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Un risultato sorprendente per davvero. Alla sua quarta uscita pubblica, che poi è la vera prima prova su palco, Niccolò Contessa si becca un sold out al Circolo degli Artisti di Roma, e si vede costretto a rimediare al pienone organizzando una seconda tappa nella Capitale, prevista il prossimo 27 ottobre al Lanificio. Ad aprire la serata, una vecchia conoscenza della band capitolina: Cris X, ovvero Cristiano Luciani fondatore del gruppo Lendormin. Compositore eclettico, recupera dai toni berlinesi e minimali le strutture sintattiche dell’elettronica sperimentale, costruendo un calembour di suoni cupi e cameristici i cui beat si spingono ben oltre la porta d’ingresso.
Sono più o meno le ventitrè quando l’entrata è segnata da Le coppie. Proiettati dalla lente distorta del punk, evocata attraverso pezzi densi di riferimenti generazionali, I Cani suonano borghesi fra i borghesi. L’accoglienza è quella che si riserva ai nomi della musica pop, di un pubblico che trova nelle parole del leader i motivi della propria disamina sociale e culturale. I riferimenti sono tutti per la quotidianità del vissuto, se metropolitano o meno non fa una grossa differenza. Con treccine bionde e via dicendo le commesse di American Apparel, effettivamente, restano le più fighe, inaccostabili se non dai radical-chic senza radical che sono gli android-a-NewYork di Hipsteria, David Foster Wallace e Wes Anderson. C’è bisogno di cantare sotto un palco stipato da ventenni assetati di remuneratività identificativa, trentenni disillusi e quarantenni ansiosi di capire cosa c’è di buono nella cinofilia di una band che prima dell’uscita su disco era già diventata caso e bisogno di hype mediatico. La risposta parte dal web e a questo fa ritorno nell’immaginario del pubblico di riferimento. Di tutto questo gran vociferare l’artefice del progetto ne è consapevole e ci scherza sopra più che ‘scatarrarci su’. Dice che il solo intento era quello di conquistare qualche femmina della sua età, tipo quella del post-patriarcato o la Claudia de Il pranzo di Santo Stefano, più che gli onori dell’editoria italiana. Buttala via però, specie se a riconoscerti come miglior esordio solista dell’anno è la critica specialistica del MEI. Intanto, tra premi e critiche eccessivamente aspre, Niccolò ha acquistato sicurezza e adesso canta con un piglio più dismesso e recitato rispetto alla prima uscita romana del Soluzioni Semplici Festival. E pronto a raucizzare la voce tra gli intervalli premeditati dei blocchi sonori, definendo i Cani come i Sex Pistols di Roma Nord. Pensiamo di non potergli dare torto quando su Post Punk parte una battuta arcigna sul giornalista ‘incriminato’ nella lirica della Metro A. La serata è un rigoglio di ritmo sintetizzato che gioca nella costruzione di atmosfere dense e scure, dove la ciliegina sulla torta è una lussureggiante cover del Maestro: non è Battiato, ma poco ci manca. Con un Deca degli 883 sembra fatta su misura per essere rivisitata dai Cani, certo in maniera molto meno pop e alterata dal groviglio sintetico-analogico dei suoni. Quaranta minuti di concerto bastano a soddisfare i presenti, ma non prima di abbandonare la scena sul finale di Velleità. Poi ci sono i saluti e i ringraziamenti doverosi a chi ha creduto nel progetto prima che nel clamore giornalistico da mercato popolare.
Amateli o odiateli, in fondo non sono che una band fra le tante, ma che di certo ha indotto più di altre una boccata d’aria fresca in questo 2011. E salvo, poi, capirla per davvero, la portata del loro esordio è significativa proprio nella consapevolezza di quanto scarna sia al momento la lucidità delle band italiane di innovarsi nella linea di appartenenza canora e strumentale, nei testi e nei riferimenti che, nella maggioranza dei casi, fanno il verso a chi li ha preceduti senza tracciare una direzione personale e di stile. Humour tagliente e riflessivo, la riproducibilità tecnica dell’ansia giovanile è rappresentata dal Sorprendente album d’esordio meglio dei Cani stessi, protagonisti e carnefici dell’Urbe di ogni angolo terrestre.
Articolo del
11/10/2011 -
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