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Vinicio Capossela naviga oltre il recinto della ragione per tuffarsi come un’antica balena nelle profondità dell’inconscio umano. Racchiude in sè l’errare del mito, Ulisse, Dante, Achab e Lord Jim sono alcuni dei suoi compagni di viaggio che racconta nell’ultimo lavoro discografico.
In versione live è una onirica performance teatral-musicale. Il viaggio scenicamente si svolge su di un proscenio che lascia il posto alla carcassa di una balena. Da questo ‘porto’ Vinicio salpa le onde in tempesta e prende il via un viaggio che si estende in una dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, sublimandole in un palco ai cui piedi il pubblico di appassionati lo segue ipnotizzato. I suoni che escono dallo scheletro di balena, una cassa di risonanza strepitosa di indizi e messaggi per l’uomo errante, sono oscuri ed immanenti nell’apertura del Il Grande Leviatano. Si materializza il grande mostro marino di biblica memoria e simbolo del caos primordiale, della potenza senza controllo e dell’espressione del suo creatore. Questa inquietante presenza segna immediatamente il la di un evento profondo di vita. Non si trovano migliori definizioni: concerto, live, opera... tutto troppo riduttivo per l’esperienza artistica e metaforica proposta al pubblico con il nuovo tour.
In tutto ciò Vinicio è il Capitano, il severo e fiero timoniere che guida all’avventura, all’esplorazione, alla ricerca del mistero della vita, tenendo in equilibrio il vascello in balia della tempesta e cercando di mantenere la rotta tra i flutti. Le acque si placano quando lambisce le coste dell’isola delle sirene, esseri mitologici che offrono ai naufraghi l’oblio con una storia gradevole e facile che ognuno desidererebbe per il proprio passaggio su questa terra. Ma il Capitano solleva il velo con il suo canto che non obnubila le menti ma, anzi, le mette in guardia e indica altre vie. Più difficili, certo, ma più vere ed affascinanti. Da lì si riparte. Senza tregua, senza risparmio di energie. Nel suo vascello non ci sono gli eletti, perché lui canta sempre la ‘parte di sotto’, quella di Spessotto, quella dell’umanità che nessuno vuole e che ha sempre qualcosa di rotto, qualcosa con cui fare i conti. Forse ognuno di noi... Il viaggio del vascello di Capossela richiede al pubblico grande attenzione e partecipazione alle umane vicende cantate dal poeta. I toni tendono al cupo, ad un’atmosfera che non ha nulla di pacificante perché è quella di chi è lì che scava nel buio per trovare la luce della luna riflessa nell’acqua, di chi procede per punti interrogativi e ad ogni risposta ne trova uno nuovo per spingere il passo più in là, di chi affronta la tempesta per arrivare alla roccia dove tutto trova il proprio senso profondo. E’ un viaggio autentico che simbolicamente tocca le coste a sud della penisola italiana, lambisce l’Egeo, l’isola di Calypso, Creta e i freddi mari del nord. Due parti di un percorso senza interruzione che raccontano le atmosfere dei mari del nord ed anglossassoni e del Mediterraneo. Una sosta e si ferma a contemplare le Pleiadi. C’è un’emozione continua in ogni brano cantanto-recitato-condiviso, ognuno di essi possiede un timbro e un colore particolare grazie alle inedite sonorità mediterranee e arcaiche dai contrasti forti nell’alternanza di richiami alle tradizioni classiche e popolari, ai ritmi giocosi e al blues al swing. I suoni della complessa architettura musicale sottolineano l’epopea e i testi sono degni dell’aedo e ad ogni riascolto ti svelano nuovi punti di visti. La grande novità sta nel coro che amplifica la sensazione della mano omerica e sottolinea la dimensione universale del viaggio in cui tutti siamo imbarcati. Viaggio che per Capossela è ‘simbolo per eccellenza della sfida lanciata dall'uomo all'infinito, percorso iniziatico che consente, attraverso un cammino difficile e tormentato, di arrivare alla conoscenza del mondo e di se stessi, nel tempo e nello spazio.’
Alla fine, quando sembra che il capitano e la sua strepitosa ciurma siano approdati allo scoglio dove tutto si conclude, il viaggio procede ancora per una mezz’ora: Vinicio da solo o accompagnato con elegante delicatezza dal gruppo propone un’altra ondata di emozioni ricordando anche ‘chi non è più presente’ con una serie di meravigliose ballate che cantano la vita.
Articolo del
09/11/2011 -
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