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Un concerto di Ginevra Di Marco è divenuto ormai un appuntamento fisso. E’ come ritrovarsi tra amici anche se non ci si conosce affatto. Nell’intima atmosfera del piccolo locale The Place, la cantante toscana è accompagnata, come di consueto, dall’orchestra da camera Stazioni Lunari che vede alla regia l’ex CSI Francesco Magnelli alle tastiere ed il virtuoso Andrea Salvadori alla chitarra ed al tzouras. L’occasione è quella di presentare il suo ultimo lavoro Canti, richiami d’amore, un disco che prosegue il bellissimo percorso intrapreso con Stazioni Lunari nel 2006: un punto d’incontro tra la canzone d’autore e la riscoperta di brani della secolare tradizione popolare italiana.
Ad aprire la serata sono stati i versi ironici del promettente cantautore Andrea Grossi che ci ha ricordato, qualora non ce ne fossimo resi conto, di un futuro dal sapore di precariato all’ombra del traffico di Roma. Ginevra e la sua band salgono sul palco alle 23 circa, dopo una breve introduzione di un presentatore di belle speranze che, per la verità, sembrava uscito da un cast di Maria De Filippi. Lo spettacolo è stato diviso in due parti: la prima parte è stata interamente dedicata alla presentazione del nuovo CD, un’opera dagli arrangiamenti volutamente scarni e minimali per donare solennità ed intimità ai testi ed alla voce di Ginevra Di Marco, a mio avviso una tra le più belle del panorama musicale italiano. Lei è seduta immobile su uno sgabello con il pubblico in religioso silenzio ad ascoltare, ed inizia il concerto con dei capolavori quali La sposa di Giuni Russo, Brace dei C.S.I, Sidun di Fabrizio De Andrè, L’ombra della luce di Franco Battiato, intervallati da classici della tradizione popolare quali Storia del 107 e Tumbalalaika (quest’ultimo un tradizionale yiddish).
La seconda parte del concerto ha visto Ginevra interpretare i brani che l’hanno resa nota in questi anni. L’atmosfera si fa decisamente più divertente e Magnelli non vede l’ora di “buttarla in caciara”: scherza e gioca con il pubblico che è tutto intento a calarsi del ruolo attivo di quarto membro effettivo della band battendo ritmicamente le mani cantando a gran voce tutti i ritornelli dei brani. Le canzoni sono piccole grandi gemme dense di significati, valori e storia volte alla ricerca delle tematiche più importanti quali la difesa dei più deboli, l’amore e la felicità. Si parte da Amandoti (un classico dei CCCP Fedeli Alla Linea) per proseguire con la spensieratezza de Le figliole, un brano tradizionale del Cilento. Gracias a la vida è un meraviglioso inno alla vita scritto dalla cilena Violeta Parra, mentre Il crack delle banche è un pezzo di fine Ottocento sullo scandalo della Banca di Roma. Un’amara similitudine dell’attuale situazione politica italiana tanto da sembrare, piuttosto, l’inno del “Cerchio Magico” (“noi siam tre, celebri ladron, che per aver rubato c’han fatto senatour...”). La Malcontenta ci parla della disagiata condizione della donna mentre La Leggera è un canto tradizionale toscano sulla povertà che avanza (“non ti lascià patì, se il debito non fai, ti toccherà morir”).
Il finale è caratterizzato da tre brani che racchiudono in se l’essenza della serata: La Malarazza, un pezzo tradizionale siciliano, è una esortazione a far valere i propri diritti per cercare di cambiare lo stato delle cose ("tu ti lamenti, ma che ti lamenti? pigghia nu bastuni e tira fora li denti!"); Il Grillo e la Formica, filastrocca in musica con un finale tragicomico, è la ninnananna che Dario Argento avrebbe voluto cantare a sua figlia Asia (“Eccoli in chiesa, si sta ad aspettar l’anello, il grillo casca, gli si spaccò il cervello, lariciuffa larillallero lariciuffa larillallà...”). Ormai siamo alle battute finali e quella splendida voce che ci aveva condotto in viaggio per circa due ore si faceva adesso più pacata per introdurci Montesole, un brano senza tempo che vede Ginevra declamare all’infinito i versi finali, come fosse un mantra, ("L’amore non lo canto, è un canto di per se, più lo si invoca, meno ce n’è").
Come direbbe Lou Reed, è stata una giornata perfetta, ritual del dopo-concerto incluso. Una chiaccheratina con la band, una Salve Regina, ed in santa pace ce ne andammo a letto...
SETLIST:
La Sposa Storia del 107 Sidun Brace Tumbalalaika L’ombra della luce Nuena Nuena Ederlezi Amandoti Filangeri Il canto dei Sanfedisti Fel Shara Les Tziganes Le Figliole Gracias a la vida La Leggera Il crack delle banche Lamento La Malcontenta
Bis:
Malarazza Il Grillo e la Formica Montesole
Articolo del
11/04/2012 -
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