Mike Stern Mike Stern live @ Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli - Roma, 10 novembre 2011 Roma  10/11/2011 di Giuseppe Celano

A volte basta un po’ di buon vino rosso per riscaldare il corpo, intirizzito dall’aria pungente di questo novembre, nell’attesa che Mike Stern e soci facciano il loro show. La Sala Sinopoli non registra il sold out ma il calore con cui il quartetto viene accolto, pochissimi minuti dopo le 21.00, basta a colmare il gap dei biglietti rimasti invenduti.

L’avevamo già visto l’anno scorso con il suo completo nero e anche questa volta, forte di un sorriso instancabile e di una gioia di suonare che lo fa sembrare un ragazzino nonostante abbia superato il mezzo secolo, Mike ci sorride ancora prima di iniziare. Ci chiede anche qualche minuto perché si è dimenticato di accordare la chitarra in tempo il che suscita nel pubblico una certa ilarità instaurando il mood giusto.
Gli altri intanto si posizionano lentamente alle loro postazioni, dietro al sax c’è Bob Malach, al contrabbasso elettrico Chris Minh Doky e alle pelli si siede Dave Weckl.
È Big Neighborhood ad aprire le danze con i suoi venti minuti di puro rock jazz infuocato fatto di riff muscolari, sax snello e contrabbasso serpeggiante che si alternano ai pattern intricatissimi di Dave Weckel. Il batterista passa da tempi dispari a passaggi velocissimi, che ipnotizzano lo stesso Mike, senza il minimo sforzo. La sala è piena di batteristi in attesa che Dave faccia il suo dovere, ma non bisogna attendere molto perché Weckel schianta le pelli con una grazia che è solo dei fuoriclasse. Diventa complicato individuare il vero leader della serata, durante ogni solo il livello individuale s’innalza notevolmente, anche quando il quartetto procede nelle parti d’insieme il risultato è ammaliante.
Ottima la scelta di proseguire con Avenue B, blues lento e cinematico che mette in mostra le capacità di ogni singolo elemento teso a cesellare abbellimenti attraverso delicate armonizzazioni, replicate successivamente in Wishing Well. Non mancano i passaggi selvaggi in cui Mike pigia sui pedali passando ad una distorsione molto hendrixiana ma ripulita dai feedback tanto amati dal mancino di Seattle.
È nel penultimo brano che Dave scatena la sua furia infilando tempi dispari, e pattern impossibili, fra le note del bassista che dal canto suo non si tira indietro in questa titanica battaglia. Stern se la ride sornione mentre ingaggia una lotta con il sax colpendolo con accordi funky.

Il combustibile è il jazz, il suo acceleratore è la matrice rock, il resto è puro spettacolo per occhi e orecchie dei presenti che si spellano le mani per omaggiare uno dei chitarristi più bravi e interessanti degli ultimi anni.
Se non c’eravate è solo un problema vostro.