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C’è molta curiosità nel vedere insieme questa sera Lydia Lunch, artista della no-wave newyorkese, ex Teenage Jesus And The Jerks, con Jessie Evans, musicista californiana che vive a Berlino, e Beatrice Antolini, polistrumentista e compositrice, figura nuova dell’underground italiano. Il progetto a cui danno vita prende il nome di Sister Assassin e in effetti, fin dalle prime note che ci arrivano dal palco all’inizio della serata, non c’è nulla da eccepire su tale scelta. Percussioni furenti con echi tribali e un sax alto drammaticamente straziante accompagnano le tonalità demoniache della voce di Lydia Lunch, 51 anni, senza dubbio l’artista più esperta fra le tre, quella che detta i tempi del concerto e che è responsabile della scelta dei brani, tratti in parte da Trust The Witch, il suo nuovo album, pubblicato appena un mese fa.
Lydia si è trasferita da New York a Barcellona, in Spagna e l’avevamo ascoltata recentemente con i Big Sexy Noise, la sua ultima band. Ma lei è un personaggio eclettico e funambolico, passa rapidamente da una idea all’altra, senza chiudere le porte a niente e inoltre possiede una carica nervosa devastante e ha un carisma fuori dal comune, che mette in scena qui al Circolo degli Artisti questa sera, dove dialoga con il pubblico e il suo scellerato spoken word è tanto visionario, quanto folle e contagioso. Il suono selvaggio delle percussioni di Beatrice Antolini introduce il live act delle Sister Assassin e costituisce lo sfondo musicale di blues malevoli e straniati che permettono a Lydia Lunch di lanciarsi in urla infernali che hanno come oggetto “paure segrete” e “sparizioni”. Il sassofono di Jessie Evans interviene più tardi su Mr Lonely Gets To Nowhere, un brano dove l’avanguardia dark si mescola con ritmi tropicali che si rifanno al jazz e alla bossanova. Gli inserimenti al sax tenore della Evans danno al gruppo un suono molto vicino a quello di Funhouse, secondo album degli Stooges, e infatti più tardi scopriamo che lei sta collaborando per il suo secondo album proprio con Steve MacKay, che di quel gruppo, e di quel disco, era il sassofonista. Anche la successiva Wrong Man si distingue per un crescendo sbalorditivo, un groove musicale fantastico e affascinante, una sorta di sabba moderno, che mette insieme punk e dark sound, blues e jazz, sperimentazione e avanguardia. Lydia Lunch sembra posseduta da un demone dell’Inferno quando esegue The Devil Is Working Overtime, richiama su di sé i mali del mondo e li rigetta su un pubblico che non chiede di meglio. E’ così che si realizza il rito orgiastico, è così che si compie la catarsi! Un suono che non prevede riferimenti melodici, una musica che azzera i compromessi e che supera ogni confine grazie alle grida isteriche della Lunch che duetta spesso con Beatrice Antolini alla voce, mentre Jessie si dedica essenzialmente al suo sax, bollente e perverso.
Le Sister Assassin costituiscono l’elogio della trasgressione sia nella musica che nei testi, Lydia Lunch nel finale simula l’orgasmo, urla, gode, piange, si dispera, si lascia trascinare da un mix allucinante di sax e percussioni, un afro-beat infarcito di free jazz, un punk rock riletto da un’artista di cabaret nero, una furia iconoclasta che si abbatte sui non molti spettatori che si sono ritrovati per l’evento. Il suono delle Sister Assassin si nutre di tanti richiami dal passato ed è così proiettato nel futuro che sfugge ad ogni tentativo di definizione in un genere musicale ben preciso. Poco prima di lasciare il palco ci pensa la stessa Lydia Lunch a definire la sua nuova creatura musicale come “bitchy and witchy”, che sarebbe a dire un po’ puttane e un po’ streghe. E’ certo però che, se si fossero proposte così qui a Roma alla fine del 1500, sarebbero state messe al rogo con Giordano Bruno in Piazza Campo de Fiori. Adesso invece a bruciare sono le nostre menti, arse da sonorità così viscerali e potenti e da una presenza scenica conturbante ed oscura.
(La foto di Lydia Lunch al Circolo degli Artisti è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
27/10/2011 -
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