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Per la prima volta in Italia, originari dal lontano Texas, si esibiscono questa sera in concerto dal vivo gli Shearwater, la band nata anni fa da un’idea di Jonathan Meiburg come side project degli Okkervil River e che adesso è diventata la sua creatura principale, il gruppo dove confluiscono tutte le nuove idee musicali di Mr. Meiburg, bravissimo sia come songwriter che in qualità di vocalist, capace di passare da armonie acustiche pregevoli e delicate a soluzioni più estreme, più aggressive, che rasentano a volte un punk rock primordiale.
Una sorpresa piacevole, ma che non arriva del tutto inaspettata, a giudicare dal numero di persone che si radunano al Circolo per l’occasione. Dopo un paio di brani come Snow Leopard e Castaways tratti dai precedenti dischi, gli Shearwater introducono le nuove canzoni, quelle contenute su Animal Joy, il nuovo album, uscito appena un paio di mesi fa per la Sub Pop. Il ritmo diventa più incalzante, trovano ampio spazio le percussioni che si mescolano alla voce tonante di Jonathan Meiburg, che rivela un talento e una capacità di tenere la scena davvero impressionanti. Brani come Animal Life, You As You Were, Insolence e Immaculate mettono in luce quella che è la nuova direzione musicale degli Shearwater: un approccio decisamente più rock oriented, senza però accantonare del tutto la tradizione folk e le linee melodiche degli esordi. Non mancano infatti citazioni dal recente passato del gruppo come la bellissima Rooks, una delicata folk ballad dai morbidi contorni psichedelici, o anche l’altrettanto valida Leviathan Bound. Tema centrale di quasi tutte le composizioni degli Shearwater è il rapporto fra l’Uomo e la Natura, fra noi “esseri civilizzati” e il mondo animale, dal quale abbiamo ancora tanto da imparare. Forse risiede proprio nella “animal joy” del titolo del nuovo disco, la chiave di lettura della nuova impostazione della band di Jonathan Meiburg, un giovane artista molto preparato e sensibile, che trova ispirazione sia dalle luci di un tramonto che da un momento di caccia di un predatore selvatico. Le stesse unghie affilate delle zampe di animale ritratte sulla copertina del disco, lo stesso istinto, la stessa voglia di quel ghepardo che compare sulle foto interne, ma anche la stessa grazia e delicatezza delle figure stilizzate che sono state disegnate per il libretto del CD.
Jonathan si emoziona nel ricordare la prima volta che era venuto a Roma, le sue passeggiate al Foro come semplice turista, quando neanche lontanamente pensava che sarebbe tornato qui in tour con la sua band e con una fama crescente, tutta meritata. Gli Shearwater instaurano un bel rapporto con il pubblico, sono contenti del feedback che c’è in sala, suonerebbero per tanto altro tempo ancora, ma non è possibile. Tornano sul palco per altri quattro pezzi tratti dai dischi più vecchi (vi consigliamo Rook, è immancabile) e ci lasciano con una sensazione di pienezza, che si mescola con la bontà del suono e l’immagine sobria dei musicisti, un gruppo assolutamente da seguire. Tornando a casa ripensavo a quanti si sono dannati per un biglietto per lo Stadio Olimpico in occasione dell’ultimo concerto degli U2. Fatica sprecata, affabulazione mediatica, perché il vero futuro del Rock, credetemi, ha un solo nome: Shearwater!
SETLIST:
Snow Leopard Castaways Animal Life Dread Sovereign You As You Were Insolence Rooks Immaculate Pushing The River Open Your Houses Leviathan Bound Run The Banner Down Yearlings Star Of The Age
Encore:
Hail Mary (solo) Landscape At Speed White Waves These Days
(La foto di Jonathan Meiburg in concerto a Roma è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
12/04/2012 -
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