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“Musical” o, come lo definisce il dizionario della lingua italiana: “commedia musicale originaria degli Stati Uniti, con parti recitate, cantate, danzate [pronuncia: miùsicol]”. Una forma di intrattenimento leggero che in teoria mi attrae molto, ma a cui poi nella realtà mi è capitato di assistere di rado e che non mi ha sempre lasciato buone impressioni. A memoria, ricordo uno spettacolare Buddy - The Buddy Holly Story londinese, ma anche un Rocky Horror Picture Show romano di scadente fattura e un anonimo e trascurabile Cabaret newyorkese (nei locali dello Studio 54, più che altro una scusa per visitare la storica discoteca). Poi il nulla, a parte ovviamente il cinema che in alcuni casi (Hair, Tommy e lo stesso Rocky Horror Picture Show) ha raggiunto vette anche superbe. Ma intanto negli ultimi anni in Italia il formato “musical” si è diffuso a vista d’occhio nei nostri teatri. La versione italiana di Grease è rimasta in scena per Dio sa quanto tempo, e negli ultimi tempi sono sbarcati anche in Italia blockbuster quali We Will Rock You (con le musiche dei Queen) e Mamma Mia (ispirato alle canzoni degli Abba). E poi, naturalmente, c’è il “caso” del musical su Peter Pan basato sulle canzoni di Edoardo Bennato contenute in origine in uno degli album più celebri e amati del cantautore di Bagnoli, Sono solo canzonette del 1980. Si tratta di uno dei rari casi di musical, se così, si può dire, “autoctoni” (fatta eccezione per la storia proveniente dal libro dello scozzesissimo J.M. Barrie) e, nel contempo, anche uno dei massimi successi teatrali di tutti i tempi: nelle stagioni 2006-2007 e 2007-2008 risultò infatti essere lo spettacolo più visto in assoluto in Italia con, rispettivamente, un totale di 135.141 e 234.859 spettatori.
Quella varata lo scorso 23 settembre da Verona e ieri sera approdata a Roma è quindi la terza edizione “ufficiale” del musical bennatiano, che ritrova sia il suo regista originale, Maurizio Colombi, sia il protagonista del 2006, il ballerino/ cantante/ attore Manuel Frattini nel ruolo di Peter Pan. Confermata, nei panni di Wendy, Martha Rossi già nel cast precedente, mentre il ruolo di Capitan Uncino è affidato per la prima volta a Pietro Pignatelli. Trattandosi della prima il Sistina è gremito in ogni ordine di posti. Molti bambini, nonostante l’ora serale di un giorno feriale, e diversi addetti ai lavori, tra i quali Stefano D’Orazio dei Pooh - autore con la (ex) band dei musical Pinocchio e Aladin, che ebbero, entrambi, come protagonista proprio Frattini – forse venuto per scrutare la “concorrenza”. Lo spettacolo, com’è facile immaginare, è una megaproduzione, forse ancora non a livello di quelle anglosassoni, ma ormai neanche troppo distante. Il ritmo è agile, i cambi di scena rapidi, la scenografia avvolgente e ingegnosa. E non c’è nulla da eccepire ai ballerini e agli attori principali, tutti perfettamente all’altezza, anche se Frattini (a detta di quanti lo videro nella prima edizione) appare meno fresco e vitale di quanto fosse nel 2006. Il punto dolente risiede piuttosto nella musica, o meglio nell’utilizzo che ne viene fatto. Sono solo canzonette fece epoca, quando uscì, non solo per la forza melodica delle canzoni (indiscutibile) ma anche perché rappresentò una sorta di definitivo sferzante commento di Bennato verso gli appena terminati anni Settanta. Si muovevano, le liriche di quell’album, su più piani diversi. La favola di Barrie era una scusa per parlare di altro: dell’artista/ folle /bambino / Peter Pan, ma poi anche, e soprattutto, di anni turbolenti dominati, da un lato, da una classe dirigente bacchettona, imbelle e senza nerbo, e dall’altro dalle fallimentari ideologie brandite da una torma di pseudo-rivoluzionari tanto velleitari quanto sanguinari. Orbene, da Peter Pan Il Musical la vibrante polemica bennatiana d’antan è stata inevitabilmente espunta. Bennato stesso ha modificato di persona i testi di alcune canzoni (cassando ovviamente strofe come “gli impresari di partito mi hanno fatto un altro invito...” e tante altre similari) poiché, è palese, il musical deve avere una sola chiave di lettura, quella della favola di Barrie, legata alle dicotomie tra fanciullo/adulto e fantasia/ragione. Ne risulta uno spettacolo fondamentalmente “per bambini”. Ovvero, un musical che ai piccoli piacerà in toto, “plot” compreso, mentre i grandi faranno meglio a concentrare la loro attenzione sulla scenografia e la coreografia, sulla recitazione e se del caso, sugli “effetti speciali” (tipo, ad esempio, Frattini che si lancia in volo in mezzo alla platea). Detto questo, il comun denominatore di Peter Pan Il Musical non è propriamente altissimo. Il target di pubblico a cui Colombi & Co. mirano sembra essere quello della Domenica su RaiUno, e quindi: poche sorprese e nessun tentativo di inserire, magari surrettiziamente e en passant, un qualche spunto inedito e stimolante. Per fortuna degli adulti, però, ci sono anche le musiche. Bennato ha lasciato il compito di (ri)arrangiarle a due suoi collaboratori storici, Mauro Spina e Stefano Pulga, che hanno svolto un lavoro a regola d'arte. A parte, qua e là, una modernizzante patina elettronica e (com’è logico che sia) il tipico cantato teatrale dei vari Frattini, Rossi, Pignatelli, Jacopo Pelliccia (tra i più bravi, nella parte di Spugna), la resa dei brani conserva intatto lo spirito degli originali. La sequenza di Sono solo canzonette, per l’occasione, è rimescolata a beneficio del plot: e così all’iniziale Ma che sarà, cantata in mezzo alle strade di Londra da un cantastorie ambulante molto bennatiano non fa seguito, come sul disco, Il rock di Capitan Uncino, bensì la quasi-operistica Tutti insieme lo denunciam, legata all’entrata in scena dei genitori della protagonista Wendy. Alle 8 canzoni originali Bennato ne ha poi aggiunte altre dal suo repertorio: In fila per tre (con un testo depurato dagli originari sberleffi verso scuola, ufficio e caserma), Viva la mamma, Ogni favola è un gioco, Fantasia, Non so darti torto ragazzino, Il gioco continua e una La fata che su Burattino senza fili era quella di Pinocchio e che qui viene riferita a Trilli Campanellino. E in più c’è anche la nuova di zecca Che paura che fa Capitan Uncino che ben si inserisce nel contesto. Insomma, se da un lato dispiace vedere il concept di Sono solo canzonette “addomesticato”, dall’altro fa piacere verificare come quelle ultratrentenni canzoni siano ancora vive e facciano ancora cantare ed emozionare le nuove (e nuovissime) generazioni.
Si potrebbe anche dire, con il titolo di un altro brano di Bennato, “benvenuti alla fiera dei buoni sentimenti”. Ma in definitiva non sarebbe neanche giusto nei confronti di uno spettacolo (volutamente) messo in scena a uso e consumo delle famiglie, in cui l’obiettivo di partenza è peraltro magistralmente raggiunto da Maurizio Colombi e da tutti i suoi collaboratori. La cosa migliore, pertanto, è chiudere gli occhi, lasciar spazio all’immaginazione e volare insieme a Peter Pan / Fratttini verso l’Isola che non c’è, e quindi verso il rasserenante lieto fine della novecentesca fiaba di J.M. Barrie. Sono solo canzonette, in fondo, e ai bambini sono piaciute, e piaceranno, ancora a lungo.
Peter Pan Il Musical è in programma al Teatro Sistina di Roma fino al 12 febbraio 2011. Tutte le informazioni su www.ilsistina.com.
Articolo del
26/01/2012 -
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