five-A-Side Football Rules. Ma è possibile che Eddie & Co. abbiano volute approfittare di una serata men che trionfale, sul piano della risposta del pubblico, per sperimentare un po’ con la scaletta. Va detto inoltre che sul finire sembra farsi largo una certa stanchezza (o magari è solo l’effetto esilarante del vino rosso bevuto da Eddie che va a scemare): meno coinvolgente della norma anche il bis di tre pezzi (Good Weekend, la poco nota Unprofessional Wrestling e Post Soothing Out), prima dei saluti finali.
Li rivedremo ancora? Chissà. Come lo stesso Argos ha implicato nella sua “confessione” di inizio concerto, il treno del successo “vero” – alla Pulp se non alla Kasabian - è irrimediabilmente passato e non tornerà mai più. Le guitar-bands oggi "tirano" meno di cinque-dieci anni fa, soppiantate dalla nuova generazione di gruppi synth-based e gli Art Brut, pur anomali in quella scena, non sembrano essere in grado di rinnovarsi, tanto più che l’ultimo Brilliant! Tragic!, pur dignitoso, non è nulla più che un capitolo secondo del precedente Art Brut Vs. Satan (perdipiù con lo stesso produttore: Frank Black).
Sui miei pur amatissimi Art Brut, quindi, ho i miei dubbi. Ma Eddie Argos sono sicuro che lo rivedremo: in qualche modo, da qualche parte, e magari in qualche altra configurazione, tornerà a farci ghignare, dimenare e - di quando in quando - anche a... emozionare.
SETLIST:
Formed A Band My Little Brother Lost Weekend Summer Job Arizona Bay Direct Hit Modern Art Rusted Guns of Milan Alcoholics Unanimous Martin Kemp Welch Five A-Side Football Rules! DC Comics And Chocolate Milkshake Nag Nag Nag Nag Emily Kane I Am the Psychic Sealand
Encore: Good Weekend Unprofessional Wrestling Post Soothing Out
Articolo del
26/09/2011 -
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