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Un concerto forse di breve durata ma di rara bellezza che ha visto il ritorno di Gianmaria Testa alla Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma, questa volta insieme al suo Jazz Quartet composto da musicisti straordinari come Philippe Garcia alla batteria, Nicola Negrini, al contrabbasso e Giancarlo Bianchini, alla chitarra.
Musicista piemontese, originario di Cuneo, ex ferroviere, diventato famoso in Francia nel 1995, mentre noi abbiamo cominciato ad apprezzarlo appena dieci anni più tardi, Gianmaria Testa ha un carattere schivo e non gli piace apparire. Si nasconde da sempre dietro le sue canzoni, veri e propri telegrammi poetici che emergono da un songwriting che prende in prestito elementi folk e rock per poi inserirli in una ambientazione piacevolmente jazz. Canzone d’autore di grande qualità, in molti accostata al talento e allo stile di Paolo Conte ma, per quello che serve, è il risultato di varie influenze musicali, dalla canzone francese al repertorio dei cantautori italiani degli anni Settanta, Ivano Fossati su tutti. Ma adesso Gianmaria Testa non deve più provare niente a nessuno, è soltanto lui, divide il suo tempo fra diverse collaborazioni musicali e letterarie, ultima quella con lo scrittore Erri De Luca, e cerca di consegnare a tutti le sue parole, che sembrano provenire da un luogo lontano, che sembrano destinate ad una umanità sparita, che non c’è più. Questa sera presenta dal vivo le canzoni contenute su Vita mia, il suo ultimo bellissimo album, ma inserisce all’interno della sua esibizione brani molto significativi che appartengono interamente alla sua storia, che disegnano meglio l’interezza della sua poetica. Si comincia infatti con Le traiettorie delle mongolfiere, un vecchio brano del 2004, per poi proseguire con le nuove canzoni, brani come Nuovo e Dimestichezze d’amore, brani che dal vivo, acquistano una maggiore intensità e mettono in luce un lirismo davvero pregevole. La riservatezza e il pudore con cui Gianmaria Testa canta l’amore, lasciano semplicemente incantati, assorti ad ascoltare quel suo voler “rubare alla notte una pagina bianca da scrivere ancora” e da tanti altri momenti musicali assolutamente raffinati e musicalmente gradevoli. Molto bella anche Lasciami andare e Lele, quest’ultima scritta ben trentacinque anni fa, ma inserita su un disco soltanto adesso. Il brano è ispirato dalla lettura di L’anello forte un romanzo scritto da Nuto Revelli e che parla del disagio di tante donne del Sud che si sono trasferite al Nord attraverso matrimoni per procura e di come si siano trovate a sostenere situazioni esistenziali molto difficili. Subito dopo riconosciamo gli accordi di chitarra acustica che introducono Tre quarti, una delle più belle canzoni d’amore scritte in lingua italiana, un piccolo gioiello acustico, intimo e delicato nel descrivere un lungo percorso di amore, dove la speranza di un tempo si coniuga lentamente al passato e si trasforma in dolce malinconia. Quasi a voler rimproverare a se stesso il fatto di essersi lasciato andare, Gianmaria Testa esegue subito dopo un inatteso funk rock intitolato Cordiali saluti che è una risposta ideale, sarcastica e dura, ad una delle tante lettere di licenziamento ricevute in questi giorni da operai di fabbriche al Nord. Il tema della dignità del lavoro ritorna su 18mila giorni, dal testo scritto da Andrea Bajani, diventato poi un’opera teatrale messa in scena da Giuseppe Battiston, una canzone che riflette la personale critica di Gianmaria Testa al modo in cui certe situazioni vengono rappresentate in televisione, a quel “santorismo” capace di deformare, attraverso l’ottica della notorietà e del semplice fatto di apparire in tv, anche lotte giuste, come quelle di operai che salgono per protesta su una gru e non scendono più. Di niente, metà è un’altra canzone nuova, un'altra canzone d’amore, bella ma triste; parole come “volerti soltanto per me sembrava rubare qualcosa” anticipano l’amara conclusione di un “niente diviso a metà” che è la radiografia di un fallimento che è anche esistenziale, non soltanto amoroso. Il rock di Polvere di gesso un vecchio brano dai risvolti musicali tipicamente anni Settanta, riporta il concerto su ritmi più sostenuti fino ad arrivare a Ritals, la canzone che parla di immigrazione e che è contenuta su Da questa parte del mare, l’album del 2006 che ha vinto il Premio Tenco. Il brano viene dedicato all’amico Jean Claude Izzo, uno scrittore francese di origine campana scomparso nel 2000 a Marsiglia e che spiegò per primo il significato della parola Rital, il termine dispregiativo con cui i francesi chiamavano gli italiani. Questo ci ricorda come anche noi italiani abbiamo vissuto il periodo dell’immigrazione, di un “abitare magro che non diventa casa” e quanto insensata sia certa ostilità verso i nuovi fenomeni migratori. Una più divertente e comunque amara variazione sul tema è rappresentata dall’esecuzione di 20 mila leghe in fondo al mare, un brano tratto dal nuovo disco e che racconta di cosa succederebbe se anche i mari si dividessero fra loro, il Mar Adriatico dal Mar Ionio, in nome di una imprescindibile voglia di autonomia. Una separazione fra goccia a goccia, dell’idrogeno dall’ossigeno fino a trasformare il Mare in un deserto di sabbia e granito. Il finale è riservato a La giostra, sempre dal nuovo album e alla ripresa di brani più datati come Niente altro che fiori e Come le onde del mare, tratto da Montgolfieres del 2004.
Richiamato a gran voce un’altra volta sul palco, Gianmaria Testa esce questa volta da solo sul palco saluti tutti e stringe il pubblico in un caldo, tenero abbraccio per passare insieme attraverso questo periodo di crisi ed esegue Dentro la tasca di un qualunque mattino, un brano storico del suo repertorio, una canzone tratta da Valzer di un giorno, il suo primo disco in assoluto.
SET LIST:
Le Traiettorie delle Mongolfiere Nuovo Dimestichezze d’Amore Lasciami Andare Lele Tre Quarti Cordiali Saluti Diciottomila Giorni Di Niente, Metà Polvere di Gesso Ritals 20 Mila Leghe In Fondo al Mare La Giostra
Encore:
Niente Altro Che Fiori Come Le Onde del Mare Dentro La Tasca Di Un Qualunque Mattino
Articolo del
09/12/2011 -
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