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Avevamo visto recentemente Jessie Evans dal vivo con le Sister Assassin, un dark trio messo su insieme a Lydia Lunch e a Beatrice Antolini. La ritroviamo qui questa sera in una dimensione solista e abbiamo finalmente l’occasione di saperne di più di questa talentuosa sassofonista americana di San Francisco ma che - da qualche tempo ormai - si è trasferita in Europa, a Berlino. Jessie è appena tornata da un tour in Brasile, Argentina e Uruguay dove ha avuto modo di mettere a confronto le sue radici, alimentate dal free jazz di John Coltrane e dal rock d’avanguardia degli Stooges, con la musica locale. Infatti, dopo aver lavorato negli anni precedenti, con Subtonix, Glass Candy, con Bettina Kostner delle Malaria e con The Vanishing, la Evans è intenzionata a creare qualcosa di ulteriormente diverso, mettendo insieme la musica sudamericana, l’afro-beat e un electro-clash indemoniato, stretto parente del punk rock. Al suo fianco, come sempre, in questa sua nuova avventura il batterista Toby Damit, già con i Residents, gli Swans e una versione della Iggy Pop Band. Con lui ha registrato Is It Fire? il suo primo lavoro solista in assoluto, il disco che presenta in concerto, insieme a quattro brani dell’album nuovo che è di prossima uscita, sempre per la Fantomette Records. Hanno collaborato al nuovo disco una vecchia gloria dell’acid rock e del free jazz come Steve Mackay, il sassofonista degli Stooges, Warrior Queen dalla Giamaica, i Sonido Desconocido dal Messico e Jimi Tenor. Il disco è stato registrato fra Berlino, Los Angeles e il Messico, con la supervisione di Pepe Mogt dei Nortec Collective.
L’impatto live dei nuovi e dei vecchi brani è semplice fantastico: vestita di piume multicolori, versione femminile volutamente sgangherata e sexy dell’Uccello del Paradiso, Jessie Evans non si lascia deprimere dalla mancanza di un folto pubblico in sala: non arriviamo a cento nel giorno del Natale di Roma e del compleanno dell’Iguana (concerto migliore non poteva essere scelto). Le note ficcanti del suo sax si innestano a perfezione sul drumming feroce e ossessivo di Damit e brani come Blood And Silver, Golden Snake, di Is It Fire? e di Don’t Be Bot, uno dei brani di prossima uscita, fanno subito breccia fra il pubblico. Jessie Evans presta la sua voce, o meglio, le sue grida, alle singoli composizioni, ma è la parte strumentale che prevale e che attanaglia all’ascolto. È un crescendo folle di suoni straniati, che vanno dal cabaret berlinese al jazz, dalla no wave ai ritmi tropicali, con un substrato dance che mescola il divertimento ad una istintualità primitiva e ribelle.
Il richiamo di Jessie è sensuale e dissacrante, non ci sono esclusi, in pochi minuti siamo tutti coinvolti. Scende dal palco, suona e balla con noi, presta il suo microfono a quanti vogliono cantare con lei. E’ un sabba infernale che - al momento dell’esecuzione di Let Me On - vede oltre la metà del pubblico dimenarsi convulsamente sul palco, azzerando la separazione fra l’artista e gli spettatori. E’ un rituale previsto anche nei concerti di Iggy & The Stooges, per questo ci sentiamo a casa. “I send my love to you / you know my love is true”, la frase ha la valenza di un mantra, ossessivo e finale, supportato da una batteria primordiale e dal sax lancinante di Jessie che si rivela davvero instancabile. E’ musica onirica, ha una dimensione cosmica, che ti permette di viaggiare, ora a Berlino, la città dark per eccellenza, ora ai tropici, al sole, sdraiati sulla spiaggia locale. “Are you with me?” grida Jessie, impossibile non rispondere positivamente alla sue invocazioni. Il coinvolgimento è totale, è una danza dissacrante che ci rende infinitamente migliori, almeno di quelli che stanno a perdere tempo con i fuochi artificiali al centro di Roma. Fuck that shit! We wanna jump, we wanna dance! Jessie tornerà presto e mi promette che porterà anche Steve Mackay in tour! Yeah!
Articolo del
27/04/2012 -
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