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Atteso ritorno a Roma di Antony And The Johnsons nell’ambito del tour sinfonico previsto per la stagione autunnale. Antony si presenta accompagnato dall’Orchestra della Fondazione Petruzzelli, dal teatro di Bari dove si era esibito appena qualche giorno fa all’interno del Festival Frontiere. All’amico Rob Moose, unico reduce dei Johnsons, è affidato il ruolo di direttore d’orchestra, mentre Nico Muhly, che ha curato i nuovi arrangiamenti delle composizioni di Antony, si sistema al pianoforte. La serata è improntata al concetto guida di Swanlights che dà il titolo dell’ultimo album e che cerca di rappresentare il riflesso di luce sulla superficie dell’acqua durante la notte, nel momento in cui lo spirito esce dal corpo e si trasforma in un fantasma di colore violaceo. Appropriata quindi la scenografia costituita da bianchi cristalli che pendono dal retropalco e che vengono attraversati dai giochi di luce laser disegnati da Chris Levine. Antony ha voluto che i giovani orchestrali fossero tutti vestiti di bianco, mentre lui si presenta con una tunica che copre l’intera sua figura, che è al tempo stesso delicata ed imponente.
Si comincia con i violini di Rapture in primo piano e con la voce di Antony che diventa struggente su Cripple And The Starfish, un brano a dir poco commovente recuperato dal suo primo album. E’ la Natura la principale fonte delle ispirazione poetiche di Antony, che si sente profondamente legato al Cosmo, che ci regala momenti di incanto e di amore, non ci resta che coglierli e affidarci al fluire della Vita senza la superbia e la protervia degli uomini di potere. Molto bella anche l’esecuzione di Ghost, anche se talvolta la partitura orchestrale limita la possibilità di espansione delle linee melodiche di una composizione. Toccante, autobiografica e delicata arriva For Today I Am A Boy, tratta da I Am A Bird Now, l’album che ha fatto conoscere il talento di Antony al grande pubblico. Seguono Epilepsy Is Dancing, I Fell In Love With A Dead Boy, dal primo e.p. di Antony, e la bellissima The Spirit Was Gone, dotata di linee melodiche davvero straordinarie che vengono maggiormente sottolineate dall’apporto dell’orchestra. Al momento dell’esecuzione di Swanlights, Antony si sposta al pianoforte e ci regala il suo canto angelico, che evoca orizzonti mistici, che racchiude un senso del sacro che fuoriesce dalla struttura rigida di una religione, e che ha tanto impressionato Lou Reed. Subito dopo i nuovi arrangiamenti di Kiss My Name, una composizione deliziosa che non finisce mai di stupire, con una sezione di archi di nuovo in evidenza, così come per Snow Angel, l’unico brano in repertorio non composto da Antony Hegarty, inglese di nascita, newyorkese di adozione. Un fascio di luci laser verdi racchiude la figura di Antony quasi in una gabbia al momento dell’esecuzione di Twilight, ancora dall’album di esordio. Questo concerto è davvero speciale: regala momenti di alta drammaticità e di dolore, ma la voce di Antony trasmette questi sentimenti con una dolcezza tale da spiazzare chi ascolta, fino a trasfigurare il malessere e renderlo perfino accettabile. Un sogno, un incanto che prosegue con Salt Silver Oxygen e con la meravigliosa Another World, un brano eseguito quasi a cappella in un silenzio assoluto, tributo degli spettatori della Sala Santa Cecilia naturalmente piena in ogni ordine di posto. Ad un certo punto Antony comincia a dialogare con il pubblico: è un lungo discorso, che lui vorrebbe fare seduto fra di noi, e che investe la situazione politica e l’eguaglianza fra uomini e donne nel nostro Paese. “Sapevate che l’Italia è solo al 74° posto fra le nazioni che la mettono in pratica?” ci ricorda Antony che si augura per il futuro un governo “più femminile” , l’unico in grado di assicurare al mondo una Nuova Era. Ma sta a noi tutti costruirlo, attraverso la partecipazione, l’impegno. “Don’t wait to be invited!” (Non aspettate che qualcuno vi inviti!) ripete più volte Antony prima di ricominciare a cantare sulle note di The Crying Light e di You Are My Sister che accompagnano questa serata memorabile verso la fine.
Antony ringrazia i suoi due collaboratori sul palco e si inginocchia commosso di fronte agli orchestrali. Solo un applauso capace di far crollare la sala lo spinge a rientrare sul palco: esegue ancora una volta al pianoforte Hope There’s Someone, un brano ancestrale, l’ultimo regalo di un artista che va ben oltre la distinzione fra sessi diversi, che ci fa dono della sua fragilità, dei suoi sentimenti, che li tramuta in arte con la semplicità e la raffinatezza che sono proprie delle grandi persone.
SETLIST:
Rapture Cripple And The Starfish Ghost For Today I Am a Boy Epilepsy Is Dancing I Fell In Love With A Dead Boy The Spirit Was Gone Swanlights Kiss My Name Snow Angel Twilight Salt Silver Oxygen Another World The Crying Light You Are My Sister
Encore Hope There’s Someone
Articolo del
05/10/2011 -
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