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Mercoledì 21 marzo – ore 21:00.
Ero convinto di avere anche Tommy da qualche parte… maledizione! Poco male, coi 33 giri di Who’s Next e Live At Leeds, più il 45 di Pinball Wizard vado comunque alla grande... il pennarello nero funziona, è tutto perfetto, mi faccio una doccia ed esco. Questa volta sarà un gioco da ragazzi, l’Auditorium Conciliazione ha una sola uscita sul retro, Roger Daltrey non mi sfuggirà, certo che peccato che non ci sia Pete! Arrivo e parcheggio in seconda fila, proprio dietro a quello che ha tutta l’aria di essere il tipico mini-bus che porterà la band in albergo. Non sono solo, ci sono anche due ragazze, una bionda e una mora, ad occhio e croce si trovano lì per il mio stesso motivo quindi escluderei che siano veline, vado a presentarmi, la mora si chiama Rox, la bionda invece dice di chiamarsi Penny. Dopo aver chiacchierato un po’ rimango sorpreso di quanto il mio modo di vivere e seguire il rock’n’roll sia simile a quello di Penny, senza contare che entrambi vorremmo diventare dei grandi giornalisti musicali seguendo il mito del film Almost Famous.
Tra una chiacchiera e l’altra cerco di fare un po’ lo splendido tirando fuori altri aneddoti su qualche mio incontro eccellente, dagli Ac/Dc ai Deep Purple per citare qualche leggenda, fino ai più moderni Muse e Strokes. Inizia ad avvertirsi movimento nei pressi dell’uscita, chi sarà?! Esce fuori un signore di una cinquantina d’anni, stivaletto lucido a punta, gilet di pelle e cappello trilby... è sicuramente uno della band ed è lui ad avvicinarsi, io rompo il ghiaccio con un apprezzamento sugli stivaletti e poi ci presentiamo tutti. Si chiama Frank Simes ed è l’altro chitarrista insieme a Simon Townshend, il fratello di Pete. Dice che lo show è andato bene, sembra un tipo molto alla mano e socievole, tuttavia finita la sigaretta ci saluta e torna dentro. Il concerto evidentemente è finito ed infatti iniziamo a scorgere “la concorrenza”... tanti altri fan coi nostri stessi intenti, quello di una foto ed un autografo magari su un vinile originale dell’epoca come me! Inizia un certo viavai dalla porta di uscita del retro, ma quando vedo il viso conosciuto di un mio amico roadie vado a cercare di ottenere qualche info utile. Apprendiamo quindi che Roger è un tipo che sta molto sulle sue e che al 99% non uscirà a piedi dall’Auditorium, bensì già a bordo di un’automobile. A questo punto la cosa da fare è una e l’avevo anche già messa in preventivo dal momento in cui avevo parcheggiato in seconda fila... seguire quell’auto! Penny però ha un’idea migliore, seguire il pulmino della band, tanto l’uscita del backstage ormai è solo uno specchietto per le allodole dove sta accorrendo troppa gente, invece se seguiamo la band sapremo qual è l’hotel e dopo arriverà anche Roger! Detto fatto, siamo tutti insieme nella mia macchina, siamo tutti eccitatissimi e dopo una ventina di minuti ci troviamo di fronte ad uno dei tanti alberghi di lusso nell’area di Via Veneto, parcheggiamo, io prendo i miei vinili e ci muoviamo verso l’ingresso. Frank ci riconosce e ci saluta.
Gli diamo anche una mano con le chitarre e nel frattempo ci presenta il tastierista della band, Loren Gold. Ci invitano ad entrare, mi sento “il quinto incomodo” ma anziché portarsi le ragazze nelle camere d’hotel ci portano solo gli strumenti e prima di sparire nell’ascensore ci dicono di aspettarli nella hall così poi potremo andare insieme a bere! Ci sono altri miei due amici a caccia di un “meet & greet” improvvisato sotto all’hotel e lì la strada diventa un bivio, rimanere con loro ed incontrare Roger Daltrey al 100% oppure seguire Penny e Rox insieme a Frank e Loren? Seguo l’istinto e scelgo la seconda, di incontri ne ho fatti tanti, però andare oltre, bere insieme a loro, anche se non sono le superstar mi sembra più intrigante... così ci posizioniamo nell’unico bar aperto di via Veneto e tra le “non-rockstar” del tavolo inizia a serpeggiare il timore che dovremo lasciargli un rene per il conto, ma non fa niente, come dice una nota pubblicità di carte di credito (ad avercele) certe cose non hanno prezzo... quindi chiedo un bicchiere di vino rosso, idem Penny. Loren dice di essersi dimenticato il portafogli in hotel, va a prenderlo e torna insieme a Roger Daltrey... panico! Mi presento, così fanno anche le ragazze... se non fosse che il vino e l’emozione iniziano già a darmi alla testa giurerei che anche i miei vinili stiano tremando, così come Penny, seduta di fronte a me, con la quale mi scambio un’infinita quantità di sguardi cercando di rassicurarci a vicenda... ce l’abbiamo fatta... lui è qui e sta sedendosi, con un calice di rosso a bere insieme a noi! Rox mi chiede se voglio scambiarmi di posto con lei per stare più vicino a Roger, ma declino l’offerta, sto benissimo dove mi trovo, avere Penny davanti è come vedere le mie emozioni riflesse in uno specchio, siamo seduti allo stesso tavolo con il cantante degli Who... gli Who cazzo! Voglio rompere il ghiaccio, lo devo fare, mica posso stare così, chiedo a Roger quand’è stata l’ultima volta a Roma, risponde che risaliva alla seconda metà degli anni 60, allora gli dico che mio padre era stato a vederlo al PalaEur, lui ridacchia e fa una battuta “Bene! Spero abbia pagato il biglietto!” quindi la sua attenzione si sposta proprio sui suoi vinili, in particolare su quello di Pinball Wizard ed iniziano gli aneddoti, come quello di quando lo stesso Roger per uno scatto d’ira dovuto ad una scelta stilistica (l’introduzione degli archi nel pezzo Had Enough) diede un pugno in faccia al suo produttore Glyn Johns... vai a capire. Un bel pugno in faccia sarebbe stato fantastico anche vederlo dato ai personaggi che, dopo un’oretta che eravamo seduti a bere, sono venuti a distruggere l’idillio.
Sono il noto giornalista musicale R.R., armato di videocamera, insieme ad un altro tizio, vecchio e unto, che si presenta con il nome di Re dei paparazzi. “Re dei cacacazzi – penso – sarebbe più appropriato...” visto che, senza il minimo ritegno fanno mettere in fuga Roger, evidentemente seccato da questo blitz. Prima che si metta a correre verso l’hotel firma autografi a tutti, purtroppo senza la dedica perché non c’è abbastanza tempo. Peccato perché avevo avuto un’idea abbastanza geniale, ovvero di farmi scrivere “Nick can you hear me?” citando il refrain che ricorre durante Tommy. Fuggito Roger non riesco a trattenermi dall’esprimere il mio disappunto nei confronti dei due sgraditi guastafeste, mi limito a dire fin troppo educatamente a R.R. che sono stati a dir poco invadenti, lui ha qualcosa da ridire, ma mi volto incurante. E’ stato impossibile però non curarsi di un altro commento giunto al mio orecchio, quello di una tizia, vincitrice di non so che edizione passata di quel reality show ingloriosamente ed impunemente ispirato a 1984 di Orwell. Materializzatasi dal nulla inizia ad esporre una tesi ridicola sul fatto che i “v.i.p.” dovrebbero accettare di buon grado il fatto che qualsiasi imbecille possa sentirsi libero di andare ad importunarli, semplicemente perché se si è famosi dovrebbe far parte delle regole del gioco... “Sennò se non vuoi che te fotografano non ce esci de casa...” dice. Ok, penso che se si ferma qui faccio solo finta di non aver sentito, figuriamoci se mi metto a discutere con questa troglodita, poi però quando aggiunge “anche a me me vengono sempre a paparazzà, però io non me lamento...” non riesco a trattenermi dall’irrefrenabile gusto di sbatterle in faccia la realtà “Sì ci credo che non ti lamenti... perché te non sei nessuno e ti serve... a lui no!”. Apriti cielo, inizia a blaterare un sacco di cose, ma ormai ho chiuso le comunicazioni da quel lato, penso solo che se mai riuscirò a diventare un giornalista musicale, di qui a qualche anno, spero di non dovermi mai ridurre così.
Rimaniamo a berci i nostri drink con Frank e Loren, così iniziano a venire fuori aneddoti e notizie interessanti. Io chiedo come sta Pete Townshend, un quesito che da fan degli Who mi logora. Mi viene data la più bella delle notizie, sta bene ed è in progetto un nuovo tour che coinvolgerà anche lui, ma che sarà invece incentrato su Quadrophenia! Ci scappa anche l’indiscrezione che in pochissimi credo sappiano, ovvero che sussiste una discussione tra Mr Daltrey e Mr Townshend riguardo alla rappresentazione di quest’altra opera. In sostanza Pete vuole avere sul palco molti altri strumentisti per far rendere al massimo le parti orchestrali, mentre Roger vorrebbe la formazione base. Il motivo è presto detto, Pete detiene le royalties di tutti i diritti d’autore dei pezzi degli Who, in poche parole ogni giorno guadagna montagne di soldi senza nemmeno alzare un dito solo perché queste passano su radio o tv. Roger no, quindi vorrebbe evitare che il tour sia troppo oneroso ed ottimizzare meglio i guadagni.
Si fa una certa ora e decidiamo di tornare chi in hotel chi a casa propria, prima però ci scambiamo i contatti ed una promessa con Frank: domani lo porteremo a mangiare da vero romano e poi in giro per Roma a fare il turista... la cosa inizia a prendere le fattezze di un sogno ad occhi aperti.
(Nella foto: Simon Townshend, Nicholas Matteucci e Frank Simes)
(CONTINUA CON L'EPISODIO 2)
Articolo del
27/03/2012 -
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