|
Sono le 23 e il palco è ancora vuoto. Siamo in pochi forse ma aspettiamo tutti con ansia che Peter Hook bassista fondatore dei Joy Division (per gli amici Hooky) faccia il suo ingresso sulla scena con la sua nuova band The Light per un concerto che celebra Closer e Unknown Pleasures a 31 anni dalla morte di Ian Curtis. La scaletta prevede quindi tutti i successi del gruppo di Manchester che in pochissimi anni, e solo due album, hanno segnato un periodo che con la morte del cantante, suicida a soli 24 anni, ha decretato il loro posto nella storia della musica post-punk. Una setlist rivista e aggiustata ma che comprende Dead Souls, Isolation, Passover, Heart And Soul, Eternal, Decades, Disorder, She’s Lost Control, e un doppio bis con, ovviamente, Transmission e Love Will Tear Us Apart. Sul palco accanto a lui c’è anche suo figlio Jack, anche lui al basso.
Difficile descrivere com’è riascoltare il repertorio Joy Division e guardarsi attorno e rendersi conto che sembra ieri che suonavano ancora insieme. Intorno a noi pochi hanno l’età giusta per averli sentiti nel periodo ‘77-‘80, la maggior parte hanno meno di trent’anni. Significativo, no? A fine concerto, con l’aria di uno che si diverte ancora, si concede ad autografi e foto con i fan nel camerino. Con un po’ di fortuna riusciamo ad avvicinarlo e a chiedergli di fare due chiacchiere. Dopo aver autografato i due CD e la mia Moleskine, vede che ho in mano il libro-biografia di Ian Curtis scritto da sua moglie Debbie e mentre si siede lo prende e lo sfoglia e lo riconosce, così decide di autografarmi anche quello. Nel libro ci sono molte cose raccontate da lui su Ian. Gli chiedo quanto erano amici.
Hooky: Be', abbiamo passato moltissimo tempo insieme, suppongo che eravamo molto vicini. E’ un vero peccato...
C’è una cosa che si ripete spesso in questo libro e cioè che stare nei Joy Division significava anche tenere fuori la propria vita privata.
Hooky: Forse eravamo molto giovani. Penso che sia diverso quando sei all’inizio, è difficile da spiegare. A volte cerco di spiegarlo a mio figlio Jack: era diverso, noi ci sentivamo diversi, era strano, ed è strano ricordare com’era. Io sto scrivendo il mio libro al riguardo e ti assicuro che ricordare certi dettagli non è facile, suonare quella musica rende tutto più semplice.
Come spieghi il fatto che con soli due album e a distanza di oltre trent’anni ci sono ancora fan che vi seguono e che vi ascoltano?
Hooky: Oh, be'... è un fantastico riconoscimento delle capacità di tutti e quattro; la musica è ottima tanto quanto lo sono i testi, e mettendo le due cose insieme si ottiene un mix potente e bellissimo. Io non avrei mai pensato di suonarle ancora. Se qualcuno mi avesse detto nel 1980 che nel 2011 avrei suonato ancora queste cose avrei detto “ma dài!”. E’ bellissimo sentire di avere una vera affinità con quella musica adesso, ma capisco anche che con i New Order c’era il bisogno di metterla da parte e dare un colpo di novità. In verità forse non l’ho mai apprezzata fino in fondo fino a quando non mi sono messo li a riascoltarla per risuonarla, ed è stato un processo strano. L’idea del tour è stata solo una conseguenza.
Come è nata l’idea di questo tour? Hooky: In realtà non è un vero tour. Originariamente si era pensato ad un solo show per celebrare 30 anni dopo Ian, da farsi a Manchester. Ma subito dopo tutti hanno iniziato a chiedermi di continuare, mi hanno detto “dovresti suonare, dovresti andare avanti” e mi sembra che le persone lo stiano apprezzando. Capisco anche la reazione di Bernard e Stephen (Sumner e Morris, rispettivamente chitarrista e batterista dei Joy Division, in seguito New Order con Hook, ndr) che sono rimasti perplessi da questa cosa e si sono chiesti “perché sta facendo questo se non stiamo più insieme”, anche loro stanno rifacendo cose dei New Order, e non stiamo più insieme, quindi siamo liberi di fare quello che vogliamo. Loro non possono dire a me quello che devo o non devo fare e viceversa io non posso dirlo a loro. Anche io penso che loro non dovrebbero andare in tour come New Order dato che loro non sono i New Order; e suonano cose dei Joy Division con la nuova band Bad Lieutenant, anzi hanno suonato cose dei Joy Division ben prima che lo facessi io con The Light, quindi non capisco perché si lamentano, la cosa non ha nessun senso per me... Ma ognuno fa quel che gli pare!
E com’è invece suonare con tuo figlio?
Hooky: Oh, è molto bello! Lui ha 22 anni, ed ha la stessa età che avevo io quando registravamo Closer, mentre ne avevo 21 in Unknown Pleasures. E’ strano ma è bello averlo con me anche perché altrimenti ci vedremmo pochissimo. Io in verità non volevo cantare, io volevo suonare ed è abbastanza strano per me come musicista avere mio figlio che suona i miei accordi di basso, e anche un altro tizio, nei Bad Lieutenant/New Order che fa i miei accordi, e quindi ci sono ben due persone che suonano la mia parte di basso e non io! E’ davvero singolare!
E come sta andando il tour?
Hooky: Sta andando benone ma non lo definirei un vero e proprio tour. In realtà faccio un po’ quello che mi va, quando mi va. Ormai sono “vecchio” abbastanza da sapere cosa mi è più consono e quindi facciamo 4 o 5 spettacoli poi magari torniamo a casa per una o due settimane e poi ripartiamo. E’ bello poter scegliere e decidere cosa fare, credo sia uno dei vantaggi della popolarità dei Joy Division il fatto che dopo 34 anni io possa scegliere quando e cosa suonare, e mi diverto a farlo. Non avrei mai pensato di iniziare a cantare, il fatto è che nessuno lo avrebbe fatto al mio posto, e non immaginavo che mi sarebbe piaciuto farlo. Nei Joy Division ho cantato solo un paio di volte, e anche nei New Order.
Infatti la musica dei Joy Division era molto improntata sul basso, il basso era lo strumento più incisivo...
Hooky: Oh, è molto carino da parte tua dirlo. La verità è che Stephen era unico, e anche Bernard. Penso che fosse l’alchimia fra noi tutti ad essere fantastica. E’ bello suonare ancora perché spesso e volentieri hai dei picchi in cui dici “Wow!” e ti ricordi di quei tempi favolosi, ma è stato tutto troppo breve e veloce, e a un certo punto “boom”, s’è fermato tutto... Perciò è bello tornare un po’ indietro.
Come pensi che sarebbe stato il futuro dei Joy Division se Ian fosse rimasto...?
Hooky: (sorride) Io penso che la musica sarebbe stata la stessa, Bernard e Stephen stavano iniziando ad interessarsi alla musica elettronica e sono certo che Ian avrebbe cantato Blue Monday. Quando l’abbiamo registrata era il 1982, non era tanto tempo dopo la sua morte. Sarebbe stata un’evoluzione verso la dance elettronica, c’erano già delle canzoni che andavano in quella direzione come The Only Mistake...
Ian ha lasciato molte canzoni incompiute di quell’epoca?
Hooky: A dire il vero non è rimasto quasi nulla, l’unica che ho trovato è stata Pictures In My Mind e ne ho fatto un EP, e quella è l’unica canzone dei Joy Division inedita. Non ho più cassette. E’ stato pubblicato tutto ed è strano perché ascoltando le vecchie registrazioni ho trovato la canzone I.C.B. (Ian Curtis Buried, ndr) dei New Order, in una versione originariamente suonata dai Joy Division che evidentemente poi ci siamo portati dietro.
Che progetti hai per il futuro?
Hooky: Be', è un piacere per me suonare ancora, io amo Unknown Pleasures e col tempo l’ho apprezzato sempre di più, ma mi fa molto molto piacere suonare Closer perché non lo abbiamo suonato tanto, Ian è morto e non lo ha potuto nemmeno ascoltare, tutto si è fermato di colpo. E io adoro suonare canzoni come Eternal o Decades o Passover perché sono quelle che abbiamo suonato di meno, e non mi importa molto se qualcuno mi critica per questo. Suonare Eternal per me è bellissimo, amo quella canzone! E so che Bernard e Stephen non la suonerebbero, e non capisco cosa abbiano da ridire, in fondo anche loro non hanno mai rotto definitivamente con il passato, hanno fatto le stesse cose che ho fatto io. Potrebbero dire “tu tieniti i Joy Division, noi ci teniamo i New Order”. Ma loro non sono i New Order senza di me, e noi non siamo i Joy Division senza di loro. Ma almeno noi non ci chiamiamo Joy Division. Questa è sicuramente una cosa che non mi rende felice e che mi ha causato molti problemi, ma...questa è la vita!
Con questo salutiamo Hooky e lo ringraziamo ancora per la sua disponibilità. Lui è ancora in forma e ci coinvolge un po’ a scherzare con il resto della band, il suo amico e tour manager lo prende in giro dicendogli che è vecchio e che ha bisogno di riposo, ma l’ultima immagine che ci lasciamo dietro è di un gruppo di amici che se la ride e brinda con birre alla mano a chiusura di una performance di alto livello.
Articolo del
12/12/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|