|
Se ci fossimo lasciati ingannare dalla foto di copertina di Apokalypsis, il suo ultimo album, avremmo pensato a Chelsea Wolfe come epigono della scena gothic wave degli anni Ottanta. Invece le cose stanno in maniera un po’ diversa e ce ne accorgiamo questa sera, quando Chelsea si esibisce dal vivo con la sua band all’Init Club. L’immagine gotica è solo una parte, forse quella più adatta ad essere diffusa, della giovane artista americana originaria di Sacramento, California e che adesso vive poco fuori Los Angeles. C’è qualcosa di più nella sua musica, nella sua figura e nel suo canto, che passa da momenti di avanguardia artistica estrema a un folk blues straniato, fortemente elettrico. Non mancano elementi tipici del doom metal e, in certe occasioni, quando è lei stessa ad imbracciare la chitarra elettrica, il fragore delle distorsioni metalliche è a dir poco assordante.
Altissima, magra, lunghi capelli neri sulle spalle si rivolge al pubblico con malcelata timidezza, che però di lì a poco scompare quando cominciamo a sentire le note dei suoi brani: Mer, Moses, inserita dal regista Richard Phillips come colonna sonora di un corto con l’ex porno-star Sasha Grey, e Friedrichshain ci dimostrano tutta l’energia di cui questa donna è capace. Certo, non mancano le citazioni e i riferimenti, su tutto Sonic Youth e P.J. Harvey, ma anche le recenti cose di Zola Jesus. Fin qui Chelsea Wolfe ha pubblicato due album: The Grime And The Glow nel 2010 e Apokalypsis, che è uscito verso la fine dello scorso anno. La figura femminile di Chelsea possiede nei lineamenti qualcosa di antico, la drammaticità del suo canto ricorda a volte le tragedie greche, e non è certo un caso se il nome Apokalypsis è scritto in greco sulla copertina del cd. Il significato originario della parola Apocalisse è “togliere il velo” e sembra proprio che la sua musica così viscerale e potente sia indirizzata a cercare una verità per troppo tempo nascosta dietro le finzioni delle regole e dei comportamenti umani . Primal/ Carnal, Demons, The Wasteland e la trascinante Pale On Pale, dotata di un substrato black metal che incute timore, sono fra i momenti più significativi di un concerto intenso, ma non troppo lungo in verità.
Richiamata a gran voce sul palco dal numeroso pubblico presente in sala, Chelsea Wolfe ritorna ed esegue quello che secondo me è il suo vero piccolo capolavoro: Tracks (Tall Bodies), una ballata dagli evidenti echi doom metal, con una sezione vocale profonda e angosciante, ma carica di atmosfera. Sempre in bilico fra lo-fi ballads, doom metal, gothic wave e avanguardia, Chelsea Wolfe è comunque un’artista in crescita che è perfettamente in grado di trovare una sua strada, quella dimensione più autentica che possa non confonderla fra le mille proposte che si ascoltano in giro.
Articolo del
23/04/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|