Selah Sue Selah Sue live @ Circolo degli Artisti – Roma, 21 Ottobre 2011 2011 di Claudio Biffi

La parola giusta che definisce il mio personale sentimento, mentre mi avvio in una fredda serata romana ad un appuntamento che aspettavo da tempo, è una sola: ‘curiosità’.
Curiosità che nasce da una sincera ammirazione che ho provato all’ascolto dell’omonimo disco d’esordio della giovane cantante belga, che si presenta ‘live’ per la prima volta in Italia come da lei poi ricordato all’inizio del concerto.
Forse neanche la stessa Selah Sue si aspettava un accoglienza così calorosa da parte del pubblico italiano, ma è in particolare la piazza romana che riesce ad ‘adottare’ con dei propri criteri specifici le nuove promesse del panorama indie, il web e il ‘passaparola’ rimangono al momento gli strumenti più utilizzati.
Di sicuro l’attesa è grande e fortunatamente il concerto inizia nei tempi previsti dal programma con l’ingresso della fanciulla candida vestita con una lunga camicia che si accomoda su uno sgabello e timidamente apre la serata con due brani in versione solo/acustica che sembrano fatti apposta per far scaldare la voce e testare la reazione del pubblico presente in sala.
Scorrono così ”Explanations” e “Mommy” che ci fanno subito capire di che pasta è fatta la voce della ragazza, limpida e roca nei passaggi melodici dove mostra un pieno controllo dei propri mezzi e del palco. La sala reagisce bene e allora si parte con il dubstep/drum di ”This World” retaggio musicale sicuro di quelli che furono gli esordi con il suo primo gruppo, gli Addicted Kru Sound e che le permisero di essere scoperta nel suo sconosciuto paesino belga e poi adottata da Meshell Ndegeocello e da Cee-Lo Green.
L’altra mia curiosità derivava poi dai troppi accostamenti alle voci di interpreti famose del newsoul come è stata Amy Winehouse, o alle nuove leve Adele e Duffy, ma questo lo lasciamo ai soliti soloni del tempio e ci godiamo invece la serata con le performance vocali della ragazza che sfodera un caratterino niente male e una duttilità unica nel passare da un genere musicale all’altro. In ”Black Part Love” allunga la versione originale con un passaggio rap da far invidia al miglior Eminem per poi abbassare nuovamente il ritmo con la versione acustica di ”Fyah Fyah” dove riesce a trascinare in coro tutta la sala. La temperatura è al punto giusto e Selah, supportata dai quattro elementi della band, dove spiccano le percussioni e le tastiere, trova il momento giusto per la sua hit ”Raggamuffin” che dopo un inizio acustico esplode in un crescendo reggae e man mano ritorna al duetto chitarra e percussioni che sarà l’elemento trainante della serata. Con ”Peace” viene accontentato chi poteva avere dubbi sulle qualità della sua voce, inizio lirico e ritmo sincopato che tra fraseggi hip hop e soul richiama alla mente la regina Erykah Badu, e a seguire ”Crazy Vibes” groove in stile Motown e ”Crazy Suffering Style” che torna sui ritmi raggamuffin con la giovane cantante belga che ormai salta da una parte all’altra del palco tra le urla del pubblico entusiasta.
Scontato il rientro per i due bis, da brividi ”Summertime” intima e struggente, esplosivo il finale con una versione extralarge di ”Just Because I Do” dove c’è tutto il repertorio di Selah Sue. Il pubblico se ne va entusiasta ma quello che più mi ha colpito è la capacità di saper trasformare dal vivo quelle che sono le 12 canzoni del suo esordio e che rendono piena una esibizione di circa un’ora e un quarto.
Statene certi che ne sentiremo parlare ancora!