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C’è la febbre del sabato, il calcio la domenica e l’Always Never Again il venerdì. Per i seguaci della flanella, pronti a scatenarsi sul dancefloor durante il djset di Fabio Nirta, e per gli habitué dell’ambiente indie cosentino, questo venerdì di fine gennaio è dominato dall’estro di un talento eclettico e istrionico. I flyer piovuti in settimana in città non tradiscono la qualità di quello che è diventato un vero e proprio punto di riferimento per la musica alternativa di qualità: nonostante TIR, forconi, benzina introvabile e crisi che aleggia un po’ ovunque, il ragazzo dai riccioli neri, sospeso a metà tra la Foglia d’Acero e la Torre degli Asinelli, imbraccia la chitarra e sale sul palco del B-Side.
A guardarlo bene, sembra impossibile che dietro un fisico così secco ci sia una voglia smodata di esprimersi e una passione immensa per tutto ciò che è musica, eppure descrivere la biografia del trentenne Jonathan Clancy è praticamente impossibile. Dopo aver segnato col pennarello indelebile il panorama indie italiano coi Settlefish, presenti, tra l’altro, nella compilation Afterhours presentano: Il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?) col brano Catastrophy Liars, e aver flirtato col panorama alternativo internazionale con gli A Classic Education, supportando i British Sea Power per un mese negli Stati Uniti e con la preview esclusiva dell’album su Pitchfork, in questo periodo Jonathan si sta dedicando al progetto solista His Clancyness. Un’avventura musicale densa (con vari split in formato 7”, una cover di How It’s Done In Italy dei My Bubba & Mi ancora disponibile in free download e due album, l’ultimo dei quali è una raccolta di pezzi registrati su cassetta prima di andare a letto...) che mostra l’abilità di Mr. Clancy nel saper rinnovarsi e ricercare vari aspetti della propria psiche per proporli nel vestito sonoro adatto ma, soprattutto, fa ronzare in testa una domanda inevitabile: come diamine faccia a fare bene tutte queste cose.
Jonathan, che qualche settimana fa ha suonato con gli A Classic Education all’Eurosonic in Olanda e che a marzo pubblicherà Always Mist Revisited per il progetto His Clancyness, è un ragazzo dall’aria stralunata ma di una disponibilità disarmante. Sale sul palco accompagnato soltanto da Carlo che si destreggia tra basso, chitarra, drum machine, batteria acustica e Casio... ah ovviamente anche alle seconde voci, per non farsi mancare nulla. I brani si alternano mostrando tutta la bellezza e l’ecletticità della voce di Jonathan, che si dimostra catalizzatore di attenzione, si nota nei silenzi attenti tra un brano e l’altro, profondo conoscitore del panorama musicale internazionale, in particolare quando sceglie di coverizzare un brano di El Perro Del Mar, e carismatico quando, incurante di tutto e tutti, scende dal palco e in mezzo alla folla intona l’ultima canzone in una sorprendente veste totalmente acustica. C’è anche spazio per un auto-citazionismo che ovviamente non guasta quando la formazione a due di questo tour di His Clancyness ripropone Spin Me Around degli A Classic Education, gli applausi a fine esecuzione confermano che Jonathan è proprio un fuoriclasse. Il dream-pop, sorretto dai delay e da accordi secchi e tesi che ben si legano all’assetto minimalista col quale vengono a galla e impreziosiscono le capacità canore di Mr. Clancy, fa del suo essere scarno un punto di forza che abbatte i muri della comunicazione e regala una visione intimista di uno dei protagonisti della scena alternativa musicale italiana ed internazionale. Una ragione in più per apprezzarne la versatilità che incontra sempre e comunque la qualità.
Vedere all’opera un talento del genere e parlarci tranquillamente prima e dopo l’esibizione, prima toccando un po’ il dualismo Lennon-McCartney e poi scambiando qualche impressione su quanto bravi siano Camera 237, può trasformare un qualunque venerdì di gennaio in un’estate maestosa.
Articolo del
01/02/2012 -
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