|
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Majakovich, eclettico trio composto da Francesco Sciamannini, Francesco Pinzaglia e Giovanni Natalini, svelando gli itinerari di un tour “On The Road” e attraversando le principali strade della loro carriera artistica, tra musica, whisky, sorrisi e simpatica ironia.
(Ida Stamile) I Majakovich sono “un formidabile trio, un duo” o entrambe le cose?
F.P. Entrambe le cose. Siamo in tre, ma le menti che hanno fondato il tutto sono due.
In sostanza chi sono Majakovich?
F.P. Francesco e Francesco, poi l'anno scorso, a giugno del 2011, è subentrato Giovanni Natalini in arte “Giangi” come batterista, che adesso è entrato in pianta stabile.
Come nascono e qual è la genesi dei Majakovich?
F.S. L'idea è nata nel 2006 dalle ceneri di un precedente gruppo, facendo karaoke all'oratorio e cantando “Lemon Tree”. Da allora abbiamo poi registrato un Ep nel 2009, “Songs For Pigs”. Abbiamo suonato per un annetto con diverse date anche fuori dall'Italia e nell'aprile del 2010 abbiamo registrato con un altro batterista il nostro primo album “Man Is A Political Animal, by Nature”, uscito nel dicembre del 2010. Dall'uscita del disco abbiamo suonato un bel po'; ad oggi abbiamo fatto circa una sessantina di date più o meno tra l'Italia, i Paesi Baschi e l'America, insieme agli Afterhours.
I Majakovich del 2006 e quelli del 2011, cosa è cambiato?
F.S. Dal primissimo progetto è cambiato che adesso cantiamo in inglese; è cambiato il batterista, sono cambiate le nostre ragazze...sinceramente è cambiato tutto e niente. Noi siamo sempre gli stessi fondamentalmente, forse un pochino più stronzi di prima, un pochino più esigenti con noi stessi e con il resto del mondo che ci circonda. Al di là di questo è cambiato poco, perché alla fine i soldi non ce li avevamo prima e non ce li abbiamo nemmeno adesso. (ride n.d.r.). F.P. Come diceva Marco Cocci: “mangio sempre nello stesso piatto e dormo sempre nello stesso letto”. (ride n.d.r.).
“Man Is A Political Animal, by Nature” è la vostra ‘polis’ aristotelica?
F.S. Direi più un biglietto da visita, un pochino più sommessa come cosa. È stato un album che ci ha aperto delle strade, ci ha fatto conoscere alle persone dell'ambiente. Ci ha dato quella spinta che ci serviva per iniziare davvero il progetto. F.P. E' stato inoltre un input a chiedere di più a noi stessi, una presa di coscienza dei nostri mezzi.
Ma l'uomo secondo voi è più animale o più politico?
F.P. Entrambe le cose e l'una non può prescindere dall'altra. F.S. Però...vince l'animale.
L'uomo e tutta la sua vita sembra essere al centro dei testi del vostro album. É così?
F.S. Beh parla di noi come penso parlino l'80% dei testi che vengono scritti. I nostri testi parlano di fatti personali, di amore o comunque di un vissuto privato ed è quindi normale che si parli dell'uomo fondamentalmente. Ci si può anche mettere di mezzo la politica certo; alla fine la politica è tutto e niente. Qualsiasi cosa faccia una persona è in un certo senso politica, in riferimento alla polis come dicevi tu.
“L'Era Della Massoneria” è un pezzo mirato al senso stesso del titolo o abbraccia un significato più ampio?
F.P. Parla proprio di quello, del fatto che siamo tornati all'Era della Massoneria. Forse è più corretto dire che non ne siamo mai usciti. F.S. Il problema è che quando si parla di Massoneria, è talmente inflazionato come termine che sembra che tu stia parlando di Gandalf il grigio e del Signore degli Anelli. È invece qualcosa di reale e tangibile.
Anche se i Majakovich “non sanno bene l'inglese”, perché la scelta dell'inglese nei vostri testi?
F.S. Perché così ho trovato la scusa per imparare l'inglese, altrimenti non l'avrei mai imparato. F.P. No in realtà è una presa per il culo; abbiamo in un certo senso precorso i tempi. Sapevamo già tutte le stronzate che sarebbero uscite attraverso il mezzo stampa sulla pronuncia...splendida aggiungerei io, rispetto al 90 % degli italiani che cantano in inglese. F.S. Molto meglio di un Mike Patton che canta in italiano. (ride n.d.r.) F.P. Su questa cosa Francesco dice una cosa giustissima. Se tu ricordi Mal dei Primitives e poi lo stesso Mike Patton, cantano in italiano con il loro accento. È questa è una cosa figa, simpatica. Se sei nato a Milano, che cazzo vuoi? Non sarai mai madrelingua. F.S. Diciamo che è un po' una licenza...non poetica ma...una licenza.
E' Possibile che la band “si adoperi nuovamente a migliorare anche l'italiano” in progetti futuri?
F.P. Sì perché in inglese cantiamo di merda. (ride n.d.r.) F.S. Sì perché non ho imparato l'inglese e non lo imparerò mai. Dovrei quindi ritornare all'italiano che non so comunque (ride n.d.r.). Sarà difficile...forse canteremo in Croato...
Come è nata la collaborazione con Giulio Ragno Favero, Xabier Iriondo e con gli ospiti presenti all'interno dell'album?
F.S. Con Giulio ci siamo conosciuti durante un Festival a Prato, il Black Out Festival; suonavamo di spalla agli Zu. Lui era lì quella sera e ci siamo scambiati i nostri contatti, anche grazie a Vanni Bartolini degli OBO. Tramite lui dunque siamo arrivati a Giulio e successivamente siamo andati a registrare a Padova. Con gli altri personaggi che hanno partecipato al disco è nato tutto in sala prove, anche con Giovanni Ferlinga che è l'assistente di studio di Giulio. F.P. A Xabier invece abbiamo mandato una mail, perché siamo cresciuti con gli Afterhours. E Xabier ha poi fatto un lavoro pregiatissimo; ha davvero capito come andava fatto un featuring secondo noi. Ha abbellito il pezzo, senza mettere troppo del suo stile.
Majakovich e Afterhours in America...come è andata? La vostra personale esperienza del Jack On Tour.
F.S. Domandone! G.N. E' stata una bella esperienza nata per scherzo. Perché il qui presente Francesco Sciamannini, cantante dei Majakovich, si è iscritto a questo concorso chiamato ‘Jack On Tour’. In realtà lui è un amante del Jameson. Il problema è che l'ha detto sul palco dopo aver vinto. Dopo questa dichiarazione rischiavamo quasi di non andare più in America; poi Manuel e soci si sono imposti e siamo partiti nel giro di quattro/cinque giorni dopo l'ultima data a Roma al Circolo Degli Artisti. È stata un'esperienza mirabolante. Questa è forse l'unica cosa che potrei dire, perché a parole non è semplice descriverla.
L'esperienza più strana che avete vissuto e quella che vi ha particolarmente colpito lungo le strade d'America?
F.S. Abbiamo mangiato un super Hamburger enorme e una bistecca di due chili e mezzo. Ma la cosa davvero strana è stata vedere anziani di ottant'anni che suonavano fino alle cinque di mattina il bluegrass. F.P. Dell'America quello che ci è rimasto più impresso è stato sicuramente il paesaggio. Ha una luce diversa, una grandezza diversa. È troppo netta la differenza con l'Italia. Per il resto, forte e intenso è stato il rapporto che è nato con gli Afterhours. Sono delle persone davvero squisite sia a livello personale che professionale.
La città che vi ha maggiormente affascinato?
F.S. A me personalmente ha colpito Chicago, fenomenale. G.N. Mentre la più brutta secondo me è stata Albuquerque. F.S. Sì, non a caso ci son successe diverse cose strane ad Albuquerque. Ci sono dei posti davvero strani, come in Oklahoma, che hanno sia le caratteristiche della città che della periferia. A livello paesaggistico andate poi in New Mexico e perdetevi nel deserto.
Dopo l'esperienza americana....gli Afterhours secondo i Majakovich . F.S. Sono dei fantastici cazzoni...come noi (ride n.d.r.)
Il futuro dei Majakovich?
F.S. Nel futuro remoto sicuramente lavorare su cose nuove. A brevissimo termine forse uscirà un remix di un pezzo annesso a un video e in estate invece dovrebbe uscire il video di un altro nostro brano. Stiamo inoltre pensando di far uscire un Ep o qualcosa di simile. Poi continuare a fare concerti, perché ci piace suonare.
Tiriamo le somme di questo anno.
F.S. Abbiamo chiuso in positivo questo anno, con uno spread altissimo (ride n.d.r), da quando è uscito il disco abbiamo fatto davvero una marea di date, considerando anche il fatto che noi abbiamo sempre lavorato da soli a livello di booking. Poi tante soddisfazioni sono arrivate anche a livello di critica e sotto molti altri punti di vista.
Ida Stamile Ok, non so se ringraziare il duo o il trio per il tempo che ci ha concesso, comunque è stato un piacere per noi di Extra.
Majakovich Grazie anche a te.
Articolo del
25/03/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|