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E’ il nome nuovo della scena gothic-rock, è di origine russa, ma è nata in America, a Phoenix, Arizona. Ha solo ventidue anni, si chiama Nika Roza Danilova, ma si è imposta all’attenzione di tutti grazie al nome d’arte di Zola Jesus, un modo per coniugare insieme il suo personale tributo allo scrittore francese Emile Zola e per ricordare l’importanza della figura di Gesù. E’ già arrivata a pubblicare il suo terzo album, un disco davvero ben congegnato che prende il titolo di Conatus e la ritroviamo questa sera dal vivo al Circolo degli Artisti, per la data romana del suo tour europeo.
C’è molta gente, il locale è quasi pieno, risultato di un passaparola che ha avuto come oggetto la voce, decisamente particolare, e la presenza scenica della giovane Nika, non molto alta, biondissima e in possesso di una energia devastante. E’ accompagnata sul palco da un percussionista e da altri due musicisti che si occupano delle tastiere e della strumentazione elettronica, le sonorità sono forti ed ovattate, e sembrano decisamente ispirate al dark sound della prima Siouxsie, anche se non mancano elementi che possono far pensare allo sperimentalismo oscuro di Diamanda Galas o anche al pop-rock raffinato di Kate Bush. Il repertorio di Nika è già piuttosto vasto ma lei - che adora sorprendere - si gioca subito i numeri migliori come Avalanche e Hikikomori, eseguiti in una tempesta di suoni che mettono insieme una chiara propensione per l’elettronica ed elementi tipici del rock industriale. Nika è un’autodidatta: ha iniziato a studiare canto a sette anni, si è nutrita di musica classica e nasce come cantante lirica. Tutto questo si riversa quasi naturalmente sulla natura della sua impronta vocale, decisamente molto estesa, alta e potente. I testi di Nika non sono certo banali: studentessa dell’Università del Wisconsin, riesce a cogliere storie e spunti interessanti che mettono in musica l’attenzione per l’ambiente naturale che ci circonda e il malessere del mondo giovanile. Brani come Sea Talk, Collapse, Vessel e Lick The Palm Of The Burning Handshake rivelano l’originalità della proposta di Zola Jesus e danno prova del suo talento. Certo, sono evidenti citazioni ed influenze del passato, ma la ragazza ha già al suo attivo dei brani portanti, non male se consideriamo la sua giovane età e una carriera artistica tutto sommato recente. L’esecuzione di Seeker mette in luce anche una nuova predisposizione verso tonalità techno pop, ma mi sembra ingeneroso leggere di lei come la “Lady Gaga della musica indipendente” . Il concerto non è molto lungo e si chiude con l’esecuzione di Poor Animal, un brano tratto da un recente e.p. intitolato Valusia.
Lei, Nika, ha comunque offerto il meglio di sé: si è catapultata fra il pubblico senza mai smettere di cantare, si è inginocchiata più volte sul palco quasi come se fosse in estasi o in preghiera, si è coperta più volte il volto, occultato dai suoi stessi capelli. Zola Jesus è energia pura, incontaminata e folle, un’artista emergente con una sezione vocale tonante che è in fase di continua evoluzione. Il concerto di stasera è stato un ottimo biglietto da visita che lascia aperte le porte per un futuro ancora più luminoso e brillante.
SETLIST: Avalanche Hikikomori Stridulum Collapse Sea Talk In Your Nature Shivers Seekir Lick The Palm of The Burning Handshake Night Ixode Vessel Run Me Out
Encore:
Poor Animal
Articolo del
13/12/2011 -
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