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L’immagine più significativa del concerto che ha segnato il ritorno a Roma di Vincent Damon Furnier in arte Alice Cooper è stata senz’altro vederlo impugnare la sua stampella insanguinata e rivolgerla minaccioso verso il pubblico in un frastuono di chitarre elettriche durante l’esecuzione di I Am Eighteen.
Malgrado i 63 anni d’età. Alice è ancora un grande animale da palco, carico di energia, ironico e malevolo quanto basta per mettere su un nuovo grande spettacolo, un nuovo immenso Rock Show come quello preparato per questo No More Mr. Nice Guy Tour. Si tratta di una serie di concerti che seguono l’uscita di Welcome 2 My Nightmare, ultimo cd del redivivo Alice che ha realizzato un sequel del disco del 1975. Dopo l’intro riservata alle inquietanti parole di Vincent Price, su una scenografia degna del Teatro degli Orrori scende lentamente un insetto velenoso che ben conosciamo : The Black Widow, la Vedova Nera, con una sferragliata di chitarre che lascia senza fiato. Accanto ad un mostruoso Alice Cooper che agita le sue chele e promette morte riconosciamo Steve Hunter, il chitarrista di Alice in studio ai tempi della registrazione della versione originale di Welcome To My Nightmare e che ha inciso fra le altre cose anche Rock And Roll Animal di Lou Reed. La sua figura gigantesca e possente è garanzia di affidabilità metallica così come la presenza di Tommy Henriksen, altro chitarrista fidato, da anni sulla scena nei tour di Alice. La sorpresa vera è costituita dalla biondissima imbellettata Orianthi, 26 anni, giovane chitarrista metal formatasi alla scuola di Steve Vai, talento vero, artista emergente, chiamata a sostituire Damon Johnson passato con i Thin Lizzy. La sezione ritmica è affidata al temibile Chuck Garric al basso e all’eccellente Glen Sabel, un vero massacratore di timpani, alla batteria.
Il concerto di Alice Cooper è un’esperienza catartica, un evento liberatorio che andrebbe ripetuto almeno una volta ogni quindici giorni, in particolare in periodo di crisi. Alice assume su di sé i Mali del Mondo, li impersonifica e li combatte al tempo stesso, in una sola serata, è vittima e carnefice, ci racconta di un Brutal Planet che è un “Inferno vivente” e urla ancora una volta I’m Eighteen, il grido della consapevolezza, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione giovanile, malgrado l’età, incurante delle rughe, del tempo che passa e fintamente sorretto da una gruccia, la stessa con la quale perfora lo stomaco dei malcapitati figuranti che si alternano sul palco. Niente da fare, non ce ne è per nessuno: Under My Wheels, Billion Dollar Babies e No More Mr Nice Guy, i vecchi hits della carriera di Alice, vengono rispolverati in sequenza, con il guitar work di Steve Hunter sempre in primo piano, inesorabile e ficcante, come deve essere! Splendida anche l’esecuzione di Hey Stoopid! il brano con cui Alice mette in guardia le generazioni più giovani contro l’abuso di alcool e droghe, prima di lasciare spazio alla band per un intermezzo solo strumentale.
Alice torna sul palco pochi minuti dopo: indossa una camicia bianca a maniche lunghe, è tutta insanguinata e sul retro c’è la scritta I’ll Bite Your Face Off, il titolo del nuovo singolo, un brano davvero avvincente, un rock and roll in perfetto stile Rolling Stones che è il brano guida dell’ultimo album. La rabbia di Alice trova sfogo in un diluvio di sangue e le chitarre elettriche diventano strumenti di morte, del tutto innocui in verità, tranne che per le nostre orecchie! Hard Rock allo stato puro che però si ammorbidisce con un assolo più delicato di Orianthi, alla quale viene affidata l’intro di Only Women Bleed, la slow ballad in cui Alice mette da parte i panni del Clown metallico e riflette sinceramente sulla condizione femminile. Sono loro che amano di più, sono loro che soffrono di più, mentre coccola amorevolmente la bionda bambola di gomma che è comparsa sulla scena. Un attimo dopo però è pronto a sculacciarla a dovere, a maltrattarla, a sbatterla dappertutto sulle note di Cold Ethyl, una botta incommensurabile di vero Hard Rock settantiano! Poco dopo rivediamo Alice che indossa un camice bianco da dottore e si dirige con dei guanti color rosso sangue verso il suo laboratorio: ne esce una clamorosa Feed My Frankestein che raggiunge il suo climax con l’entrata in scena di un gigantesco e mostruoso Frankestein, che si dirige minaccioso verso il pubblico che affolla l’Atlantico Live. Fucking shit! Che divertimento! Assetato di amore, condannato alla solitudine, Frankenstein si avventa sugli umani a cui deve far pagare il semplice fatto di essere stato creato e poi scompare rapidamente nel backstage. Le note di Poison, un brano fantastico, composto con Desmond Child, risuonano fra il pubblico che si esalta e canta a squarciagola: “your poison is running into my veins”, abbiamo tutti trenta anni di meno, siamo più leggeri, i concerti di Alice dovrebbero essere inseriti nel piano terapeutico della ASL, datemi retta! Lo spettacolo volge alla fine: Alice deve pagare per la sua cattiveria (non a caso il sottotitolo del tour è The Original Evil Returns) e allora degli energumeni entrano sul palco, lo catturano, lo fanno prigioniero. Sbrigate le pratiche di un “processo breve”, Alice è condannato alla ghigliottina e - con il sottofondo di un rullo di tamburi - la sentenza viene eseguita. La testa di Alice è raccolta e mostrata al pubblico mentre la band intona I Love The Dead, eseguita da un redivivo Alice. Uno spasso assoluto! L’esaltazione è alle stelle. Ci ritroviamo tutti a cantare School’s Out come degli adolescenti infuriati, “school’s out for summer/ school’s out for ever” (se mi becca la Preside, sono finito!) e agitiamo i pugni verso il palco in segno di riconoscenza, di compiacimento e vendetta per tutte le insoddisfazioni che ancora albergano dentro di noi. Yeaaah!
Richiamato a gran voce Alice Cooper torna sul palco: indossa la maglietta azzurra della Nazionale di calcio italiana e agita beffardo la nostra bandiera, mentre esegue Elected. Strano, ma ci ricorda qualcuno. Adesso non mi viene in mente il nome, ma si tratta certo di un uomo politico prominente, ma di chi si tratta? I dubbi si sciolgono quando canta “I am your saviour/ I am your choice/ I am your dandy in a gold rolls royce/ I wanna be elected”. Se ci fosse stato William Shakespeare fra il pubblico sarebbe rimasto lì fra di noi ad applaudire per altri dieci minuti. Avrebbe finalmente rivisto sulla scena una ricostruzione convincente del suo “fool”, il personaggio poco credibile, bizzarro, emarginato da tutti, che però ridendo e scherzando, diceva la verità. We are Eighteen! Yeaaaah!
SETLIST:
The Black Widow Brutal Planet I'm Eighteen Under My Wheels Billion Dollar Babes No More Mr. Nice Guy Hey Stoopid! Is It My Body I'll Bite Your Face Off Muscle Of Love Only Women Bleed Cold Ethyl Feed My Frankenstein Poison Wicked Young Man I Love the Dead School's Out - Another Brick In The Wall
Encore: Elected
Articolo del
14/10/2011 -
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