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Sessanta minuti e trenta di spettacolo. Tre proiezioni su muro e due televisori che filtrano a luce striata dai lati del palco le intermittenze del Gioco di Società enunciato dagli Offlaga Disco Pax. Ovvero il ritorno di quell’inguaribile fatalista di Max Collini, l’ennesima collezione di canzoni che della memoria si nutrono per arrivare a raccontare tutte le “inattualità” di una società che contemporanea o meno ha poca importanza perché alla fine torna sempre a manifestarsi con parole differenti, personaggi e luoghi simbolo, caratteri ripetuti per gioco dello spirito. Il Custode di Palazzo Masdoni, Malboro “senza erre”, Johann Van Der Valde, il concerto dei Police. Apologhi filtrati nel tempo passato, sport e politica inquadrate dal pianerottolo di una città che vive per conto suo, quasi staccata dal resto del paese, così che da questo punto di vista certe vibrazioni rimangono fortunatamente inalterate.
Giunti oramai alla loro terza pubblicazione, il live degli Offlaga viaggia verso direzioni nuove, maggiormente elettroniche rispetto ai tour che hanno caratterizzato i precedenti Socialismo tascabile e Bachelite. Laddove le parole e l’utilizzo della lirica restano invariate, sul palco la trasposizione dei pezzi in scaletta spinge parecchio sul pedale, cercando una forma di melodismo in 4/4 accompagnato dalle frequenze sminuzzate delle testiere. Il consueto leggio che siamo abituati a vedere sul palco certamente serve ancora a molto, così come anche il Toblerone o il modellino della golf che non di meno continuano a preservare l’idioma storiografico della band, ma l’attenzione è decisamente trattenuta dal sapiente utilizzo strumentale che Daniele Carretti ed Enrico Fontanelli decidono di apportare sulla struttura canzone, indirizzandola verso una maggiore ricercatezza musicale. I gioiellini di punta Onomastica, Lungimiranza, Robespierre, Cinnamon suonano maggiormente stranianti e riveduti. Il loro flusso giunge maggiormente distorto, sintetizzato su un basso pulsante e una batteria accelerata all’indietro sulle tracce di operai e pendolari middle class: una risoluzione punk proposta in forme più compresse, ballabili, dure e dirette come una sorta di rito di passaggio verso la vita adulta che accompagna in maniera più lucida il terzo lavoro sull’Emilia Rossa. Casse ritmiche e lunghi monologhi percorribili in era di accorgimenti digitali: Parlo da solo ripesca le “defonseca” dal primo tempo di Collini, Sequoia l’infanzia trascorsa nella modesta casa colonica dei nonni, in quel cortile a pochi passi dalla vecchia Villa Rossi “dove nel ’44 stava il comando di quelli che torturavano i ribelli venuti giù dalle montagne”. Percussioni elettroniche quasi techno-pop su Respinti all’uscio, Piccola storia Ultras e Tulipani, pezzi che sono già tenuti a mente dal pubblico in sala. A muoversi su un ritmo più subdolo e inquieto a conclusione del live è A pagare e morire, un flashback dai colori vividi che sembra librare nell’aria quei fatti di cronaca e lucida disperazione non poi così distanti dalle nostre abitazioni.
Un live onesto, ben calibrato nelle scelte e ristrutturato quel tanto che basta a smuovere inedite sfumature sonore, soluzioni amanti dei ritmi sinceri in genere. L’ennesima dimostrazione di desistenza, militanza intellettuale e capacità musicale. Dal vivo, gli Offlaga Disco Pax continuano ad emozionare con parole verosimili e una sempre certa aderenza al reale.
SETLIST:
Palazzo Masdoni Respinti all’uscio Lungimiranza Dove ho messo la golf? Piccola storia ultras Cinnamon Parlo da solo Cioccolato I.A.C.P. Tono metallico standard Sequoia Tulipani Onomastica Robespierre
(encore) A pagare e morire
Articolo del
29/04/2012 -
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