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Per tanto, forse troppo, Roma è stata orfana di una delle più grandi band garage, ancor prima che il garage stesso diventasse una scena musicale. A loro, negli anni, si sono ispirati Lenny Kaye nel tirar su il mastodontico Nuggets, Rudi Protrudi per i suoi Fuzztones e una serie infinita di band ha rivolto a loro le chitarre nel tentativo di creare una frattura che suonasse più o meno come un attacco sonico senza precedenti. I Sonics stasera sono nella capitale per un raid bellico degno del loro nome.
Quanti di voi si sono spesso ritrovati a cantare Psycho e a chiedersi che sapore abbia la tanto osannata stricnina? Bene, stasera al Circolo degli Artisti potrete dare sfogo alla vostra ugola e avere un assaggio del loro leggendario “elisir”. Sono le 23.13 quando i cinque attempati, ma altrettanto arzilli, signori salgono sul palco con tanto di occhiali da sole nonostante il buio della sala. Intanto, dire che il pubblico è in adorazione è un banale eufemismo, siamo certi che se la band fosse rimasta immobile avrebbe passato due ore a firmare autografi, rispondere a domande e sorridere sorniona. Nella sala ci sono tutti gli appassionati del rock and roll grezzo e gli addetti ai lavori, tutti in attesa dei loro micidiali singoli. Partendo da sinistra vediamo schierati Andy Parypa dalla voce tagliente, poi Rob Lind con sax penalizzato per metà spettacolo dall’acustica disattenta, passando perla sei corde di Larry Parypa. Gerry Leslie invece decentrato verso destra, dietro alle sue tastiere, mentre Bob Bennet è trincerato fra le pelli. L’attacco di Psycho è pura emozione, in sala si scatena un pandemonio manco fosse un concerto degli Slayer. La band è in forma, il pubblico reagisce ruggendo alle tre take su cui il sax e le chitarre duettano voluttuosamente. Intanto fra brani vecchi e nuovi i minuti passano e il calore interno sale, ballano proprio tutti, anche quelli del merchandise, anche noi che siamo defilati nella saletta laterale. Strychnine si presenta prima della mezzanotte, come una frettolosa Cenerentola, e l’intro scatena un bagno di sudore e mani protese verso la band. Ogni resistenza viene vinta, i freni inibitori spazzati via, il ghigno maligno di Lind ci fa immaginare i tempi in cui scorazzava, con trenta kg/anni in meno, per i palchi americani.
Ascoltare questa band 40 anni fa deve essere stato uno shock quasi letale, oggi il loro suono è un distillato rock d’annata. Essere qui stasera è una forma di rispetto nei loro confronti, una testimonianza dovuta verso giganti assoluti ancora capaci di piazzare qualche destro da kappaò. If you listen to what I say, you'll try Sonics some day, make you jump, it'll make you shout, It'll even knock you out!
Articolo del
29/11/2011 -
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