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Sono passati i tempi delle stravaganze e delle bizzarrie techno-pop o electro clash di Antenna, adesso Jay-Jay Johanson, compositore ed interprete svedese di buona fama e di grande talento, è diventato “più grande”, per dirla con le parole di una sua stessa canzone. Il suo ultimo album Spellbound è un disco carico di atmosfera, che si arricchisce di una sezione vocale morbida e affascinante, i suoi recenti live act in Francia sono stati accolti con l’aggettivo “magnifique” e c’è molta curiosità per vederlo all’opera questa sera alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.
Certo, non c’è molto pubblico, non siamo a Parigi, e lo spessore artistico di Jay Jay non è ancora così conosciuto qui da noi. D’altra parte - come ci ha confessato Jay alla fine del concerto - è la quinta volta che si esibisce dal vivo in Italia, quindi la sua avventura è solo all’inizio. Un vero peccato perché il set offerto dal compositore svedese è stato senz’altro di grande valore e avrebbe meritato un giusto riconoscimento, malgrado la presenza in contemporanea di Ute Lemper in un’altra sala. Lui dice che tornerà presto, ma intanto vi descriviamo una serata fatta di emozioni intense, incastonate all’interno di un racconto musicale basato essenzialmente su piano e voce. Jay Jay è accompagnato sul palco da un altro musicista che si alterna al pianoforte e alla pianola elettrica. Jay è fermo, in piedi davanti all’asta del microfono, mentre dietro di lui scorrono in video bellissimi immagini di volti di uomini e donne, inquadrati sempre in primo piano, assorti e intimamente coinvolti dalle note e dalle liriche dei brani in esecuzione. Si comincia con le invocazioni di aiuto contenute su Autumn Winter Spring e con le attese di amore di Again, mentre avvertiamo un substrato inquieto di elettronica su Escape, una slow ballad davvero molto bella e felicemente ispirata in cui le parole dei testi si adattano perfettamente alla voce melodiosa e a tratti infinitamente malinconica di Jay Jay. Abbiamo di fronte un artista finalmente compiuto, un uomo che non vuole rinunciare alla delicatezza delle sue emozioni più nascoste, che lascia confluire divinamente nelle sue canzoni. Dilemma, il nuovo singolo, e la melodiosa Only For You danno nuova linfa vitale alla qualità dell’ esibizione: rimaniamo affascinati dalle sue esecuzioni, semplici e raffinate, dotate di una compostezza e di una classe molto rara di questi tempi. Da segnalare anche la performance relativa a Time Will Show Me e la riproposta di So Tell The Girls I Am Back In Town, un vecchio successo, privato però di quegli effetti sonori e di quelle sonorità sintetiche che ricordavamo su disco e che soltanto adesso rivelano la loro inutilità. Le influenze del trip hop e del Bristol Sound sono rimaste intatte nel repertorio di Jay Jay che ora però sembra decisamente più vicino allo stile dei Radiohead di Tom Yorke. I tanti sogni e le ingenue speranze d’amore vengono ricordati sulla splendida Monologue, un brano quasi a cappella, mentre è la nostalgia che riempie l’ascolto di Far Away, un’altra piccola perla tratta da Poison, un disco che risale ormai al 2000, ma che forse rimane come la cosa più bella da lui realizzata fin qui. C’è un atteggiamento più positivo nelle liriche, c’è più futuro su Tomorrow, una canzone impreziosita da un morbido tappeto elettronico, sofisticato ed elegante. Ecco che arriva la tanto attesa She Is Mine But I Am Not Hers, una ballata deliziosa, dove i tanti piccoli drammi dell’amore vengono rappresentati con tanta delicatezza, ma anche con la giusta distanza, senza mai sconfinare nella retorica. Stesso discorso per l’amara ma lucidissima Suicide Is Painless, che ci ricorda il vuoto dei giochi e delle finzioni che riempiono la nostra vita, mentre davvero godibile si rivela Believe In Us, un brano che viene sempre inserito all’interno della sua set list, un piccolo gioiello dal refrain inconfondibile, una sintesi dei molti quesiti a cui non troviamo risposte nei rapporti d’amore.
Richiamato a gran voce sul palco fra gli applausi dei presenti, Jay Jay sorride, ringrazia tutti , si accomoda per la prima volta alla pianola elettrica ed esegue altri tre brani ancora: I’m Older Now, On The Other Side e Rocks In Pockets. Terminato il concerto, le luci si accendono in sala e vediamo Jay Jay che - incurante del protocollo dell’Auditorium - trova il modo di scendere dal palco e di salutare personalmente alcuni degli spettatori. Si ferma a conversare amabilmente anche con noi, è visibilmente soddisfatto e promette di tornare più spesso. Una serata a dir poco incantevole, grazie alla capacità di Jay Jay Johanson di creare un rapporto che definirei molto intimo, quasi esclusivo, con chi viene ad ascoltarlo.
SET LIST:
Autumn Winter Spring Again Escape Dilemma Only For You Time Will Show Me So Tell The Girls I Am Back In Town She Doesn’t Live Here Anymore Monologue Far Away Wonder Wonders Tomorrow She Is Mine But I Am Not Hers Alone Driftwood Suicide Is Painless Believe In Us
Encore:
I’m Older Now On The Other Side Rocks In Pockets
Articolo del
15/12/2011 -
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