Arbouretum Arbouretum live @ Circolo degli Artisti - Roma, 26 aprile 2012 Roma  26/04/2012 di Giuseppe Celano

Nonostante continui a vedere concerti da anni non riesco a spiegarmi come sia possibile che gli Arbouretum possano richiamare solo una settantina di persone. Sebbene il prezzo (8 euro) sia leggermente superiore a una birra media, la risposta è magra. Quando invece arriva una furbetta come Anna Calvi il sold out è annunciato ancor prima della sua discesa. Misteri della fede.

Chiusa questa inutile, quanto sterile, polemica da vecchio trombone, passiamo ai fatti.
Sono le 22.30 quando sul palco qualcosa si muove in penombra, i nostri beniamini sono pronti a sistemarsi dietro i propri strumenti. Stranamente questa sera al Circolo si sente pure abbastanza bene e lo spessore del volume è generoso. Loro sono in forma, spaziano dal passato al presente citando anche mostri sacri attraverso The Highwayman, portata al successo da Johnny Cash, ma scritta da Jimmy Webb. La loro versione è più veloce e psicotropa, avvolta da riverberi stordenti in stile Neil Young.
Soffocata la parte più prettamente folk, la band decide di spingere sul pedale della psichedelia attraverso profonde siringhe acide, iniettate con cura dentro il loro sound. La bolgia creata dalle chitarre, in continuo feedback durante gli assoli, viene riequilibrata dall’uso sapiente del basso che guida le linee melodiche. La sessione ritmica (Brian Carey) rilascia scariche di energia muscolare attraverso pattern corposi, ma senza disdegnare passaggi più rarefatti e dolci. Avvolto da una luce azzurra, che lo rende misterioso e affascinante, il leader della band David Heumann sfodera un suono poderoso, la voce acidula che presenta i brani sceglie melodie strane, mentre il basso pulsa come il ritmo vitale del mondo.

Gli Arbouretum sanno come gestire il braccio di ferro fra melodia ed esplosioni caleidoscopiche di note cangianti, adottano tecniche di chiaroscuri come sapienti pittori; giocano sottraendo gli elementi e dilatando gli spazi nel nome dei Grateful Dead.
Il resto lo lasciamo fare alla serata calda, all’alcool che stimola la nostra immaginazione supportata dall’ottimo live.