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Il nuovo lavoro di Dente è tra gli album più chiacchierati e riconosciuti dalle classifiche italiane di fine anno. Spartiacque di un prima e un dopo musicale, in cui Giuseppe Peveri trova giusto equilibrio di genere fra le increspature romantiche di una inedita sontuosità strumentale, il lavoro del cantautore fidentino rende tutto più evidente. A partire dalla produzione di Tommaso Colliva per arrivare alla cura estrema posta negli arrangiamenti da una nutrita schiera di musicisti chiamati all’opera, fra tutti Massimo Martellotta (archi), Enrico Gabrielli (sax, flauto), Rodrigo D'Erasmo (violino) e Daniela Saloldi (violoncello). Sempre incontenibile ma maggiormente ravveduto nel tracciare il dedalo minimalista della canzone italiana, a questo giro Peveri affina la scrittura e raggiunge piena cifra stilistica nella melodiosa narratività di un percorso individuale che disobbliga Io tra di noi come impronta battistiana dei Settanta facendone categorico imperativo per una riformulabile carriera d’autore.
E a pensare che il Piper, in fondo, almeno un tempo sarebbe potuto essere il suo palco principale. Almeno di questo Dente ne è consapevole tant’è che prima di procedere ai consueti cerimoniali del live, indossa parrucca alla Beatles e imbracciando le chitarre con la band intrattiene i primi arrivati con qualche classico dei Rokes, di quelli che avrebbero fatto andare in visibilio folla e minigonna, sotto le mentite spoglie di Ragazzi Tristi per l’appunto. Loro che, in realtà, tristi non sono poi così tanto, di li a poco fanno il pienone con canzoni che ipnotizzano e si lasciano cantare senza troppa difficoltà, colmando un locale altrimenti vuoto ma dalle intenzioni rivedute.
Magnetico e oramai vero maestro di intrattenimento oltre che di cantautorato in ‘fa’ maggiore, l’esule degli Anni Zero è un supereroe della chitarra acustica che riprende con una squadriglia di organo e batteria tonalità di una sezione chitarristica che preferisce lasciare i fiati a casa per trovare più ritmo e uguali frammenti di genio in una maturità musicale ed esecutiva accelerata sull’impronta dell’ultimo Io tra di noi, riproposto quasi per intero durante l’oretta e mezza dell’esibizione. Quello della data romana è un set che parte intimo con i falsetti dell’album e finisce in festa appagata tra cambi di marcia, ritmiche delicate e giochi-linguistici che definirli bisticci associativi è poco. Piccolo destino ridicolo, Giudizio universatile, Casa tua, La settimana enigmatica sono testi che virano allo scoppiettante, oltre che incredibile frasario melodico dal retrogusto amaro ma malizioso, sinfonico e reso cosciente delle proprie origini italiche. Senza modifiche di tempo né d’interpretazione, Dente snocciola canzoni recenti e pezzi storici con una personalità incredibile, pescando a mano libera tanto da Anice in bocca e Non c’è due senza te, quanto da L’amore non è bello. Interloquisce per tutto il tempo con le prime file a cercare un supporto che quando arriva ha quell’incredibile nonsense di spicchi di vita e aneddoti faceti che sembrano tratti dai suoi archivi. Totalmente a suo agio, decolla meglio quando carbura, regalando alcune gemme di vigorosa bellezza specie sul finale. Vieni a vivere, Buon appetito, Beato me, Quel Mazzolino, sono ancora i suoi momenti migliori, ma soprattutto è tutto ciò che il pubblico aspetta di ascoltare immobile per cantare. A questo si aggiunge una sempre fulgida capacità di individuare riff e ritornelli che stupisce per continuità d’ispirazione, motivando un successo che arriva meritato e composto principalmente attorno alle ragioni del cuore.
Oggi più di ieri, ridendo e scherzando, Giuseppe Peveri ha imboccato un futuro di rilievo che a parità di colleghi, però, si direbbe tutto suo.
SETLIST:
Piccolo destino ridicolo Saldati La settimana enigmatica Quel Mazzolino Incubo Io sì A me piace lei Casa tua Da Varese a quel paese Giudizio Universatile Puntino sulla i Baby Building Io della bellezza non me ne faccio un cazzo Scanto di sirene Stella Sogno Le cose che contano
Encore:
Buon appetito L’amore non è bello Beato me Vieni a vivere
Articolo del
16/12/2011 -
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