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Curiosità? Ottimo gusto musicale? Bell’aspetto? Passaparola? Chissà quale sarà stato il motivo prevalente che abbia portato il pubblico del Circolo degli Artisti a far registrare il sold out la sera del 22 ottobre. Una cosa è certa, tutti i presenti quella sera sono usciti con una certezza, quello di aver assistito all’esibizione di una grandissima artista, una predestinata, Anna Calvi.
Anna si presenta in punta di piedi sul palco, minuta e innocente, ma l’ovazione che l’accoglie è da giganti, evidentemente gente che già sa, anche perché non è passato così tanto tempo dall’ultima apparizione della bella italo-inglese in quel del Circolo. Rosso e nero sono i colori che la accompagnano, dal vestiario alla copertina del suo album omonimo, fino alle locandine e che la rappresentano simbolicamente anche in tutta la sua intensità sonora e canora. Capelli raccolti e visino pulito, sembra timida, magari lo è pure fuori dal palco o tra un pezzo e l’altro, quando sembra sorprendersi di tanto entusiasmo da parte dei presenti, ma quando il “four” della batteria le dà il tempo, tutta la timidezza scompare e lascia al posto ad un distillato purissimo di talento e grazia. La scaletta ripropone sostanzialmente in tutta la sua interezza il suo omonimo album d’esordio, quindi apertura con Riders To The Sea, un saggio chitarristico che mette subito le cose in chiaro, seppur il palco sia illuminato da luci soffuse, come una visione che lentamente si annebbia nell’anticamera di una dimensione onirica. E’ il momento di No More Words, sguardi attoniti, “nulla da aggiungere” parafrasando il titolo del pezzo, per coloro ai quali la Calvi era stata presentata come l’erede di Pj Harvey. Segue Blackout, singolo di più recente uscita, che sprigiona a pieno la forza di quest’artista, sottoforma di capacità di mantenere inalterato il suo stile compositivo senza disdegnare il fattore orecchiabilità, con un ritmo più incalzante rispetto al brano precedente ed un ritornello esplosivo ed avvolgente. Il pezzo successivo, I’ll Be Your Man, è lo specchio di quella che è la capacità di questa ragazza di ammaliare e stregare chi la ascolta, con un intro quasi fiabesco e la strofa sussurrata che conduce ad un ritornello invece prorompente e dai toni epici. Suzanne & I e Desire non sono due pezzi qualsiasi, bensì sono due di quei brani che fanno capire perché, sebbene Anna Calvi sia soltanto agli inizi, abbia già catalizzato su di sé l’attenzione di tanti pezzi da novanta del panorama musicale britannico, tra cui brilla il nome di Brian Eno che infatti ha partecipato alla registrazione in studio di queste tracce. Non è però un caso che il primo a fiutarne le capacità sia stato Rob Ellis, il cui aver preso sotto la sua ala protettrice (e produttrice) la bella Anna, chiarisce qualsiasi eventuale dubbio sui paragoni importanti con Pj Harvey. Con lui Anna ha registrato, oltre all’album corrente, anche il suo singolo d’esordio, Jezebel, con il quale ha chiuso l’esibizione. Prima dell’ultimo “ciao” alla fine di Jezebel, che tutti sperano si traduca in un arrivederci al prima possibile, Anna ha eseguito come primo bis The Devil. Già... il Diavolo, osannato in questa canzone e nominato anche in Desire, poi ci sono le tinte rosse e nere... Se tre indizi fanno una prova, viene quasi da pensare che Anna ci abbia stretto un patto o che forse il Signore delle Tenebre stesso se ne sia innamorato, donandole questo talento così grande...
Chissà: con questo alone di mistero Anna abbandona il palco del Circolo degli Artisti nel tripudio di applausi che si riserva solo ai “grandi”, status che Anna acquisirà senza dubbio alcuno di qui a poco, come è logico accada nel destino di una “prescelta”...
(Nella foto: Anna Calvi e Nicholas Matteucci)
Articolo del
30/10/2011 -
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