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E’ passato davvero tanto tempo da quando Rodrigo Sanchez e Gabriela Quintero suonavano “for free” lungo le strade di Dublino, veri e propri buskers in cerca di fortuna, al clamore che accompagna adesso le loro esibizioni e concerti. Il binomio Rodrigo Y Gabriela è diventato ora simbolo di qualità musicale e perfezione stilistica, e il folk rock acustico, tinteggiato di flamenco e di heavy metal, che propongono dal vivo richiama un pubblico sempre numeroso, attento e partecipe.
Reduci dal successo di Live In France e prima di entrare in sala di incisione per registrare un nuovo album insieme ad un gruppo di musicisti cubani, Rodrigo Y Gabriela si fermano a Roma e si scusano subito con gli spettatori per il fatto che capitano poco da queste parti. Loro sono messicani, ancora molto giovani e felicemente sposati e vivono con gioia questo momento di grazia. Comunicano a più riprese con il pubblico, un po’ in inglese, più che altro in spagnolo e ogni tanto anche in italiano, ridendo sonoramente di fronte ai loro stessi errori. Ma quando poi imbracciano le chitarre, beh, è davvero un bel sentire. Un fluire di note estremamente pulite ed eseguite ad una velocità folle che ammalia quanti si trovino in sala ad ascoltare, li trascina in un viaggio musicale lunghissimo, ricco di contaminazioni e di incontri, fino a stordire. Rodrigo Y Gabriela eseguono i brani più noti del loro repertorio, dagli accenni classicheggianti di Ixtapa al flamenco rock percussivo di Diablo Rojo, dove le corde delle chitarre sono pizzicate con una frenesia assolutamente mai vista e inimitabile. Sappiamo tutti che hanno iniziato con cover versions acustiche di brani dei Metallica, tipo Orion, Battery e One oppure anche dei Led Zeppelin, su tutte la celebre Stairway To Heaven, ma questa sera non ci viene offerta la possibilità di sentirle dal vivo. Solo qualche accenno, inserito all’interno di altre esecuzioni, nulla di più. Intimiditi forse dal semplice fatto di trovarsi all’Auditorium Parco della Musica, hanno un po’ messo da parte quei brani del loro repertorio che facevano un chiaro riferimento alle loro radici metal che comunque compaiono in diversi passaggi armonici delle loro esecuzioni, in particolare quando si servono della pedaliera per tutta una serie di effetti sonori e di distorsioni dall’origine inequivocabile. Si procede con i virtuosismi acustici di Juan Loco e con la cover di Santo Domingo, un brano preso in prestito dal jazz, come d’altra parte anche la ben nota Take Five di Paul Desmond. Non sono ancora molti i brani originali che hanno a disposizione per i loro concerti, ma dobbiamo dire che l’intensità di esecuzione e la bravura tecnica di Rodrigo Y Gabriela sono tali da trasformare qualsiasi cover si trovino a dover proporre in un brano assolutamente nuovo. La meraviglia più toccante è quella di ascoltare momenti di chitarra classica spagnoleggiante fondersi con riffs tipicamente metal, restituiti alla loro purezza acustica originale. A pensarci bene i due sembrano dei moderni Mariachi, che suonano di tutto per tutti, su richiesta, in giro per le strade del mondo, assetati di musica e del feedback con il pubblico che viene ad ascoltarli. Sono solo due chitarre, è vero, ma il risultato complessivo, è quello di assistere ad un concerto di una vera e propria orchestra, tale e tanta è la moltitudine di suoni che ci troviamo di fronte.
L’esibizione sta per finire, loro promettono di tornare presto, anche l’anno prossimo, con l’intera band cubana per presentare insieme il nuovo album. Ma come commiato non basta. Ormai sono tutti in piedi ad applaudire ad incitarli per suonare ancora. Eccoli allora tornare sul palco della Sala Sinopoli per una esecuzione effettuata a velocità folle di Tamacun, il loro brano più famoso, dotato di un crescendo davvero incredibile, che mette in risalto non soltanto la raffinatezza stilistica dei due musicisti, ma il loro amore per la musica che eseguono, con umiltà e rispetto per i grandi del Rock che li hanno preceduti ma, al tempo stesso, soddisfatti delle loro geniali nuove interpretazioni.
(La foto di Gabriela Quintero all'Auditorium di Roma è di Maria Chiara Tortora)
Articolo del
25/11/2011 -
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