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Eric Sardinas
Eric Sardinas live @ Jailbreak – Roma, 15 ottobre 2011
Roma
15/10/2011
di
Claudio Biffi
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Per capire fino in fondo quello che Eric Sardinas rappresenta basta dare un occhiata alla cover del suo ultimo cd Sticks & Stones, l’immagine della Dobro modificata a suo uso e consumo e appoggiata al suo fianco, una compagna di viaggio che lo segue sin dal suo esordio nel 1999 con Treat Me Right e stasera la farà da padrone nella serata che lo vede protagonista.
A scaldare il pubblico accorso numeroso al Jailbreak ci pensano i Cyborgs, duo romano che si presenta con il volto coperto da maschere da saldatore che rimandano a film di fantascienza degli anni ‘50/60, connubio legato all’identità fittizia espressa con il codice binario, dove One suona la batteria e contemporaneamente con la mano sinistra si prodiga al sinth mentre Zero si occupa della chitarra e canta con il microfono dentro la maschera. Il loro è un blues minimale e quasi ipnotico che pesca alle radici della musica ma si propone con testi che parlano del futuro da dove sostengono di provenire, un set che alla fine riesce a tenere viva l’attenzione del pubblico per una buona mezz'ora anche per la vena creativa del batterista che si trova anche ad improvvisare un midtempo sulla testa mascherata del compagno.
L’attesa finisce con l’entrata del trio guidato da Sardinas che nel suo completo nero cosparso di lingue di fuoco fiammanti e cappello da cowboy calato sulla fronte si impossessa del palco e parte come un treno sulle note della sua dobro facendoci ritrovare improvvisamente nell’atmosfera del Delta americano. Sardinas è l’emblema del chitarrista rock blues virtuoso, che non solo recupera le radici musicali popolari ma le trasforma personalizzandole attraverso il suono della sua chitarra resofonica con l’utilizzo costante dello slide dandogli quel tono elettrico che ne esalta gli effetti. La sequenza dei brani è dettata dalla buona vena di Eric che genera energia pura solo a guardarlo e rispolvera canzoni del suo esordio ufficiale nel 1999 con Treat Me Righte dal seguente Devil’s Train, che hanno segnato un punto fermo della sua carriera iniziata anni prima come solista blues folk. Ad accompagnarlo nella serata romana il bassista Levell Price con il look alla ZZ Top e il batterista Chris Frazier che si è dannato tutto il concerto a seguire le disarticolazioni create da Sardinas. La risposta del pubblico è calorosa, la band se ne accorge e infila una sequenza di pezzi rock blues fulminanti, tra cui Get Down The Whiskey e la nuova Road To Ruin dal nuovo cd Sticks & Stones, Sardinas capisce e ricambia con parole d’apprezzamento anche se molto di quello che dice non si capisce perché lo fa senza microfono preso ormai dall’atmosfera familiare che si è creata in sala. Una frase però mi ha colpito più di tutte: “Qui non siamo in televisione, qui si suona per davvero”, esce da queste parole il vero cuore del musicista blues in cui la memoria e la voce sono gli strumenti che ha a disposizione per esaltare la sua performance che va ben oltre quella che può essere l’esibizione musicale perché la canzone sul palco viene reinventata e innovata e lo strumento diventa il mezzo per intrattenere la gente che ti viene ad ascoltare. Sardinas non si risparmia e dedica un tributo a Robert Johnson, il mito, colui che è considerato il più importante bluesman della storia, e lo fa suonando senza amplificazione nello stile dei vecchi poeti del blues perché le radici, le cosiddette “roots” non vanno dimenticate e con loro i grandi maestri come Elmore James, Muddy Waters e Johnny Winter da cui anche Eric ha tratto ispirazione. La serata scivola via tra assolo virtuosi di basso e batteria e altro rock blues di alto livello, passano Piece Of Me, Sweet Time, It’s Nothing News e con Treat Me Right l’atmosfera del locale si surriscalda ulteriormente sostenuta dalla verve della band che concede due bis alla platea affamata di musica.
Una gran bella serata che si conclude in grande sintonia con i tre componenti della band che si concedono senza problemi ai loro fan desiderosi di foto e autografi.
Articolo del
18/10/2011 -
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